Negli anni ’60 del XX secolo una serie di test effettuati da un ex dipendente della CIA, Cleve Backster, dimostrarono che le piante provano “emozioni” simili a quelle umane. Le ricerche furono riprese successivamente da alcuni parapsicologi russi che confermarono di aver ottenuto risultati analoghi a quelli del loro collega americano.
Cleve Backster non era un tipo particolarmente fantasioso, ma la sua storia è a dir poco fantastica: sosteneva di avere prove tangibili che le piante pensano, hanno sentimenti e leggono nel pensiero degli uomini. Nel 1966 Backster, che aveva lavorato per la CIA ed era un’autorità internazionale nel campo delle macchine della verità, diede il via a una controversia tuttora irrisolta. Gli era venuta l’idea di legare una pianta domestica a una macchina della verità, e rimase allibito nel vedere che la pianta emetteva segnali emotivi simili a quelli degli uomini.
L’apparecchio indicò una reazione positiva quando la pianta venne bagnata, ma registrò uno stato di allarme allorché Backster pensò di metterle un fiammifero acceso vicino. Incredibilmente, era stato il solo pensiero di bruciarla che aveva causato una reazione così violenta. Ulteriori esperimenti evidenziarono che le piante soffrivano anche se altre forme viventi (per esempio, alcuni gamberi gettati vivi in acqua bollente, nelle immediate vicinanze) erano minacciate. Un test sembrò addirittura indicare che riconoscevano chi aveva distrutto recentemente una pianta nella stessa stanza.
Backster non è stato il primo a considerare la possibilità che le piante siano sensibili. A metà del XIX secolo, il fisico tedesco Gustav Fechner ipotizzò che le piante, come gli animali, possedessero un’anima. Lo scienziato indiano dei primi del Novecento, sir Jagadis Chandra Bose, pensava che le piante fossero provviste di una specie di sistema nervoso, in grado di reagire a stimoli esterni di diversa natura. L’americano Luther Burbank (1849-1926), appassionato di orticoltura, era convinto che le piante potessero essere incoraggiate a prosperare con l’amore e la volontà.
Nel 1968 si parlò delle ricerche di Cleve Backster sull’International Journal of Parapsichology e l’argomento fu ripreso successivamente nel best-seller di Peter Tompkin e Christopher Bird “The Secret Life of Plants” (Vita segreta delle piante) del 1973. Diversi botanici americani condussero esperimenti per proprio conto, ma nessuno raggiunse i risultati ottenuti da Backster. Poiché non si mise in dubbio la sua onestà, si concluse che aveva seguito una logica e una metodologia errate. E mentre alcuni ritengono in generale inaffidabili le macchine della verità, altri hanno ipotizzato che le piante reagiscano semplicemente alla quantità di anidride carbonica emessa dall’uomo. Ma le ricerche sull’effetto Backster sono continuate. Durante gli anni Settanta, nell’ex Unione Sovietica, i parapsicologi A. P. Dubrov e V. N. Pushkin sostennero di aver ottenuto risultati analoghi a quelli di Backster utilizzando apparecchi encefalografici. L’idea che le piante abbiano una personalità, a quanto sembra, è destinata a resistere.