La biografia di Paracelso è ricca di aneddoti riguardanti guarigioni inspiegabili. Uno dei casi che accrebbe la fama del celebre alchimista fu la guarigione di Johann Froben, noto stampatore di Basilea, avvenuta nel 1527. I metodi e le procedure utilizzate da Paracelso inducono a pensare che usasse il potere dell’effetto placebo e del pensiero positivo.
Fra coloro che per primi predicarono tecniche mediche non ortodosse ci fu l’alchimista svizzero del XVI secolo di nome Teophrast Bombast von Hohenheim, meglio noto come Paracelso. Uno dei numerosi pazienti di Paracelso fu Johann Froben, noto stampatore e studioso, amico di molti personaggi influenti del tempo, compreso il grande teologo ed umanista olandese Erasmo.
La storia racconta che nel 1527, a Basilea (Svizzera), Froben fu costretto a letto da una bruttissima infezione ad una gamba. Gli otto medici che lo avevano visitato erano stati tutti concordi nel dichiarare che per salvargli la vita bisognava amputargli l’arto. Facile immaginare quanto Froben fosse sconvolto all’idea.
Froben aveva sentito parlare di Paracelso, che all’epoca viveva a Strasburgo, e dei suoi successi nel curare i malati “dal di dentro”, senza ricorrere alla chirurgia. Decise di mandargli subito un messaggio urgente: il dottore sarebbe stato tanto gentile da recarsi da lui per curarlo?
Paracelso acconsentì immediatamente e percorse a cavallo le settanta miglia che lo dividevano da Basilea. Due giorni dopo, fu introdotto nella stanza del malato, dove trovò Froben in preda al dolore. Dopo avergli esaminato la gamba, Paracelso fece la sua diagnosi: la gamba era in grave pericolo, tuttavia, se Froben avesse collaborato totalmente, la si poteva salvare. Froben avrebbe dovuto sottoporsi ad una cura di tutta la sua persona, non soltanto dell’area infetta: soltanto un approccio terapeutico totale avrebbe funzionato. Poiché Froben gli appariva perplesso, Paracelso gli chiese: “Quanto tenete alla vostra gamba?“. “Più che al respiro stesso“, rispose Froben, dichiarandosi disposto a seguire alla lettera tutte le istruzioni che il guaritore gli avrebbe dato.
Per prima cosa Paracelso spostò il paziente dal letto morbido in cui giaceva su un materasso di paglia posato sul pavimento. Poi chiamò l’eccellente cuoca di Froben, ordinandole di eliminare dalla dieta del suo padrone vino e cibi troppo ricchi; il paziente avrebbe dovuto nutrirsi con pasti semplici e molti liquidi: spremute, tisane e brodi. Paracelso applicò inoltre dei medicamenti sulla zona infetta. Al fine di facilitare il rientro di quello che lui chiamava “arcano“, o “forza vitale“, nella gamba malata, il dottore prescrisse massaggi ed una ginnastica dolce intesa a rafforzare i muscoli. Insistette anche perché Froben venisse portato fuori e trascorresse parte della giornata all’aria aperta e al sole.
Paracelso dedicò molto tempo a curare l’atteggiamento mentale e l’umore del paziente. Ogniqualvolta Froben cominciava a dubitare, Paracelso estraeva una misteriosa polverina dall’elsa della spada, versava la “medicina” in un bicchiere d’acqua e la dava da bere a Froben. La polvere, inodore e insapore, produceva un immediato effetto placebo su Froben. Paracelso assunse anche un musicante locale perché distraesse Froben dal pensiero della malattia cantando e suonando il liuto.
Per cinque giorni non ci fu alcun miglioramento visibile. Ma il sesto giorno, la gamba di Froben iniziò ad andare decisamente meglio. Per la prima volta da settimane, egli riuscì a poggiare a terra il piede senza sentire dolore. Il tredicesimo giorno dall’inizio del trattamento poteva già passeggiare in giardino, anche se non poteva fare a meno dell’ausilio di un bastone. Non solo la gamba stava chiaramente guarendo, ma lui stesso non si era mai sentito tanto bene in vita sua.
Dietro sollecitazione di Froben ed Erasmo, Paracelso venne presto nominato medico di Basilea e docente di medicina presso l’Università della città. Ma le sue idee rivoluzionarie, e il modo deciso, a volte urtante, con cui le esprimeva, gli procurarono l’avversione della comunità locale, ed egli fu costretto a lasciare la città. Da quel momento in poi, Paracelso girò di città in città donando il suo aiuto medico a chiunque ne avesse bisogno, principe o povero che fosse. Le sue controverse terapie gli portarono molta fama e, forse, una morte prematura all’età di quarantotto anni. Morì infatti nel 1541, in circostanze misteriose. Qualcuno crede per mano di assassini assoldati da medici suoi avversari.
Molti storici della medicina attribuiscono i successi di Paracelso alla sua capacità di convincere i pazienti che era in grado di aiutarli e guarirli e dunque alla potenza dell’effetto placebo. La polvere magica che di tanto in tanto estraeva dall’elsa della sua spada, suggeriscono, probabilmente era la versione del XVI secolo delle cosiddette pillole di zucchero, ovvero sostanze farmacologicamente innocue.