La leggendaria casta sacerdotale dei druidi è stata circondata per secoli da un alone di magia e di suggestione, conobbe il periodo di massimo splendore negli ultimi secoli a.C. nelle isole britanniche ed in Gallia per poi scomparire lentamente in seguito all’invasione romana.
La società dei celti nell’Europa occidentale degli ultimi secoli a.C. fu dominata dalla leggendaria casta sacerdotale dei druidi, benché gran parte delle informazioni in merito ci giungano da autori greci e romani. La relazione più consistente ci viene fornita da Giulio Cesare, conquistatore della Gallia (la moderna Francia) nonché condottiero di una sfortunata invasione in Britannia nel 55 a.C. Pur occupandosi in primo luogo di questioni militari, Cesare s’interessò anche alle usanze dei galli, compresa la loro religione: “I druidi sono timorati degli dèi, attendono a sacrifici pubblici e privati e discettano di religione. Un gran numero di giovani, tenendoli in gran conto, si accalca intorno a loro per istruirsi. Si reputa che il druidismo sia originario della Britannia, da dove venne esportato nella Gallia e oggigiorno coloro che studiano la materia in gran parte effettuano viaggi in quella terra per approfondire le loro cognizioni. Si dice che imparino a memoria una gran mole di poesie e che di conseguenza alcuni di loro proseguano gli studi per vent’anni. Considerano errato affidare i loro studi alle scritture. Hanno pure vaste conoscenze riguardo alle stelle e al loro movimento, alle dimensioni del mondo e alla terra, alla filosofia naturale e ai poteri e alle sfere d’azione degli dèi immortali, di cui discutono trasmettendole ai loro giovani discepoli.“
Molte delle informazioni relative alle tradizioni dei druidi derivano dalle opere di autori classici. Da quanto riportato esistevano sia druidi di sesso maschile che di sesso femminile. Entrambi erano dediti a profetizzare il futuro in base agli esiti di sacrifici rituali di esseri umani e di animali. Lo stesso Cesare riferisce del cosiddetto “Uomo di Vimini”, ovvero un’enorme struttura dalla forma umana, realizzata per l’appunto in vimini, che veniva riempita di persone per poi appiccarle fuoco. Anche il calendario ed in generale il calcolo del tempo era sotto il controllo dei druidi e rientrava tra le loro mansioni principali.
È difficile rispondere alla domanda relativa alle effettive origini della casta sacerdotale dei druidi. Benché gli archeologi attribuiscano determinate sepolture proprio ai druidi o ritengano che taluni reperti mostrino elementi del pensiero druidico, nessuna di tali attribuzioni è molto convincente, con l’unica eccezione del “Calendario di Coligny”, nella Gallia orientale, rinvenuto per caso nel 1897. Si tratta di un enorme foglio di bronzo, delle dimensioni di un metro e mezzo per un metro, con l’incisione dei mesi lunari, dei giorni fausti e di quelli infausti. La numerazione tuttavia è latina, il che ci fa presupporre l’influenza del pensiero romano.
Il primo autore ad occuparsi dei druidi fu il geografo greco Poseidonio, vissuto intorno al 100 a.C., tuttavia la storia dei druidi scivola spesso nel regno delle illazioni come il presunto legame con Stonehenge. Anche se la loro origine risale a parecchi secoli prima di Poseidonio, rimane comunque una lacuna notevole di almeno mille anni tra la loro apparizione e l’ultima fase dell’edificazione del luogo megalitico più famoso del mondo. La mancanza di connessioni viene confermata dalla documentazione archeologica relativa all’epoca dei druidi sia a Stonehenge sia altrove in Gran Bretagna. Da Stonehenge emergono ben poche testimonianze di attività dopo la definitiva collocazione delle pietre sarsen e delle bluestones, solo alcuni frammenti sparsi di ceramica consentono di risalire all’epoca dei druidi. Di fatto i cerchi di pietra non svolgevano alcun ruolo nella religione dei druidi, incentrata sull’utilizzo di templi di pietra o di boschetti: difatti, il termine “druido” deriva probabilmente dalla parola dru, cioè “quercia”.
Che cosa avvenne dei druidi? Molti dei resoconti si chiudono con il fatidico massacro perpetrato dai romani sull’isola di Anglesey, al largo del litorale sud-occidentale del Galles. Nel 61 d.C. i romani stavano completando la conquista del Galles, allorché si spinsero fino allo stretto di Menai incontrando la resistenza di un terribile nemico. La scena venne registrata dallo storico romano Tacito: “Un’enorme massa di guerrieri in armi era attestata sulla spiaggia [di Anglesey]. Tra di loro, recando torce fiammeggianti, correvano donne vestite a lutto con i capelli scarmigliati come le Furie; e tutt’intorno stazionavano i druidi, che con le mani alzate verso il cielo lanciavano terribili maledizioni.”
Il generale romano Paolino convinse le sue truppe ad avanzare senza timore ed i soldati attraversarono lo stretto fino ad Anglesey facendo un orribile scempio dei britanni. Il druidismo venne bandito dagli imperatori romani, che, a quanto pare, avevano qualcosa da eccepire riguardo alla pratica dei sacrifici umani e all’uso strumentale della religione in funzione antiromana da parte dei nobili druidi.
La situazione era diversa in Scozia ed in Irlanda, oltre i confini dell’impero. Sia i racconti folkloristici irlandesi sia le vite dei santi irlandesi e scozzesi (e talvolta anche gallesi) accennano ai druidi, che ebbero però cattiva reputazione; il che non è sorprendente all’interno della letteratura cristiana. Ma vi sono alcune eccezioni inaspettate. Si narra che Bueno, il santo gallese del VI secolo, incontrasse alle porte del cielo San Pietro, gli apostoli e alcuni druidi. La stessa Santa Brigida, tradizionalmente ritenuta contemporanea di San Bueno, era cresciuta in una famiglia di druidi.
Con l’estinguersi della minaccia dei druidi a seguito dell’espansione del cristianesimo, questi vennero dapprima presentati come figure malefiche e poi ridicolizzati; presumibilmente nel momento in cui non rappresentavano più un ostacolo alla diffusione della Chiesa. Nel XVIII secolo la rinascita del druidismo, promossa da antiquari come William Stukeley e dai nazionalisti gallesi ansiosi di restaurare l’orgoglio nazionale, avvenne solo dopo un lungo lasso di tempo. Il londinese Morning Chronicle registrò una folkloristica assemblea di sedicenti “bardi gallesi” svoltasi il 23 settembre (equinozio d’autunno) 1793 sulla Primrose Hill: “Furono celebrate le usuali cerimonie; venne apprestato un cerchio di pietre, al centro del quale era collocata la Maen Gorsedd (la pietra-trono), o altare, sulla quale era stata posta una spada snudata; tutti i bardi si prodigarono per riporla nel fodero.“
Sfortunatamente, quella cerimonia teatrale era quasi integralmente il prodotto di una fertile immaginazione. La tradizione gallese dei bardi per quanto concerne la poesia, la canzone e l’arpa era reale e la sua moderna vitalità deve molto al revival druidico, ma non ha niente a che vedere con pietre-altare e sacrifici, spade e cerchi di pietra. I druidi dei giorni nostri rivendicano una sorta di diritto religioso ad avere accesso a Stonehenge, ma se da un lato pretendono di essere gli eredi di un’interrotta tradizione religiosa, dall’altro, molto più spesso, sono solo romantici sognatori.