L’isteria artica è un fenomeno molto diffuso fra gli Eschimesi del Polo Nord. A soffrirne sono soprattutto le donne, che manifestano sintomi come frenesia, movimenti compulsivi ed insensibilità all’ambiente esterno. Le cause all’origine di queste crisi, che in genere hanno una durata da una a due ore, non sono ancora note.
Inahloo, una eschimese, gettò via i vestiti e percorse il ponte della nave emettendo versi animaleschi, poi saltò il parapetto e si allontanò sulla neve ghiacciata. Percorso un chilometro, la donna cominciò a grattare il ghiaccio, urlando con la bava alla bocca. Un’ora dopo scoppiò in un pianto convulso e poi si addormentò. Al risveglio non ricordava nulla.
L’episodio accadde nel 1909, durante la spedizione nell’Artico di Robert E. Peary, l’esploratore americano che raggiunse per primo il Polo Nord. Inahloo era una delle 20 eschimesi a bordo della nave, otto delle quali furono colte da accessi di “pibloktoq” nel corso del viaggio. Questo fenomeno, noto anche come “isteria artica”, è comune fra gli Eschimesi delle regioni polari, soprattutto fra le donne. I sintomi variano, ma solitamente i primi segni sono un canto sommesso, accompagnato dal battito ritmico delle mani e dal denudarsi. Ma è anche possibile che la persona batta le mani freneticamente, cammini carponi e abbai come un cane, o che si inoltri fra i ghiacci cantando e sbraitando, apparentemente insensibile a tutto ciò che la circonda. La crisi può durare da una a due ore e di solito termina con convulsioni e schiuma alla bocca, seguite da un profondo sonno e infine da un ritorno spontaneo alla normalità.
È più probabile che si sia colpiti da una crisi di isteria artica verso la fine della lunga notte polare, quando il buio prolungato comincia ad influire anche su coloro che vi sono abituati da tutta la vita. Un altro fattore chiave è da ricercare nel tipo di alimentazione seguita dagli Eschimesi, i quali soffrono spesso di mancanza di calcio e questo può influire sulle condizioni psichiche della persona.
Un tempo disturbi come l’isteria artica erano considerati forme di malattia mentale, ma ora si tende sempre più a vederli come conseguenza naturale di una vita di frustrazioni e stress. Lo sconvolgimento è limitato nel tempo e, passata la crisi, l’individuo ritorna alla normalità. Lo stress, che in altre società può provocare danni seri alla psiche, qui è limitato ad un breve incidente che non lascia traccia.
Anche in altri popoli si riscontrano varie forme di isteria come mezzo naturale per scaricare la tensione. Le donne Samoyedi delle regioni settentrionali della Russia sono soggette all’ikota, che di solito colpisce le donne sposate, soprattutto il giorno delle nozze, provocando allucinazioni, convulsioni, aggressività finché la crisi cessa spontaneamente. In Malaysia, il fenomeno colpisce in modo differente uomini e donne. L’uomo può diventare pazzo furioso e, fuggendo da un nemico immaginario, diventare pericoloso. La donna, invece, è soggetta al latah, per cui si sente spinta ad imitare tutto ciò che viene detto o fatto intorno a lei. Si tratta, comunque, di una ribellione alle convenzioni che può rivelarsi utile per la salute mentale dell’individuo.