Barbablù è il protagonista dell’omonima favola di Charles Perrault, pubblicata nel 1697, che contribuì a diffondere nell’immaginario collettivo la figura del sanguinario uxoricida. In base alla tradizione bretone del XV secolo, le origini del personaggio di Barbablù sono da ricercare in Gilles de Laval, barone di Rais.
Secondo la tradizione bretone, il famigerato Barbablù non sarebbe altro che Gilles de Laval, barone di Rais (o Rays o Retz), accusato dalla Chiesa, nel 1440, di eresia, sacrilegio, combutta con i demoni, sodomia e lettura di testi proibiti di magia. Durante il processo, il losco figuro venne accusato di aver torturato e ucciso 144 bambini oltre ad aver commesso atti di perversione nei riguardi di fanciulli e fanciulle, sia vivi che morti.
Nato nel 1404 circa, Gilles de Laval rimase orfano a 11 anni sebbene erede di vasti possedimenti. Nel 1420, il matrimonio con la ricca ereditiera Catherine de Thouars ne fece l’aristocratico più ricco d’Europa. Il cronachista Monstrelet ne parla come di un valoroso cavaliere, che combatté a fianco di Giovanna d’Arco a Orléans e che a 25 anni era già maresciallo di Francia.
Nel 1432 si ritirò nei suoi possedimenti, dove fece ricorso alla stregoneria per rimpinguare le sostanze sperperate in una vita stravagante, ingaggiando alchimisti e maghi, compreso un negromante fiorentino, padre Francesco Prelati. I diversi tentativi di produrre oro fallirono e Gilles cominciò a vendere le sue terre, soprattutto a Giovanni, duca di Bretagna e al suo cancelliere, Malestroit, vescovo di Nantes.
Nel settembre del 1440 Gilles de Laval percosse e imprigionò un prete che tentò di impossessarsi del titolo legato a un castello da lui acquistato. Il vescovo Malestroit colse l’occasione per rivolgergli una serie di accuse che aveva ordito segretamente. Gilles si trovò a dover rispondere di 49 capi d’accusa, probabilmente infondati, ma fu torturato fino a confessare e, il 26 ottobre 1440, insieme a due presunti complici, fu giustiziato come eretico. Molti considerano il processo una vergogna. Altri “complici” furono liberati dopo aver denunciato Gilles. Prelati sfuggì alla morte pur avendo ammesso di aver organizzato cerimonie diaboliche, ma fu poi impiccato per altri crimini.
Molti pensano che il vero scopo del processo sia stato unicamente quello di dichiarare Gilles de Laval eretico, consentendo così il passaggio dei suoi beni al vescovo Malestroit e al duca di Bretagna. Quest’ultimo era così sicuro dell’esito del processo che provvedette a vendere le terre di cui entrò in possesso ben 15 giorni prima dell’inizio del processo stesso.