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I pionieri della registrazione delle voci dall’aldilà
26 Set 2012

I pionieri della registrazione delle voci dall’aldilà

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Numerosi scienziati e ricercatori del paranormale hanno dedicato tempo ed energia nel tentativo di provare l’esistenza degli spiriti. Lo stesso Thomas Edison progettò un apparato per consentire agli spiriti di comunicare coi vivi. Le sue idee vennero riprese in seguito da Friedrich Jurgenson che dedicò buona parte della sua vita alla registrazione delle voci dall’aldilà.

Friedrich Jurgenson - Voci dall'Aldilà

Friedrich Jurgenson

Al tentativo di provare l’esistenza degli spiriti hanno dedicato tempo ed energia un gran numero di scienziati e ricercatori nel campo del paranormale. Spesso il loro lavoro si è svolto nell’ombra e lontano dai clamori della pubblica opinione. Ma quando questa ricerca attirò l’attenzione di uno scienziato geniale come Thomas A. Edison, le cui scoperte comprendevano l’introduzione della luce elettrica e l’invenzione del fonografo, il mondo intero si mise all’erta in attesa della rivelazione.

Pare che Edison avesse cominciato a lavorare ad un’apparecchiatura che sperava potesse essere usata dagli spiriti per comunicare coi vivi. Non che Edison ammettesse di credere negli spiriti. Come confidò ad un giornalista nel 1920, intendeva semplicemente costruire un dispositivo che avrebbe offerto agli spiriti, se esistevano, “l’opportunità di esprimersi in maniera più comprensibile che non facendo ballare tavoli, battendo colpi, componendo le lettere dell’alfabeto o facendosi interpretare dai medium; in modo da evitare cioè i rozzi metodi fino ad ora ritenuti gli unici mezzi di comunicazione possibili“.

Secondo Edison, il dispositivo sarebbe stato così sensibile da amplificare molte volte il benché minimo impulso intercettato, e avrebbe avuto per i ricercatori del paranormale lo stesso valore fondamentale che il microscopio aveva per gli scienziati.

Nessuno sa se quella dell’anziano Edison fosse da considerarsi una mania senile, come molti scettici certamente insinuarono, o se realmente vi fossero nel suo nuovo lavoro le potenzialità per conferire alla ricerca psichica un posto nella comunità scientifica. Sta di fatto che il suo strumento per contattare i fantasmi rimase nel cassetto; non si sa se Edison ne avesse constatato l’inefficacia o se non avesse ancora finito di perfezionarlo quando fu colto dalla morte nel 1931.

La sua teoria comunque fu raccolta, alcuni dicono provata, nel 1959 per puro caso da un pittore, musicista e produttore cinematografico di origine sovietica di nome Friedrich Jurgenson che di fatto diede vita ad una branca della moderna parapsicologia conosciuta col nome dipsicofonia. Jurgenson, che viveva in una villa nei pressi di Stoccolma, si era inoltrato nella campagna per catturare il canto dei fringuelli col suo registratore a batterie. Quando risentì il nastro, tuttavia, egli vi udì, inframmezzati ai cinguettii, altri suoni che sembravano voci umane che parlavano in svedese e norvegese.

Pur avendo notato che le voci sembravano discutere del canto degli uccelli, Jurgenson credette a tutta prima di aver intercettato una trasmissione radiofonica. Ma le registrazioni successive contenevano suoni che egli interpretò come messaggi provenienti da parenti ed amici defunti. Queste presunte comunicazioni, disse Jurgenson, erano date in un linguaggio rapido, e con una particolare tonalità, non familiare all’orecchio umano.

Jurgenson ripeté più volte l’esperimento negli anni successivi, registrando suoni sia al chiuso che all’aperto. Nel 1964 pubblicò le sue scoperte in “Voices from the Universe“. Tra coloro che rimasero affascinati dalla sua storia ci fu il lettone K. Raudive, parapsicologo ed ex docente di psicologia da tempo trasferitosi in Svezia. Raudive chiese a Jurgenson se poteva far sentire alcuni nastri a lui e ad alcuni suoi colleghi.

Jurgenson aderì prontamente alla richiesta, e registrò persino un nastro in loro presenza, interpretando per gli ospiti ammirati il contenuto delle voci. Raudive abbracciò immediatamente la scoperta di Jurgenson, considerandola come un’opportunità di provare, col metodo empirico scientifico, che una qualche forma di vita esisteva anche dopo la morte.

I due uomini collaborarono alla ricerca delle cosiddette voci elettroniche fino al 1969, quando alcune divergenze li indussero a seguire ognuno la propria strada. Raudive continuò ad investigare il fenomeno, usando un comunissimo registratore a nastro con il quale accumulò più di 100.000 registrazioni. A volte collegava lo strumento ad una radio, pensando di intercettare delle voci dall’aldilà nel rumore di fondo. Raudive sosteneva di riconoscerne molte e pare che alcune abbiano persino declinato la propria identità.

Tra gli spiriti con cui dichiarava di essere in contatto c’erano quelli di Adolf Hitler, Carl Jung e Goethe. Un esauriente resoconto del lavoro di Raudive, arricchito da un piccolo nastro registrato, contenente campioni delle ipotetiche voci, fu pubblicato nel 1968. Poco tempo dopo Raudive sostenne di aver ricevuto la visita di alcuni ingegneri della National Aeronautics Space Administration (NASA).

Essi rifiutarono di spiegare i motivi per cui erano interessati al suo progetto, ma, riferì Raudive, esaminarono i suoi esperimenti e fecero delle “domande insolitamente pertinenti“. Il libro risvegliò l’interesse di molti scettici verso quelle che divennero le “voci di Raudive“. Alcuni liquidarono il fenomeno delle voci dall’aldilà come un’interpretazione fantasiosa del brusio della radio o del fruscio del registratore, mentre altri sostennero che Raudive aveva scambiato frammenti di trasmissioni radiofoniche in lingua straniera per mormorii di fantasmi. Raudive continuò la sua ricerca sulle voci dall’aldilà fino alla morte, sopraggiunta nel 1974.

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