L’esperienza vissuta da Ann, una giovane ragazza di appena 22 anni, è un tipico esempio di NDE (Near Death Experience) ovvero un caso di esperienza di pre-morte. Subito dopo aver dato alla luce sua figlia, Ann si sentì attrarre verso l’alto da una forza sconosciuta verso una luce dallo splendore ineguagliabile. Fu allora che un’entità gli anticipò il destino della figlia appena nata.
Nel 1954 una ragazza di 22 anni si trovò in pericolo di vita subito dopo aver dato alla luce sua figlia, a causa di un’emorragia complicata da difficoltà respiratorie. Ad un tratto Ann si sentì attirare verso l’alto da una forza molto potente: prima uscii dalla stanza, poi mi mosse a gran velocità verso una splendida luce.
“Non avevo più dolori” raccontò “all’improvviso mi fermai, con l’impressione di galleggiare. Avevo sensazioni di una bellezza indescrivibile e tutto era assolutamente meraviglioso là dove mi trovavo. Non mi importava dove fossi, sapevo solo che volevo restarci per sempre. Ero sola, ma non ne soffrivo. Sapevo di dover aspettare l’arrivo di qualcuno. E sapevo che, da distanze inimmaginabili, qualcuno si stava avvicinando per raggiungermi. Mi trovavo in un mondo sconfinato, fatto di nulla, dove soltanto io sembravo esistere. La luce verso la quale prima mi ero mossa, adesso mi aveva circondata e da sfavillante si era fatta più dolce e soffusa. Mi sentivo incredibilmente bene. Ora sentivo più vicina la presenza di colui che stavo aspettando, il quale, ne avevo la certezza, sarebbe arrivato dalla mia destra, dopo aver superato i confini del mondo (o dello stato di coscienza) in cui mi trovavo.
In pochi secondi lui fu con me e mi prese la mano. Allora sentii che era il mio migliore amico e che rappresentavo per lui qualcosa di molto speciale. Il brivido che mi percorse quando le nostre mani si toccarono, non è paragonabile a niente di ciò che avevo sperimentato sulla terra. Ci capimmo all’istante, ci sentimmo senza bisogno di vederci. Mi comunicò col pensiero che era venuto per la mia creatura e la cosa mi riempì di gioia. Ero fiera di sapere che uno dei miei bambini sarebbe andato con lui! Non mi sarebbe mai venuto in mente di rifiutare di affidargliela.
Proprio allora mi accorsi di non avere la mia bambina con me per potergliela donare. Lui mi accarezzò la mano con amore e comprensione immensi e mi assicurò che ero di nuovo madre, anche se la mia bambina era in ritardo. Gli bastò un lieve gesto per mostrarmi i medici e le infermiere che in quello stesso istante stavano deponendo la piccola su una specie di bilancia, che doveva indicare, invece del suo peso, la durata della sua vita. Il dottore pareva ottimista circa lo stato di salute della bimba, ma la presenza accanto a me scosse la testa e disse: “Gli uomini si fidano tanto delle loro macchine che non vedono la verità. La bilancia sbaglia, la bimba vivrà solo quattro giorni“.
“Dirò loro che la bilancia funziona male” risposi.
“No. Quando tornerai laggiù, non ricorderai più nulla e anche se dovessi ricordare, non ti crederanno“.
“Ma io non voglio tornare” mi opposi “Voglio restare con te!“.
“Non puoi. Io sono qui per la tua bambina. Tornerò a prenderla fra quattro giorni, ma per te non è ancora tempo. Devi tornare indietro“.
“Me ne ricorderò” imposi a me stessa. “Devo ricordarmene!“.
“A quel punto mi lasciò la mano e io sentii che mi allontanavo, scendendo in fretta e ripetendo a me stessa che dovevo conservare il ricordo di quel luogo“.
Quando Ann aprì gli occhi, l’infermiera le mostrò la bambina e nel momento in cui la vide, la ragazza scordò ogni cosa. Seppe poi di aver avuto momenti critici, ma ora tutto era di nuovo a posto. Ann sapeva di dover dire qualcosa al medico riguardo alla piccola, ma non riusciva a ricordare di che si trattasse. Il giorno dopo risultò che la neonata aveva un’emorragia cerebrale molto diffusa e quattro giorni più tardi, morì. Fu allora che Ann ricordò la propria esperienza extracorporea, cosa, che, lasciando tutti di stucco, la riempì di gioia ed emozione. Solo suo marito, che era medico e aveva sentito raccontare esperienze del genere da altri pazienti ritornati, le credette. “Non so chi fosse quell’essere” dirà in seguito Ann “ma non importa. So che esiste“. Questa certezza le ha permesso, nel corso della vita, di affrontare due altre gravi perdite di persone care. “Il mio dolore è ogni volta più blando e di minor durata. La gente pensa che sia solo un effetto dello shock. Ma non è così e sono felice di poter dire apertamente che i miei cari sono vivi, da qualche parte e mi aspettano. La nostra separazione è solo temporanea e di brevissima durata al confronto dell’eternità“.