Gli sciamani, intermediari tra il mondo fisico e quello ultraterreno, mediante riti e cerimonie, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, sono in grado di curare malattie, predire il futuro ed interpretare i sogni. Essi credono che l’universo sia abitato da spiriti invisibili in grado di influenzare il destino degli esseri umani.
Alla fine del 1896, nell’odierna Malaysia, W. W. Skeat fu testimone di una cerimonia straordinaria, raramente vista da un occidentale. Al capezzale di un malato di nome Brahim, la moglie dello sciamano della tribù locale, che suonava uno strumento simile a un tamburello, attaccò un canto ritmato rivolto allo spirito della tigre. Contemporaneamente, lo sciamano (chiamato in lingua indigena pawang), sparse incenso fino ad essere avvolto dal fumo, che aspirò profondamente. Improvvisamente, fu scosso da uno spasmo violento e cadde in trance. Quindi massaggiò il malato con una foglia di palma oliata, in preda a convulsioni sempre più forti che lo trasformarono, in apparenza, nello spirito della tigre evocata. “A quattro zampe, ed emettendo un rauco ringhio“, scrisse Skeat sul Journal of the Royal Asiatic Society Singapore Branch del giugno 1898, “egli cominciò a graffiare furiosamente il materasso sul quale era disteso. Poi, lentamente il pawang, impersonando lo spirito dell’animale, cominciò a leccare tutto il corpo del malato, dalla testa ai piedi, proprio come fa la tigre con il suo piccolo“. Dopo di che lo sciamano si coricò, esausto, rimanendo addormentato per un giorno intero. Dopo altri due giorni di cerimonie, Brahim si alzò dal letto, ristabilito.
Lo sciamanesimo, che affonda le radici nell’Età della pietra, oltre che in Africa, è diffuso nell’America settentrionale e meridionale, in Australia, in Giappone, in Tibet, in Indonesia e in Nepal. La parola “sciamano” deriva dal tunguso saman, che significa “colui che è eccitato, mosso o sollevato“. Tutte le culture sciamaniche condividono la credenza che l’universo sia abitato da divinità, spiriti invisibili che interagiscono con l’umanità. Mediante uno stato alterato di coscienza, un’estasi o una trance volontariamente indotta, lo sciamano entra in contatto con gli spiriti ed ha una visione in cui la sua anima sale al cielo o scende negli inferi. In quanto intermediario fra i due mondi, lo sciamano è ritenuto in grado di curare malattie, predire il futuro, controllare il tempo atmosferico e interpretare i sogni.
Lo sciamano, che può essere uomo o donna, talvolta eredita i poteri magici, ma per lo più li acquisisce attraverso visioni rivelatrici che ha in sogno, o durante una malattia grave o in un improvviso periodo di squilibrio mentale. Fra gli Aborigeni Wiradjeri del Nuovo Galles del Sud, in Australia, il dio Baiame appare in sogno a coloro che devono diventare sciamani. Baiame è un vecchio, con una lunga barba, seduto nel suo campo a gambe incrociate e con due grandi cristalli di quarzo che si estendono dalle spalle al cielo. Egli provoca una cascata sacra di quarzo liquido che si riversa sui corpi degli sciamani, coprendoli completamente. Poi le loro braccia vengono sostituite da ali ed essi imparano a volare. Baiame inserisce un pezzo di quarzo magico nelle loro fronti, che permette loro di penetrare nei segreti del misticismo. Infine, nel corpo di ogni nuovo sciamano vengono introdotti una “fiamma interiore” e un “cordone celeste”.
Alcuni sciamani diventano guaritori. Per raggiungere il mondo interiore in cui si ritiene che risiedano la salute e la malattia, lo sciamano cade in trance, utilizzando varie tecniche: suono ripetitivo di tamburi, danza, canto, digiuno, intensa concentrazione nonché assunzione di droghe. Nel 1932, l’antropologo russo A. A. Popov registrò gli stati di trance fra i Nanay, una popolazione tungusa della Siberia. Gli sciamani descrissero la loro discesa nel “mondo degli inferi“, dove incontravano animali magici che li guidavano presso una comunità di spiriti responsabili delle malattie.
Il canto è un elemento importante della cura sciamanica. Presso molte culture, il suono è il legame diretto fra gli uomini e gli dei, sotto forma sia di canto, sia di rullo di tamburo, sia di ascolto dei suoni originari della natura. Isaac Tens, un indiano della tribù dei Gitksan, all’età di 30 anni cominciò a cadere involontariamente in trance, con visioni terrificanti di spiriti di animali che lo perseguitavano. Dopo una trance, Tens disse che, tutto tremante, aveva cominciato a cantare: “Un canto usciva da me senza che io potessi fermarlo. Poco dopo mi apparvero molte cose: enormi uccelli e altri animali. Essi mi chiamavano. Queste visioni si hanno quando un uomo sta per diventare un halaait (un guaritore). Attraverso questo “viaggio” in trance, gli sciamani dicono di entrare nel regno delle anime, degli spiriti e degli dei, costituendo un ponte con la realtà umana.