Michele Scoto, mago e astrologo, operò tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. Per diversi anni visse a Palermo al servizio dell’imperatore Federico II che era solito consultarlo con regolarità. Numerose volte si rese protagonista di strabilianti quanto curiose predizioni che puntualmente si dimostrarono corrette.
Le straordinarie doti di Michele Scoto, uno fra i maggiori eruditi dell’Europa del XII secolo, gli valsero la qualifica di mago. Non si sa dove e quando sia nato, ma probabilmente visse fra il 1175 e il 1232, per lo più nell’Europa continentale. Risiedette in Spagna, a Toledo, negli anni intorno al 1210, traducendo dotti libri arabi, e in seguito fu medico, filosofo e astrologo a Palermo, al servizio di Federico II.
Benché esperto in magia, Scoto la condannò nei suoi scritti, e rivolse il suo interesse all’astrologia e alla cultura araba, contribuendo a introdurle in Occidente. La tradizione gli ha attribuito molti episodi legati alla magia. Nelle zone di confine anglo-scozzesi si dice che abbia spaccato in tre le colline di Eildon. In Inghilterra, la grande strada romana nota come Watling Street fu anche detta “strada selciata di Mitchell Scott“, perché sarebbe stata costruita in una notte da Michele e dal demonio. Egli avrebbe anche mutato per magia il corso dei fiumi.
Il cronachista inglese Matthew Paris riporta che l’imperatore Federico II (1194-1250) consultava i suoi astrologi prima di qualsiasi decisione importante. Con loro verificava se i suoi piani avrebbero avuto successo e si consigliò anche circa il periodo migliore per celebrare il suo terzo matrimonio, quello con Isabella d’Inghilterra, nel 1235. Aveva anche fatto redigere gli oroscopi dei propri figli. Una volta, Michele Scoto mise in guardia l’imperatore dal sottoporsi a un salasso quando la luna era nei Gemelli, perché sarebbe stato tagliato due volte anziché una. Per verificare la profezia, l’imperatore si fece cavare il sangue esattamente nel momento sconsigliato da Scoto. Tutto procedette senza intoppi finché il cerusico inavvertitamente fece cadere la lancetta sul piede di Federico, ferendolo seriamente.
Secondo una leggenda cumbra, Michele Scoto si sarebbe ritirato nell’abbazia di Holme Cultram, in Inghilterra. Qui gli abati avrebbero costruito, nel XVI secolo, il vicino castello di Wolsty per salvaguardare le opere segrete di Scoto. Nel 1629 venne mostrato a un visitatore un suo presunto libro appeso a un gancio di ferro nel castello: nessuno aveva più osato leggerlo.
Qualcuno disse che Scoto fosse morto in Cumbria; altri, che fosse morto all’estero per poi essere seppellito nell’abbazia di Melrose, in Scozia. Pare che avesse predetto che sarebbe morto per la caduta di un sasso, per cui indossava sempre un casco di ferro. Ma, secondo una versione della sua morte, mentre era a messa, in Italia, si scoprì il capo durante l’elevazione, e in quel momento una pietra si staccò dal soffitto, uccidendolo.