La psicofonia, o metafonia, è una branca della parapsicologia basata sulla possibilità di ricevere e registrare “voci” provenienti dal mondo ultraterreno. Nel corso degli anni lo studio di tale fenomenologia si è diffuso notevolmente consentendo il miglioramento delle tecniche di ricezione e della successiva analisi dei messaggi.
Nel 1959, il pittore, musicista e produttore cinematografico svedese, Friedrich Jurgenson, lasciò un magnetofono nel bosco vicino casa per registrare i suoni della natura e il cinguettio degli uccelli. Riascoltando il nastro ebbe la sorpresa di udire delle “voci” che verosimilmente non potevano provenire dall’ambiente esterno.
Quella semplice esperienza diede il via ad una nuova branca della parapsicologia oggi conosciuta col nome di “psicofonia” o “metafonia” (per molti semplicemente il fenomeno delle “voci dall’aldilà”). Dai suoi primordi, questo genere di ricerca ha compiuto molti passi in avanti grazie alla tenacia e alla determinazione di numerosi sperimentatori sparsi per tutto il globo che nel corso degli anni hanno affinato le tecniche di ricezione e lo studio di tale singolare fenomeno.
Dopo il dilagante interesse di massa nell’800 per i tavolini semoventi, protagonisti delle sedute spiritiche del tempo, oggi la ricerca di prove della vita oltre la morte avviene mediante l’utilizzo di un’infinita gamma di registratori, spesso con l’ausilio di sofisticate apparecchiature radio. Nonostante l’elevato numero di registrazioni esibite come testimonianza della veridicità del fenomeno, noti ed esperti parapsicologi, per di più favorevoli all’ipotesi della sopravvivenza, hanno negato la possibilità di captare in questo modo le “voci” di esseri spirituali. Allo stesso tempo, parapsicologi altrettanto esperti hanno lavorato e stanno lavorando per mettere in piedi una struttura interpretativa e tecnica che sia in grado di avallare almeno con buona probabilità la validità di questa nuova disciplina.
Affinché il fenomeno delle “voci dall’aldilà” abbia la possibilità di verificarsi, è assolutamente indispensabile che esista nell’ambiente della registrazione qualcuno dotato di una buona carica medianica, benché non è strettamente necessario che sia l’operatore stesso ad essere un medium. Il luogo dove tenere una seduta di psicofonia deve godere di una certa tranquillità. Il silenzio è una condizione primaria quando è in funzione il microfono, per ovvi motivi; ma è possibile che la registrazione delle eventuali “voci” avvenga anche senza di esso. Con tutta evidenza, questa condizione aggiunge verosimiglianza al fenomeno e riduce il rischio di essere vittime di abbagli.
Se, effettivamente, dall’altra parte del “Grande Confine” qualcuno è pronto ad intervenire, usando le facoltà conferitegli dalla sua nuova condizione di “spirito“, allora egli è anche capace di manipolare l’energia necessaria a tal fine, proiettandola sui terminali di ricezione e modulandola in maniera tale da imitare, cioè da ricostruire la propria voce così com’era quando era incarnato in un corpo fisico. Proprio per questa ragione (per quanto se ne sa) l’apparecchio di registrazione può essere di tipo semplice, comune, il che è un grande vantaggio per i profani di elettronica.
Nelle condizioni indicate (e possibilmente con un numero di presenti non eccessivo, come richiesto da tutte le manifestazioni paranormali che sono di estrema delicatezza), la registrazione può essere o meno preceduta da domande rivolte al presunto invisibile ospite. La durata di una sessione di psicofonia può essere variabile, ma per ragioni pratiche che coinvolgono il successivo attentissimo riascolto, essa non dovrebbe superare i 5 – 10 minuti. Le prime volte non è affatto facile riuscire a percepire qualcosa, anche nel caso vi sia stata una registrazione utile, autentica. L’udito si deve affinare, esercitare. È necessario riascoltare più e più volte la registrazione con estrema attenzione.
Il contatto, se avviene, può essere molto variabile, sia come chiarezza espressiva, sia come durata. In molti casi sono state captate soltanto poche parole, o una sola parola, magari un nome, il che è già tanto per chi è alla ricerca di una conferma della vita nell’aldilà. Negli esperimenti autogestiti di psicofonia la pazienza si impone, essa è uno dei fattori base. Esistono casi in cui il contatto, con pochissime parole scambiate, è avvenuto dopo mesi di inutili tentativi.