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Il demone letale di Cornelius Agrippa
9 Ott 2018

Il demone letale di Cornelius Agrippa

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Heinrich Cornelius Agrippa è stato un famoso alchimista, esoterista ed astrologo tedesco vissuto a cavallo tra il XV ed il XVI secolo. La sua opera più famosa, De Occulta Philosophia, pubblicata vent’anni dopo essere stata scritta, è considerata uno dei testi fondamentali dell’esoterismo e dell’occultismo di tutti i tempi.

Heinrich Cornelius Agrippa - De Occulta Philosophia

De Occulta Philosophia

Quel giorno agli inizi del 1500, la curiosità fu la rovina del pensionante di Heinrich Cornelius Agrippa. Durante un’assenza di Agrippa dalla sua casa di Lovanio, in Belgio, il giovane fece in modo di penetrare nelle stanze segrete del famoso alchimista, dove trovò un libro di formule magiche e cominciò a leggerle ad alta voce. All’improvviso si sentì bussare alla porta, ma egli non vi fece caso; poi un demone irruppe nella stanza, domandandogli perché lo aveva evocato. Lo studente, terrorizzato, non seppe rispondere e fu immediatamente strangolato.

Agrippa, tornato a casa, temendo di essere accusato di omicidio, ordinò al demone di ridare temporaneamente la vita al giovane e di mandarlo sulla piazza del mercato. Qui l’individuo rianimato, con i segni dello strangolamento ben visibili sul collo, crollò di nuovo privo di vita, ma Agrippa, pur essendo sfuggito all’accusa di omicidio, dovette lasciare la città. La storia distorce senza dubbio la verità, ma non risulta che Agrippa, da vivo, l’abbia smentita. Si diceva anche che egli avesse al suo servizio un demone sotto forma di un grosso cane nero e che possedesse una sfera di cristallo in cui era in grado di vedere il futuro.

Heinrich Cornelius Agrippa nacque il 14 settembre 1486 a Colonia, in Germania, dove frequentò l’università, guadagnandosi presto fama come soldato, scienziato e medico alle corti di Germania, Francia, Belgio, Italia e Olanda. La sua opera più famosa, De Occulta Philosophia, fu pubblicata nel 1531, vent’anni dopo essere stata scritta. Morì a Grenoble nel 1535.

Come molti altri alchimisti e occultisti, Agrippa viaggiò in continuazione per l’Europa, per sfuggire alla sempre possibile condanna per eresia, spesso complicandosi da solo la vita. Benché fosse un abile alchimista, in grado di trasformare scorie in oro, era quasi sempre pieno di debiti e si diceva che le monete con le quali pagava i suoi conti si mutassero spesso in pezzi di corno o di conchiglia senza valore. Pare che, in punto di morte, Agrippa abbia rinnegato le proprie opere di occultismo e avesse maledetto il suo diabolico assistente, dicendo: “Vattene, miserabile, causa della mia distruzione!“.

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