Nell’antichità classica le sibille erano delle figure rispettate e tenute in grande considerazione. Spesso si trattava di vergini che profetizzavano sotto l’influsso di un’entità divina (in genere identificata con il dio Apollo). La Sibilla Cumana svolgeva la sua attività oracolare all’interno di una grotta nei pressi del Lago d’Averno vicino Napoli.
Secondo la tradizione, i cosiddetti “Libri Sibillini” giunsero a Roma nel VI secolo a.C. La Sibilla Cumana stessa li propose al re, Tarquinio Prisco, a un prezzo assai elevato. Ma il sovrano rifiutò, pensando che volesse rifilargli nove rotoli di dubbio valore che nessuno, sano di mente, avrebbe acquistato ad un prezzo simile. Udita la decisione, la Sibilla non esitò a bruciare tre dei rotoli, e offrì i restanti sei per la stessa somma chiesta per tutti e nove. Tarquinio ribatté che era pazza. La donna ne bruciò altri tre, e ripeté la stessa offerta per i restanti. Il re intuì, allora, che doveva trattarsi di qualcosa di straordinario e decise di pagare.
Nell’antichità classica, “sibilla” era un nome generico attribuito a molte profetesse. Nel caso della Sibilla Cumana, leggenda e realtà viaggiano di pari passo. In base ai racconti del tempo sembra che l’oracolo vivesse in un antro e, in stato di trance, scriveva le sue profezie su foglie che il vento disperdeva e che si dovevano poi raccogliere e cercare di interpretare. Diverse donne occuparono la grotta nel corso dei secoli ma, secondo la leggenda, si trattava sempre della stessa Sibilla.
Il poeta Ovidio racconta, nelle Metamorfosi, che Apollo, dio della divinazione, le offrì un dono a sua scelta; ella chiese di vivere tanti anni quanti erano i granelli di sabbia che teneva in mano. Purtroppo, non pretese anche l’eterna giovinezza, per cui si coprì orribilmente di rughe, tanto che il suo unico desiderio, alla fine, era quello di morire. Al di là delle leggende, i Libri Sibillini sono senza dubbio esistiti e venivano consultati solo per ordine del Senato e unicamente in casi di grave pericolo. Furono distrutti in un incendio nell’83 a.C.