Il Purgatorio è stato introdotto nella dottrina cattolica solo nel XII secolo: esso rappresenta uno stato intermedio tra l’Inferno e il Paradiso che consente alle anime di redimersi ed espiare le proprie colpe terrene. Nell’alto Medioevo, un certo padre Walchedin, ebbe delle visioni nelle quali numerose anime del Purgatorio gli chiedevano aiuto.
Le storie di morti che appaiono ai vivi in sogno o in visioni sono presenti in svariate culture da tempo immemore. Già nell’VIII secolo a.C. Omero scriveva di spiriti di eroi guerrieri che apparivano agli amici per chiedere una degna sepoltura. Ma il concetto delle anime che ritornano in terra per riparare i torti compiuti in vita è legato alla concezione cristiana del Giudizio e della possibilità di redimersi dai peccati commessi.
Nella sua Historia ecclesiastica (compilata nell’arco degli anni che vanno dal 1123 al 1141), il monaco e storico anglo-normanno Orderico Vitale parla delle visioni di anime dannate avute nel 1091 da un certo parroco Walchedin, nelle quali avrebbe riconosciuto alcuni dei suoi parrocchiani deceduti di recente: uomini stimati in vita, che evidentemente non avevano potuto nascondere i loro peccati a Dio.
Uno di questi, Guglielmo di Glos, gli disse di aver prestato denaro a un poveraccio in cambio di un mulino come garanzia. E poiché costui non era riuscito a pagare il debito, gli aveva preso il mulino, gettando sul lastrico la famiglia dell’infelice. Relegato in Purgatorio, la sua punizione consisteva nel portare in bocca un albero di mulino ardente ed egli chiedeva a padre Walchedin di dire ai suoi familiari di restituire il mulino agli eredi del suo debitore in modo da far cessare quel terribile tormento.
A Walchedin apparve anche suo fratello Roberto, il quale gli svelò che la sua ordinazione sacerdotale e la prima messa da lui celebrata per i morti avevano rimesso i peccati del loro padre e liberato lui stesso dal portare uno scudo ardente. L’idea della riparazione per i peccati veniali portò al concetto di Purgatorio, adottato ufficialmente dalla Chiesa solo nel XII secolo. Nel Purgatorio, i peccatori pentiti potevano essere “purgati” dei loro peccati per poi ottenere la salvezza eterna.
Il tempo della loro permanenza in questo luogo poteva essere ridotto se i vivi riparavano i torti commessi dal morto quand’era in vita, se facevano celebrare messe in suffragio, se facevano penitenze in sua vece o se offrivano oboli alla Chiesa. Erano tuttavia i morti a dover visitare i vivi, mentre se questi evocavano gli spiriti commettevano peccato grave. Basti pensare che molte corporazioni di arti e mestieri medioevali avevano, nel loro statuto, il divieto di trascorrere la notte evocando gli spiriti!