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Il falso ritrovamento del Gigante di Cardiff
16 Lug 2012

Il falso ritrovamento del Gigante di Cardiff

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Nel 1869, in una fattoria di Cardiff venne ritrovata la sagoma di un gigante alto più di tre metri. La scoperta riaprì il dibattito sull’esistenza nel passato di esseri giganti sul nostro pianeta. Testimonianze seguenti rivelarono però che il “Gigante di Cardiff” era solo un falso ben congegnato.

Gigante di Cardiff

Gigante di Cardiff

Il denaro costituisce spesso lo scopo principale delle contraffazioni, ma l’interesse economico può coesistere con motivi molto più complessi. Il “Gigante di Cardiff” sembra essere l’esempio più lampante in tal senso. Nell’ottobre del 1869 un certo Stub Newell ingaggiò alcuni uomini per scavare un pozzo nella sua fattoria a Cardiff, nello stato di New York. A circa 10 metri di profondità incontrarono un oggetto solido, perciò ampliarono il pozzo, facendo una scoperta sensazionale: la sagoma gigante di un uomo di tre metri, apparentemente pietrificato.

La voce del ritrovamento si diffuse rapidamente ed il giorno seguente giunse una folla di spettatori. Newell si mise subito all’opera, e in due giorni ottenne l’autorizzazione ad esibire il “Gigante di Cardiff”; eresse una tenda sopra lo scavo e fece pagare 50 centesimi d’entrata alle migliaia di visitatori. Un suo lontano cugino, George Hull, forniva cibo ed acqua per tutti. Gli uomini d’affari della vicina città di Syracuse intravidero la possibilità di lauti guadagni e fecero a Newell un’offerta che questi non poté rifiutare: acquistarono tre quarti del Gigante per l’ingente somma di 30.000 dollari. Il che si rivelò un solido investimento, poiché nelle due settimane successive i visitatori furono più di trentamila. Il gruppo decise però che la fattoria di Newell era troppo fuori mano e spostò la sua attrazione in una sala appositamente costruita a Syracuse. L’eccitazione suscitata dal Gigante di Cardiff fu tale che il famoso Phineas T. Barnum offrì 60.000 dollari per poterlo portare con sé in una torunée di tre mesi.

La bolla era destinata a scoppiare, ma iniziò con lo sgonfiarsi lentamente: i quotidiani locali riferirono che un carrozzone enorme con un carico pesante era stato visto dirigersi a Cardiff l’anno precedente. Tale accusa poté, naturalmente, essere respinta come un pettegolezzo di vicini invidiosi, ma più difficili da negare furono i commenti negativi degli scienziati che esaminarono il Gigante. Uno dei primi comparsi sulla scena fu il geologo J. F. Boynton dell’Università della Pennsylvania, che aveva visto il Gigante quando ancora si trovava nella fattoria di Newell. Fu molto franco nell’esprimere la sua condanna: “È del tutto assurdo considerarlo un uomo fossilizzato. Non presenta nessuno degli indizi che lo confermerebbero tale se venisse esaminato da un chimico, da un geologo o da un naturalista esperto“.

Il critico più severo fu un esperto di fossili, il prof. Otheniel Marsh che definì il Gigante “eccezionale“; quando però uno dei proprietari gli chiese se poteva esprimere la sua opinione, rispose: “No, però potete dire questo: è una truffa eccezionale!“. La ferma opinione di Marsh che il Gigante fosse stato scolpito nel gesso suscitò scalpore ed i giornali di New York divennero più critici.

Ogni dubbio sulla natura del Gigante venne dissipato in dicembre, quando George Hull confessò che l’intera storia era una farsa. Nel 1866 Hull, ateo convinto, aveva avuto un violento alterco con un ministro metodista a proposito dell’interpretazione letterale della Bibbia. E aveva deciso di mettere alla prova la fede del pubblico nei giganti costruendo un Golia moderno. Ingaggiò così degli scultori di Chicago per crearne uno da un blocco enorme di pietra di gesso, poi ne forò la superficie con aghi da maglia e passò dell’acido sulla sua “pelle” per nascondere il segno degli utensili. Con Newell compiacente, Hull trasportò la statua finita a Cardiff e la seppellì nel novembre 1868.

Gli affaristi di Syracuse tentarono dapprima di far tacere Hull, ma quando testimoniarono gli scultori di Chicago, il gioco terminò. Nonostante ciò, essi mandarono il Gigante in giro per il paese; Barnum se ne fece fare una copia (un falso di un falso!) e la esibì a New York. Molte persone preferirono, tuttavia, credere che l’Uomo di Cardiff confermasse l’esistenza dei giganti biblici. Alla fine, il pubblico si stancò della statua, che oggi giace nel Museo dell’Agricoltura di Cooperstown, nello stato di New York.

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