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Gioacchino da Fiore e l’era dello Spirito Santo
25 Lug 2016

Gioacchino da Fiore e l’era dello Spirito Santo

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Il beato Gioacchino da Fiore profetizzò l’avvento di una nuova era nella storia dell’umanità. Le sue previsioni fissavano per l’anno 1260 l’inizio della cosiddetta età dello Spirito Santo caratterizzata da un clima di amore e di solidarietà reciproca. La sua influenza fu così profonda che Dante Alighieri lo citò nella Divina Commedia.

Gioacchino da Fiore

Gioacchino da Fiore

Gioacchino da Fiore fu un austero monaco cistercense riformatore della sua Congregazione, ispirato ai modelli degli eremi della Tebaide, da lui visitati. Visse dal 1130 al 1202, in Calabria, sua terra natale, e fu abate nel cenobio di Corazza. Scrisse libri sulla profezia della Sibilla Eritrea, sui vaticini di Merlino, commentò i profeti e l’Apocalisse, ma ciò che lo rese famoso furono i “Vaticini del Vangelo Eterno“.

Egli ebbe l’intuizione di una nuova epoca nascente e, come in una visione profetica, sentì i preparativi cosmici del grande evento. La sua opera che comprende le note profezie fu stampata per la prima volta verso il 1484, ma senza data né luogo. Successivamente furono fatte altre edizioni di cui alcune col testo italiano a fronte di quello originale latino. In alcune, vi sono pure aggiunte le profezie attribuite ad Anselmo vescovo di Marsico, e vi sono riprodotti simboli, immagini ed oracoli arabi e turchi. Dante credeva in Gioacchino e, come S. Francesco d’Assisi, s’ispirò a lui. Lo incontra nel Paradiso (Par. XII) e fa dire di lui a S. Bernardo:

… e lucemi da lato

il calavrese abate Gioacchino

di spirito profetico dotato.

Egli annunciò l’avvento di una nuova Chiesa dello Spirito Santo, dopo l’era del Padre e quella del Figlio. Sostanzialmente egli affermava che il mondo aveva tre età: la prima, quella dell’Antico Testamento, età del Padre, della legge, del timore; la seconda, il Nuovo Testamento, età del Figlio, della fede; la terza, l’età dello Spirito Santo, dell’amore scambievole, della pace. Egli faceva cominciare quest’ultima età nel 1260. La terza età, secondo Gioacchino, sarebbe preceduta da persecuzioni e da calamità, dopo le quali sarebbe proclamato il Vangelo Eterno. Tutta la costituzione della Chiesa sarebbe trasformata, e sarebbe realizzata l’interpretazione spirituale dei Vangeli.

Pietro scomparirà dinanzi a Giovanni perché il regno dello Spirito Santo sarà il regno dei liberi. Nel primo stadio il mondo fu di schiavi, il secondo di liberi, il terzo comunità di amici. Nel primo dominò la legge, nel secondo la grazia, nel terzo più ampia e generosa grazia. Nel primo stadio: servaggio servile, flagelli, dominio di vecchi, inverno, etc; nel secondo: sapienza, figliolanza, luce dell’aurora, primavera, spighe e vino, reame del figlio; nel terzo: inizio della vera libertà, contemplazione, carità, amici, meriggio, estate, grano, olio, Pasqua di resurrezione“.

Per Gioacchino, alla Chiesa dei simboli stava per succedere la Chiesa delle realtà spirituali. Innovatore nella concezione, ma deferente sempre e con un senso di venerazione verso la Chiesa, Gioacchino da Fiore dice che come il simbolo cede automaticamente alle realtà figurate, così la Chiesa gerarchica cederà il posto alla Chiesa dello Spirito quando l’ora sarà scoccata. Tutto in essa è simbolo provvisorio. Non debbono però essere abbandonati anzitempo, possedendo una virtù formativa.

Nel terzo periodo che sarebbe stato per cominciare, a differenza di quello passato, vi sarebbero stati quelli che nel disinteresse e nell’umiltà annunceranno come unica legge quella dello spirito, l’amore. L’intensità della vita culturale e teologica della Chiesa latina è solo un prodromo pallido e oscuro di quella che sarà la rivelazione dello Spirito Santo.

Queste teorie ebbero molti seguaci, si diffusero largamente negli ambienti mistici ed ebbero anche numerosi interpreti. Il loro influsso fu notevole su Dante e su molti scrittori successivi. Alcuni le ritengono ancora attuali, benché Gioacchino le riferisse al suo tempo. Ad opera dei molti seguaci, non tardarono neppure a subire deformazioni. I Francescani, sopra tutti, ritennero che tali profezie si stessero realizzando con il loro Ordine. Ma essi non tardarono a prendere altra strada, partecipando alla vita consueta, alle lotte dei loro tempi, mescolandosi alle polemiche e prendendo parte all’Inquisizione. Gioacchino da Fiore, ai suoi tempi, riteneva che la fine fosse imminente.

Con l’anno 1201, pontificante Innocenzo III, è cominciata nella Chiesa la quarantaduesima generazione. E bisogna, nel timore, levare il cuore alla speranza. Quell’Ordine che a causa della lucentezza della sapienza poteva definirsi oro, ecco, oggi, si è offuscato ed è divenuto nuovamente fosco piombo. E coloro che a somiglianza di gioielli preziosi amavano essere incastonati nel chiostro solitario del cuore, oggi, disseminati lungo le vaste vie, son dispersi sugli angoli delle piazze rumorose, intenti a disporre gli affari esterni e a dirimere controversie non buone. Ad espiazione delle colpe della Chiesa stessa, coloro che occupano la successione dell’ordine sacerdotale, nulla più avendo della imitazione dell’uomo celeste, son tutti nelle cose della terra e alla ricerca del vantaggio materiale“.

San Bernardino da Siena

San Bernardino da Siena

Sembra descrivere il costume ecclesiastico dei nostri giorni. Gioacchino afferma pure che l’epoca del VI° Angelo dell’Apocalisse è già cominciata in parte, ed è destinata a concludersi con ogni celerità e urgenza. Sul pensiero gioacchinita si fonda tutto il movimento dei Flagellanti, degli Spirituali, dei Fraticelli e dei Beghini, con evidenti esagerazioni e deviazioni. Sono stati rilevati influssi diretti o indiretti di Gioacchino da Fiore anche nel profetismo savonaroliano, nella filosofia di G. B. Vico, nelle aspirazioni di Cola di Rienzo e perfino in G. Mazzini e nel poeta Ibsen. Argomenti gioacchiniti furono adottati anche da S. Bonaventura e da S. Bernardino da Siena. Oggi, quelli che non accettano le vecchie strutture e più sentono il bisogno di rinnovamento nella Chiesa, nel senso spirituale, ripetono il pensiero di lui. La grande aspettativa per l’avvento e l’affermazione dei valori spirituali sulla Terra è il vero significato del messaggio di Gioacchino da Fiore. La sua attualità è nell’aspirazione al rinnovamento degli spiriti eletti, sentita più che mai in questa epoca.

Il presupposto della fede di lui, come di coloro che oggi sentono imminente un radicale cambiamento nella vita degli uomini, era ed è la certezza di un piano divino nella natura e nella storia, in quello che si viene svolgendo ed attuando in cicli similari. Concetto questo divenuto comune, ora, presso coloro che hanno una fede aperta. Non era certo così in coloro che condannarono le sue idee. Non ebbe tempo il Veggente di conoscerlo: era morto da 10 anni quando Innocenzo III nel Concilio Lateranense (1212) riprovò le sue teorie.

La terza Era per Gioacchino da Fiore realizzerà in pienezza la verità misteriosamente raffigurata nel Nuovo Testamento. L’inizio del nuovo ciclo, per lui, come per la tradizione indù, che egli certamente non conosceva, dovrà essere preceduto da calamità, per concretarsi, poi, in un’era di pace e di amore. In questa significativa concordanza si ritrovano le più antiche tradizioni e quelle recenti.

Secondo Gioacchino, la terza Era sarà quella perfetta e conclusiva, così come lo Spirito Santo, procedendo dal Padre e dal Figlio, chiude il circolo trinitario, tale età segnerà l’avvento dell’amore che distruggerà ogni avanzo di timore servile e ogni interferenza di autorità fra Dio ed i suoi figli, e sarà l’età dei perfetti. Sembra di riudire l’eco di queste parole nelle affermazioni di S. Luigi M. Grignion de Monfort che ha scritto: “Il Regno speciale di Dio Padre è durato sino al diluvio e si è concluso con un diluvio d’acqua, il Regno di Gesù Cristo si è concluso con un diluvio di sangue, ma il Regno dello Spirito Santo si concluderà con un diluvio di fuoco, d’amore e di giustizia“.

Nella Vita della Santa di Coutances, Maria del Vallées, è scritto: “Ci sono tre diluvi, tutti e tre sono tristi, mandati per distruggere il peccato. Il primo diluvio è quello dell’Eterno Padre: è stato un diluvio di acqua; il secondo è quello del Figlio: è stato un diluvio di sangue; il terzo è quello dello Spirito Santo: sarà un diluvio di Fuoco. Ma sarà triste come gli altri, perché troverà molta resistenza e grande quantità di legno verde, difficile a bruciare. Due sono passati, ma il terzo rimane; e come i due primi sono stati predetti molto tempo prima che avvenissero, così è dell’ultimo di cui solo Dio conosce presentemente il tempo“.

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