La credenza che mediante particolari riti e procedimenti sia possibile scagliare malefici verso persone o cose è ancestrale. Ancora oggi sono in molti a credere nell’esistenza di fatture e malocchio. La parapsicologia, pur non negando l’esistenza di tale fenomenologia, cerca di spiegarla alla luce delle potenzialità della mente umana.
L’idea della “fattura” e del “malocchio“, cioè la possibilità di scagliare un maleficio verso una persona o un oggetto, è antichissima. Applicando il principio della magia imitativa (il simile agisce sul simile) unitamente a quello della magia simpatica (il contiguo agisce sul contiguo), l’operatore, compiendo i suoi rituali su un qualsiasi frammento di una persona o su un oggetto a lei appartenuto, avrebbe la facoltà di porre in atto situazioni ostili o positive nei confronti di quest’ultima.
Se quest’idea ripugna al nostro buon senso e se rifiutiamo tali argomenti attribuendoli ad ignoranza e superstizioni nate da ancestrali paure, tuttavia dinanzi ad una certa fenomenologia accertata, che si presenta con tali caratteristiche, è giocoforza accettarne l’esistenza e ricercarne le cause. Gli studiosi di fenomeni paranormali ci portano ad ipotizzare che certi fenomeni, che vengono attribuiti dalla tradizione popolare alle “fatture”, possano essere invece prodotti da facoltà paranormali. In questo senso, la parapsicologia propone interpretazioni alquanto attendibili.
Per spiegare il “malocchio” cioè quello stato in cui una persona cadrebbe sotto l’influenza di un malefico sortilegio, con una serie di costanti contrattempi, disgrazie, spiacevoli incidenti che gli renderebbero la vita grama e intristita, viene ipotizzato un analogo procedimento. Se prendiamo in esame l’alternarsi delle vicende umane, possiamo stabilire che un’alta percentuale dei nostri personali successi e insuccessi dipendono dal nostro comportamento. Timidezza, instabilità psichica, aggressività, etc sono tutti elementi che incidono in maniera determinate sul nostro modo di agire e sui rapporti che stabiliamo col prossimo.
Da questi rapporti scaturiscono quelle azioni che, nelle piccole e grandi cose, regolano la nostra esistenza. Immaginiamo che, con lo stesso procedimento psichico ipotizzato per la “fattura”, un individuo dotato di facoltà paranormali (sempre usando quei rituali che hanno funzione di appoggio) riesca a psicoindurre nell’inconscio di una persona stimoli che la spingano ad un comportamento negativo, sia nelle decisioni e nelle scelte quotidiane che nel suo rapporto con gli altri. Il risultato, per questo individuo, sarà una serie di impatti con la realtà dagli effetti controproducenti, che instaureranno un processo di instabilità psichica destinato ad aumentare continuamente lo stato di ansia e il disagio dell’individuo.
Inoltre, per un logico inevitabile processo psicologico, più si evidenzieranno gli insuccessi e le contrarietà, più si radicherà nella persona il convincimento della sua “sfortuna” che, fra l’altro sarà anche l’alibi che giustificherà la propria incapacità, convincimento che aumenterà gradualmente fino a raggiungere il manifestarsi di uno stato psicopatologico, che complicherà sempre più la precarietà del suo rapporto con gli altri, alimenterà la sfiducia negli eventi e il senso di smarrimento, in un circolo vizioso sempre più stretto, che gli condizionerà l’esistenza.
Secondo i dettami della pratica magica, la realizzazione di una “fattura” si ottiene con una sequenza di fasi rituali che segue regole precise e rigorose. L’operatore occultista che si accinge a provocare il maleficio, per prima cosa procede alla raccolta delle “testimonianze” della vittima: ne richiede cioè nome e cognome e cerca di avere qualche suo oggetto personale, fotografie, frammenti della sua persona (unghie, capelli, etc). Poi passa alla raccolta delle testimonianze della persona che richiede la fattura; anche di questa chiede il nome, qualcosa di personale, gocce di sangue, che gli serviranno come guida e appoggi nel suo operare.
Costruisce poi il “simulacro magico” (un’immagine antropomorfa di cera, stoffa o altro materiale adeguato; l’oggetto può essere anche di forma diversa a seconda del tipo di incantesimo da esercitare). Questo simulacro diverrà lo strumento principe, chiamato “elemento primario”. Esso verrà corredato di altri oggetti magici, collaterali, che serviranno a completarlo interagendo nell’azione rituale. A questo punto si procede alla “unione delle due testimonianze sul simulacro“, l’operatore proietta una sorta di energia psichica (ottenuta dalla somma delle due correnti astrali, che egli ha recepito, assunto e sublimato psichicamente attraverso le informazioni avute sulla vittima e sul richiedente) dirigendole verso il simulacro che nel linguaggio della magia viene definito a tal punto “immagine inerte”.
Questa immagine inerte viene poi vitalizzata, cioè resa un mezzo attivo, con la testimonianza del “mago” stesso, ovvero con l’espressione della sua potenza occulta personale, la quale fa da veicolo alle forze spirituali chiamate in causa. Queste forze spirituali vengono evocate e indirizzate sul simulacro che diviene, così caricato, “l’elemento (o strumento) primario“, mezzo essenziale per rendere attiva la fattura.
Sul simulacro viene in seguito esercitato un rituale periodico, di varia durata, che crea il ciclo magico della fattura. Questo ciclo viene fissato attraverso un calcolo astrale, legato in genere alle fasi lunari, e vengono stabiliti ed effettuati i vari interventi per mantenere viva e far evolvere l’azione del maleficio. Questo ciclo viene chiamato “calendario magico della fattura”. Se si sono incontrati ostacoli o resistenze alla riuscita dell’incantesimo, il ciclo può essere ripetuto anche più volte fino al raggiungimento dello scopo desiderato.
Particolare importante nell’eseguire il sortilegio è l’inseminazione dell’elemento primario. Questo, una volta costruito, vitalizzato e spiritualizzato, deve essere messo in un luogo nascosto, perché possa procedere nella sua crescita, similmente ad un seme che germoglia, una volta seminato. L’analogia è evidente: lo strumento primario deve germogliare e dare i suoi frutti. Abitualmente esso viene sotterrato o sepolto in un vaso o gettato in acqua.
Nella “fattura a morte” è di preferenza eseguita la sua sepoltura in un cimitero. Ma la fattura può potenziarsi e risultare efficace anche in modo diverso, cioè ponendo lo strumento primario vicino alla vittima, alla quale “succhia energia vitale”. A tal fine il simulacro può essere celato in particolari nascondigli nella sua abitazione o molto vicino ad essa. Durante lo scorrere del periodo ciclico e quindi della “crescita”, l’elemento primario produce i suoi frutti, cioè i cosiddetti elementi secondari che, per l’opera occulta, si formano lontano dall’elemento primario, proprio vicinissimo alla vittima, nell’ambiente in cui vive.
Si tratta degli oggetti più disparati (come piume intrecciate, grovigli di capelli, piccoli animali disseccati, fiocchi di lana stranamente avvolti, piccoli stecchi a forma di croce, spilli, chiodi, ossicini, nastri annodati, etc) che vengono reperiti nei luoghi più impensati come materassi, cuscini, imbottiture di poltrone e divani ed anche negli abiti stessi. Sono state trovate piccole ghirlande di capelli perfino nella cassa di un orologio da polso. La comparsa di questi oggetti viene attribuita da molti studiosi di parapsicologia, a veri e propri effetti telecinetici.
Secondo la concezione della magia, vengono considerati elementi secondari anche i segni che compaiono talvolta sul corpo della vittima e cioè graffiature, macchie rossastre e striature, profili di strani disegni o lettere formati da graffi d’ignota origine, punti e macchie brunastre, etc. Tutti segni che, sempre considerando il fenomeno come manifestazione paranormale, vengono attribuiti a psicosomatismi indotti con la forza del pensiero.