San Policarpo di Smirne fu un discepolo di Giovanni apostolo divenuto vescovo durante il regno dell’imperatore Traiano. La principale fonte di informazioni in merito alla sua vita è costituita dalle opere di Ireneo di Lione (130-202) che lo menziona in numerose occasioni. San Policarpo fu condannato ad essere arso vivo ma durante il rogo avvenne un accadimento miracoloso.
Uno dei primi martiri cristiani, di cui ci è stata tramandata una testimonianza oculare, è San Policarpo, vescovo di Smirne (oggi Izmir, in Turchia). Condannato al rogo per non aver voluto riconoscere la divinità dell’imperatore romano, nell’anno 155, Policarpo, all’età di 86 anni, fu messo a morte nello stadio di Smirne.
Il suo supplizio ci viene descritto in una lettera di indubbia autenticità, scritta da alcuni fedeli della Chiesa di Smirne: “Come ebbe pronunciato l’Amen e finito la sua preghiera, i carnefici accesero il fuoco e, mentre divampava una potente fiammata, a noi che eravamo presenti fu dato di vedere una meraviglia, così che potessimo riferire al mondo ciò che era successo. Il fuoco, prendendo l’apparenza di una volta, come la vela di una nave gonfiata dal vento, fece una parete curva intorno al corpo del martire. Egli si trovava nel mezzo, non come carne ardente, ma come oro e argento raffinati in una fornace. Infatti, sentivamo un profumo fragrante, come se fosse stato diffuso odore di incenso o di qualche altra spezia preziosa. Così, alla fine, gli uomini senza legge, vedendo che il suo corpo non poteva essere consumato dal fuoco, ordinarono al carnefice di salire sul rogo e di ucciderlo con una daga. Dalla ferita sprizzò una tale quantità di sangue che spense il fuoco, e tutta la grande folla si meravigliò che ci fosse una tale differenza tra i non credenti e gli eletti“. Dopo la morte di San Policarpo, il fuoco fu riacceso e il suo corpo venne ridotto in cenere.