Con il termine “stigmate” ci si riferisce ad uno dei fenomeni più controversi e discussi nell’ambito della fede e del misticismo cristiano. Il prodigio consiste nell’apparizione di lesioni cutanee, spesso profonde, che ricordano le piaghe subite dal Cristo durante la sua passione. Gli scettici pensano che si tratti di un fenomeno autoindotto.
Quando parla di san Francesco dopo la visione di un serafino alato in forma di croce, il 14 settembre 1224, Tommaso da Celano dice: “Le sue mani e i suoi piedi sembravano bucati al centro, da chiodi, le cui teste apparivano nella parte interna delle mani e in quella superiore dei piedi“. Le ferite si produssero all’improvviso e non scomparvero più durante i due ultimi anni di vita del santo.
Quelle di san Francesco sono le prime stigmate note, ma nei secoli successivi molti altri mistici hanno manifestato lesioni simili a quelle di Cristo. Il sangue può sgorgare dalle mani, dai piedi e dal costato, ma anche dalla fronte, dove la corona di spine trafisse la carne di Gesù. Benché la crocifissione romana avvenisse mediante l’inchiodatura dei polsi, nella maggior parte degli stigmatizzati le lesioni appaiono al centro delle mani e dei piedi. In alcuni soggetti, le stigmate hanno carattere di continuità, in altri sono intermittenti e connesse a visioni in trance della Passione di Cristo oppure a particolari festività cristiane.
Le stigmate spesso si accompagnano ad altri fenomeni inspiegabili. Per un periodo di undici anni il sangue delle ferite di una certa Domenica Lazzari (1815-1848) sfidò la legge di gravità, fluendo all’insù. Santa Veronica Giuliani (1660-1727) affermava che le sue stigmate erano sia interne che esterne e tracciava disegni che indicavano ciò che aveva impresso sul cuore: una croce, una corona di spine, tre chiodi, alcune spade e una lettera. Alla sua morte, venne condotta un’autopsia che confermò la sua descrizione.
Una nota portatrice di stigmate fu la tedesca Therese Neumann (1898-1962). Dall’età di 21 anni divenne cieca e rimase inchiodata al letto in conseguenza di una serie di lesioni, ma nel 1925 ebbe una visione di santa Teresa di Lisieux e guarì immediatamente. L’anno dopo, durante la Quaresima, le apparve Cristo. Subito fu colpita da dolori lancinanti e da una ferita apertasi nel costato sgorgò sangue. Il fenomeno si ripeté ogni venerdì successivo. Il Venerdì Santo i familiari videro il sangue fluire dal costato, dalle mani e dai piedi, e dagli occhi sgorgare lacrime di sangue. Infine, le stigmate apparvero anche sulla fronte, causando una perdita di sangue che arrivò fino a mezzo litro al giorno.
Nel XVIII secolo i medici notarono che molti portatori di stigmate avevano una “personalità dissociata”, caratterizzata da forti sbalzi di umore, stati di trance e visioni. Gli scettici attribuiscono le stigmate a una causa psicosomatica. Il ricercatore inglese Ian Wilson, nel suo libro “The Bleeding Mind” (La mente che sanguina), sostiene la teoria che si tratti di ferite autoindotte, attribuibili ad insostenibili stati di stress. All’inizio del secolo scorso, il prof. Charles Richet vedeva nelle ferite una sorta di manifestazione del potere della mente sul sistema circolatorio a livello cutaneo. Tuttavia, questo effetto mente-corpo non è stato dimostrato in modo definitivo. Sono stati condotti esperimenti, ma quando si è tentato, attraverso la suggestione, di produrre le stigmate su soggetti sotto ipnosi, i risultati sono stati modesti: solo qualche segno rosso sulla pelle, nulla di simile alle stigmate vere e proprie.
Mentre il credente non ha bisogno di spiegazioni “naturali” del fenomeno, fra i non religiosi c’è chi crede che siano in gioco forze normali e paranormali. Il parapsicologo D. Scott Rogo è giunto alla conclusione che le stigmate abbiano maggior probabilità di formarsi quando il soggetto “è un contemplativo, incline all’isteria, ma dotato anche di grande potere parapsichico. Egli applica letteralmente la psicocinesi al proprio corpo, in modo tale da indurre le lesioni a prodursi nella carne stessa“.