Nell’aprile del 2002, la Pravda pubblicò un articolo nel quale dava notizia della scoperta effettuata dal fisico Aleksander Chuvyrov. Il professore sosteneva di aver individuato una carta orografica (ribattezzata la “mappa del creatore”) risalente ad un periodo tra i 50 ed i 120 milioni di anni fa costruita da una civiltà a noi sconosciuta.
Questa storia ha come scenario la repubblica russa dei Baschiri. Potrebbe sembrare il copione di un film di fantascienza, eppure si tratta di una storia vera, che si può dimostrare con facilità. I suoi protagonisti sono uomini in carne e ossa. Il loro messaggio mette in discussione tutto ciò che crediamo di sapere sulle nostre origini.
Il 30 aprile 2002, il quotidiano “Pravda” raccontò della scoperta del professor Aleksander Nikolayevich Chuvyrov, direttore del dipartimento di fisica applicata dell’Università di Stato dei Baschiri. Il fisico aveva scoperto le prove inconfutabili dell’esistenza di una civiltà antichissima in possesso di un notevole bagaglio tecnologico.
Al centro della controversia una misteriosa lastra in pietra (conosciuta ai più come “mappa del creatore”), che il professore aveva riportato alla luce nel 1999, nei pressi del villaggio di Shandar, nella regione di Nurimanov. Su di essa sarebbe stata incisa milioni di anni fa, “avvalendosi di una tecnologia sconosciuta“, una carta orografica tridimensionale degli Urali, con tanto di dighe e canali. Questa sbalorditiva carta mostra persino la presenza, a sud di Ufa, di un canyon che oggi non esiste più o che, almeno, ha una forma diversa. Inoltre sulla superficie sono incisi segni di una scrittura sconosciuta.
La repubblica dei Baschiri, che faceva parte della Federazione Russa, si trova negli Urali meridionali ed è popolata da circa 4 milioni di persone. Lì, in mezzo a catene montuose, a steppe sconfinate, a fiumi e a foreste impenetrabili, Aleksander Chuvyrov, insieme alla sua assistente, la linguista cinese Huang Hung, era impegnato a verificare una teoria, secondo la quale gruppi di popolazioni cinesi erano migrati nella regione degli Urali e in Siberia. Pittogrammi cinesi, incisi su rocce e pietre, sembravano confermarla.
Poi, però, negli archivi di Ufa, i due studiosi si imbatterono in disegni che risalivano al XVIII secolo. Appresero così che, nella regione di Nurimanov, una spedizione russa aveva esaminato all’incirca duecento lastre bianche con rilievi, sulle quali erano incise lettere di un alfabeto sconosciuto. Chuvyrov e la sua assistente Hung cambiarono allora programma: nel 1998 formarono un’équipe di ricerca e iniziarono a sorvolare la regione in elicottero. Inizialmente non trovarono nulla.
Poi, il 21 luglio 1999, per puro caso, nei pressi di Chandar, a 120 Km di distanza da Ufa, fecero una scoperta interessante. La notizia dell’attività dei due ricercatori giunse fino a Vladmir Krainow, ex direttore del locale Consiglio per l’Agricoltura. Quando Krainow li condusse alla sua fattoria, i due ricercatori rimasero di stucco: sotto la veranda, inglobata nella costruzione, faceva bella mostra di sé una lastra di pietra incisa che misurava 1,48 x 1,06 metri, spessa 16 centimetri.
Chuvyrov fece estrarre la lastra e la fece trasportare nella sua università. E fu lì che questo reperto rivelò la propria peculiarità: cartografi convocati per l’occasione confermarono che si trattava nientedimeno che di una gigantesca carta orografica della regione degli Urali, formata da tre diversi strati di roccia, due dei quali erano stati accuratamente sovrapposti. Secondo il professor Chuvyrov, il primo strato della “mappa del creatore” era dolomite. Il secondo invece, quello sul quale si trovano i rilievi, era composto da diopside, e la sua lavorazione suscitò grandi perplessità. Il terzo, spesso appena qualche millimetro, formava una sorta di strato protettivo di calcio porcellanato.
Stando a quanto affermato dagli esperti, la precisione del rilievo tridimensionale è assolutamente straordinaria, tanto che fa pensare all’utilizzo di riprese satellitari. Alla fine di numerose ricerche sono giunti alla conclusione che è da escludere una lavorazione convenzionale in epoca preistorica. A quanto pare, infatti, la lastra sarebbe stata fabbricata avvalendosi di tecniche moderne, il che, però, contraddice la presunta età della lavorazione stessa della pietra, in un primo momento attestata ad alcune migliaia di anni. Ora, invece, esperti della regione ipotizzano una data da capogiro: 50-120 milioni di anni fa. Questa è, infatti, l’età di due piccoli molluschi inglobati nella sua superficie e utilizzati quale punto di riferimento. Ulteriori misurazioni dovrebbero confermare questa ipotesi.
Resta però il fatto che ancora oggi la realizzazione di carte orografiche tridimensionali presenta notevoli difficoltà. Sono necessari anni di paziente lavoro e sofisticati sistemi computerizzati. Come avrebbero fatto allora i nostri antenati a superare queste difficoltà oggettive che noi, solo in questi ultimi anni, siamo in grado di gestire?
Secondo Chuvyrov il paesaggio raffigurato sulla “mappa del creatore” corrisponderebbe esattamente a quello di un osservatore di milioni di anni fa. “Non è un mio problema scoprire chi fu a disegnare la carta. Questo compito spetta ad altri. Inoltre non sono un fantarcheologo. L’unica certezza che ho è che non l’abbiamo prodotta noi. Doveva trattarsi di esseri dotati di grande intelligenza se sono riusciti a creare una carta tridimensionale che nemmeno noi, oggi, saremmo in grado di riprodurre“. Aleksander Chuvyrov ha avanzato anche ipotesi molto interessanti a proposito delle minuscole conchiglie. La prima appartiene a una specie estintasi 50 milioni di anni fa, mentre l’altra appartiene a una famiglia che ha fatto la sua comparsa sulla terra ben 120 milioni di anni fa. “Nessuna delle due specie di conchiglie si trova nella regione degli Urali. Di norma si trovano nell’Europa Occidentale, in India e in Indonesia“.