Secondo le teorie riportate in alcuni libri del noto scrittore Louis Charpentier, è molto probabile che già a partire dalla seconda metà del XIII secolo, siano esistite diverse colonie dell’Ordine Templare in Sudamerica. Si tratta di un’ipotesi che, lungi dall’essere dimostrata, nel caso fosse corretta anticiperebbe la scoperta dell’America di più di due secoli.
Louis Charpentier, uno dei più grandi scrittori di tematiche esoteriche di tutti i tempi, ritiene che si possa stabilire uno stretto legame tra i Templari e il continente americano. Altri autori sostengono che i Templari, già a partire dal 1269, avevano rapporti commerciali con il Sudamerica, instaurando in quei luoghi delle colonie dell’Ordine Templare ben duecento anni prima della cosiddetta scoperta dell’America ad opera di Cristoforo Colombo. È possibile che la leggendaria ricchezza dei Templari provenisse addirittura dalle miniere del Sudamerica?
Charpentier ci crede assolutamente e fa notare che, mentre nell’alto medioevo le monete d’argento erano molto rare, alla fine di quest’epoca storica erano diventate il mezzo di pagamento più diffuso, il che dimostrerebbe come in questo periodo dovesse essere stata prodotta o estratta una gran quantità di argento. Charpentier si riallaccia al romanzo di uno scrittore, un certo Jean de la Varende, che in un suo libro, racconta che i Templari facevano regolarmente rotta per l’America allo scopo di sfruttare sul posto le miniere d’argento.
Secondo Jean de la Varende i Templari portavano i loro tesori dalla penisola messicana dello Yucatan al porto francese di La Rochelle, sull’Oceano Atlantico, ricovero di una parte consistente della flotta dei Templari.
Questo rapporto farebbe pensare che La Rochelle rappresentasse una delle più importanti sedi dei Templari in Occidente, nonostante fosse chiaramente inadatta per rifornire la Terrasanta, visto che da qualsiasi porto del Mediterraneo era possibile raggiungere la Palestina più rapidamente.
Ma da La Rochelle partivano a raggiera sei strade principali che conducevano in tutte le regioni della Francia, una condizione ideale per distribuire l’argento in tutte le sedi del paese, senza dare nell’occhio e quindi metterlo agevolmente in circolazione. È chiaro che i Templari avrebbero tentato di mantenere nel miglior modo possibile il segreto sulla loro ricchezza cancellando ogni traccia sulla sua origine.
I Poveri Cavalieri di Cristo avrebbero dunque annullato, in modo sistematico, ogni prova che potesse confermare l’esistenza di colonie dell’Ordine Templare in Sudamerica. Per tal motivo Charpentier non avrebbe potuto, a sua volta, trovare prove inconfutabili della sua tesi. Solo alcune stranezze gli sarebbero saltate agli occhi come, ad esempio, il comportamento degli Aztechi quando i primi conquistadores spagnoli sbarcarono nello Yucatan: non si mostrarono meravigliati per la visita di quegli uomini bianchi, barbuti, ma festeggiarono il ritorno del dio Quetzalcoatl, che secondo una leggenda locale sarebbe apparso dal mare, avrebbe posto le basi della loro cultura e sarebbe nuovamente scomparso in mare.
Questa divinità aveva, a dire il vero, sembianze umane ma veniva spesso rappresentato dagli Aztechi e dai Maya, che lo chiamavano Kukulklan, come un serpente piumato. Sia Quetzalcoatl, che Kukulklan, significano letteralmente “uccello-serpente”. L’immagine di una figura simile, con un corpo di serpente e la testa di un gallo, la si trova anche sul sigillo del Gran Maestro dei Templari in Francia!
L’iscrizione sul sigillo rappresenta per Charpentier la prova definitiva dell’esattezza della sua tesi: “Secretimi Templi” si potrebbe tradurre semplicemente come, “Segreto del Tempio“, ma anche come “Rifugio del Tempio”.
Questo sigillo potrebbe quindi indicare non solo il luogo di provenienza delle favolose ricchezze dell’Ordine, ma anche quello in cui i Fratelli, già da molto tempo, avevano costruito un rifugio dove, in caso di necessità, avrebbero potuto trovare riparo. Nel 1307 i Fratelli fuggirono forse anziché in Scozia o Portogallo, verso lo Yucatan, dove avevano già un punto d’appoggio e godevano di ottimi rapporti con gli indigeni? Questa possibilità non è però verosimile: nel sottosuolo dello Yucatan non vi è mai stato argento, gli unici giacimenti d’argento degni di nota si trovano in Messico, nei pressi dell’attuale capitale, a mille chilometri di distanza in linea d’aria.
Tuttavia se si correggono questi piccoli errori in campo minerario e si accetta che il porto si trovasse considerevolmente più a nord, all’altezza della Vera Cruz odierna, questa storia riunisce tutti gli ingredienti di un mito ben costruito: è affascinante e al contempo non completamente incredibile.
Innanzitutto è praticamente impossibile dimostrare che non risponde a verità poiché, anche se in alcun documento dei Templari si trova il benché minimo accenno all’America, è più che comprensibile che sulla fonte della ricchezza dell’Ordine sarebbe stata mantenuta la massima segretezza.
In Messico non si trovano ovviamente tracce dei Poveri Fratelli e i Conquistadores non incontrarono alcun meticcio poiché i Templari distaccati in America sarebbero stati vincolati dal loro voto di castità, per cui non avrebbero lasciato al mondo alcuna discendenza. Per lo stesso motivo nessuna colonia dei Templari poté sopravvivere in Messico per un lungo periodo. Quando i primi Spagnoli vi giunsero, l’ultimo dei Fratelli, fuggiti nel 1307, era ormai morto da oltre cento anni.