La fisiognomica è una disciplina pseudoscientifica che si propone di individuare i tratti psicologici e morali di una persona analizzandone il suo aspetto fisico, in particolar modo i lineamenti e le espressioni del volto. Si tratta di una pratica molto antica che vide un notevole sviluppo nel corso del XVIII e del XIX secolo.
Lo studioso di fisiognomica svizzero Johann Kaspar Lavater venne consultato da una signora parigina curiosa di conoscere il profilo psicologico della figlia quindicenne, ma l’insigne studioso si rifiutò di esprimere la sua opinione. Lavater si limitò ad inviare una lettera alla madre della ragazza precisando che doveva essere aperta di lì a sei mesi. Dopo cinque mesi la ragazza morì. Aperta la lettera, la madre, affranta, lesse che la perfetta regolarità dei lineamenti della figlia aveva indicato a Lavater che ella sarebbe deceduta entro sei mesi.
Lavater (1741-1801) fu il più celebre fisiognomista del suo tempo, abilissimo nell’interpretare i caratteri e nel predire il futuro studiando le fattezze del viso. La sua opera Physiognomische Fragmente, pubblicata fra il 1775 e il 1778, fu tradotta in diverse lingue e consultata per oltre cento anni. Due secoli prima, il napoletano Giambattista della Porta (1535-1615), noto come il sommo sacerdote della fisiognomica, aveva scritto il De humana physiognomonia, un’opera ricca di acute osservazioni personali, che rivelava una conoscenza enciclopedica dei classici, alla quale Lavater e altri attinsero copiosamente.
Ma la fisiognomica è più antica, perché già i Babilonesi e gli Egizi erano affascinati dai tratti del viso. Nell’antica Cina lo studio dei caratteri somatici si sviluppò 2.000 anni fa come scienza ausiliaria della medicina e, nel III secolo a.C., i Greci cominciarono a registrare dati di fisiognomica. Durante il medioevo, la fisiognomica fu collegata alla lettura della mano e all’astrologia. Questa associazione si riscontra anche in molte opere di fisiognomica del XVII secolo.
L’antropologo italiano Cesare Lombroso (1836-1909), fondatore dell’antropologia criminale, analizzò i tratti fisiognomici di circa 600 criminali, ma la sua teoria che certi tratti fisici corrispondano sempre a determinate perversioni mentali non ha retto all’esame critico moderno. Il primo a studiare scientificamente le espressioni delle emozioni nell’uomo e negli animali fu Charles Darwin. Nel 1872 egli tracciò le leggi generali che regolano l’espressione nel regno animale e creò una particolare branca di biologia comparata.
Agli inizi del XX secolo, il medico francese Claude Sigaud e il suo discepolo Louis Corman studiarono la relazione fra il volto e il carattere, elaborando la morfopsicologia, un metodo sperimentale analogico di studio dei visi fondato su leggi biologiche e sull’osservazione diretta. La morfopsicologia odierna studia il temperamento umano da una prospettiva più profonda, considerando tutti i fattori che possono influire sul comportamento e sul carattere, quali l’anamnesi familiare, l’ambiente climatico, l’alimentazione e il livello di istruzione.
Benché la fisiognomica tradizionale venga spesso considerata ciarlataneria, l’antica credenza che esista un legame tra l’aspetto fisico e il carattere di un individuo non va respinta completamente. La corrispondenza fra tratti corporei e facciali e alcune funzioni psicologiche è sostenuta oggigiorno da prove scientifiche. Benché non si sappia ancora in che modo questo avvenga, la ricerca embriologica e genetica conferma che i geni svolgono un ruolo predominante nello sviluppo dei tratti del viso.