Uno dei più famosi casi di abduction avvenne nel dicembre del 1967 ad Ashland, nel Nebraska. Il protagonista della vicenda fu l’agente di polizia Herbert Schirmer. Mentre era di servizio intravide in prossimità della sua auto un UFO sollevarsi dal suolo. Sottoposto ad ipnosi regressiva raccontò di essere stato a bordo dell’aeronave aliena.
La mattina del 3 dicembre 1967 si dimostrò la più strana della vita dell’agente Herbert Schirmer, di Ashland, nel Nebraska. Il taccuino di Schirmer si arricchì quel giorno di una bizzarra annotazione: “Avvistato un disco volante alla congiunzione fra la statale numero 6 e la 63. Che ci crediate o no!“. Alle 2:30 di mattina, durante il suo consueto servizio di pattuglia, Schirmer aveva scorto una cosa che sembrava una grossa palla da calcio circondata da luci lampeggianti presso la congiunzione fra le due strade alla periferia di Ashland. Solo nella sua auto di servizio, il poliziotto rimase a guardare in silenzio mentre l’UFO si sollevava dal suolo, lasciando alle spalle una scia di fuoco rosso-arancione ed emettendo un suono acuto come quello di una sirena.
Nello stendere il suo rapporto di servizio mezz’ora più tardi, Schirmer guardò l’orologio e trasalì. Lui era certo che non erano passati più di dieci minuti dall’avvistamento dell’oggetto, ma il suo orologio segnava adesso le 3 di mattina. Come si erano volatilizzati i 20 minuti mancanti? Sottoposto a ipnosi sotto la direzione del dottor Leo Sprinkle, uno psicologo dell’Università dello Wyoming, Schirmer fu in grado di ricordare gli altri particolari del suo apparentemente banale incontro con degli UFO. L’esperienza iniziò, raccontò Schirmer, “quando l’oggetto volante sollevò su per la collina me e la mia macchina“. L’auto si fermò, a suo dire, e dal fondo dell’UFO sbucarono due umanoidi. Vestiti in uniforme, avevano fronti alte, nasi lunghi e rotondi occhi da gatto.
Uno degli alieni reggeva uno strumento simile a una scatola che faceva lampeggiare una luce verde intorno all’auto della polizia. L’altro spinse la mano attraverso il finestrino aperto e toccò il collo dell’agente, infliggendogli un dolore acuto. Poi gli chiese: “Tu sei il guardiano di questa città?“. “Si lo sono” rispose Schirmer. Con una voce profonda e imperiosa, senza muovere la bocca, simile a una fessura, il “capo” dei due ordinò: “Guardia, vieni con me…“.
All’interno del veicolo, l’umanoide mostrò a Schirmer la loro fonte di energia, un aggeggio rotante che assomigliava alla “metà di un bozzolo, tutto splendente di colori come un arcobaleno“. Egli informò il tutore dell’ordine che la nave spaziale impiegava “l’elettromagnetismo reversibile“. Gli umanoidi erano venuti sulla Terra, aggiunse Schirmer, “per rifornirsi di elettricità“.
L’abduction proseguì a un livello superiore al di sopra della sala operativa, dove Schirmer vide “ogni genere di pannelli e computer… una mappa su una parete, e… un grande schermo“. La mappa raffigurava il sole di una vicina galassia con sei pianeti che gli ruotavano intorno. “Essi ci osservano, e ci stanno osservando da parecchio tempo” assicurò Schirmer.
Poi il capo degli umanoidi gli disse nuovamente: “Guardia, vieni con me“, e l’agente fu portato fuori dall’aeronave. “Quello che hai visto e sentito lo dimenticherai“, furono le ultime parole dell’alieno. Schirmer fu alla fine interrogato dalla Commissione Condon dell’Università del Colorado, che stava conducendo un’indagine sugli abduction da parte di UFO promossa dall’aeronautica militare. I membri del progetto conclusero che “l’esperienza riferita dall’agente su un presunto incontro con un UFO non è stata fisicamente reale“. Ma Sprinkle, che sottopose a regressione ipnotica Schirmer, non si trovò d’accordo, e dichiarò: “Il poliziotto era convinto della realtà degli eventi che descrisse“.