I teschi umani hanno sempre giocato un ruolo di primo piano nel mondo dell’occulto e della stregoneria. In molte antiche civiltà il teschio era considerato la sede dell’anima del defunto e per tal motivo era oggetto di venerazione. Curiose sono le storie che riguardano “teschi urlanti” diffuse in Inghilterra nel XVII e XVIII secolo.
Fra i popoli primitivi, il teschio umano era guardato con superstizioso timore: si pensava che in esso continuasse a rimanere l’anima del defunto. I cacciatori di teste conservavano i teschi dei nemici caduti come trofei di guerra. I guerrieri scandinavi bevevano dai crani, sperando di acquistare così il valore degli avversari. Gli antichi Celti decoravano con teschi i luoghi sacri. Le vedove delle isole Trobriand, in Papuasia, impalavano su aste di legno i teschi dei mariti defunti, e li usavano come spauracchi.
I teschi hanno sempre avuto un ruolo importante nella stregoneria e nella magia nera. In un processo alle streghe tenutosi in Inghilterra nel 1612, Anne Chattox, a capo di un gruppo di streghe del Lancashire, fu accusata di aver esumato tre teschi dal cimitero locale per usarli in un rito magico. Finì impiccata.
I teschi non sempre sono stati strumenti passivi dell’arte stregonesca. A Waldley Hall, nel Lancashire, il teschio di un martire cattolico del XVI secolo, padre Ambrose Barlow, è collocato in cima a delle scale, e un’antica leggenda avverte che se dovesse essere disturbato, emetterebbe grida agghiaccianti. Nel XVII secolo una ragazza di nome Anne Griffiths, che viveva a Burton Agnes Hall, nello Yorkshire, fu assalita e selvaggiamente percossa da alcuni rapinatori. Mentre giaceva morente per le ferite, espresse il curioso desiderio che la sua testa fosse sepolta nella casa che aveva tanto amato. Nonostante la sua volontà, il corpo della ragazza venne sotterrato nel cimitero del villaggio. Dopo il funerale, terrificanti gemiti e il rumore di misteriosi crolli e di porte che sbattevano si fecero udire nella casa. Allora il teschio fu esumato e murato in una parete lungo le scale. Da allora, la pace regna a Burton Agnes Hall.
La più curiosa di tutte le leggende sui teschi, in Inghilterra, è quella del “cranio urlante” di Bettiscombe Manor, nel Dorset, casa ancestrale della famiglia Pinney. Stando ai racconti locali, durante il XVIII secolo un Pinney, che aveva abitato a lungo nelle Indie Occidentali, ritornò in patria con uno schiavo nero. Questi, poco dopo morì, e negli ultimi istanti si fece promettere dal padrone che sarebbe stato sepolto nella sua terra natale, l’isola di Nevis. Ma il signorotto non mantenne la promessa e lo schiavo fu sepolto nel cimitero locale. Ben presto, urla agghiaccianti cominciarono a uscire dalla fossa. Si dovette esumare il cranio e portarlo in casa per ottenere che ritornasse la pace.
Gli attuali proprietari del castello sostengono che le ultime volontà dello schiavo furono rispettate, e che la storia fu inventata dalla fervida fantasia del giudice J. S. Udal, uno studioso del XIX secolo. Come si spiega allora la presenza del teschio nel castello? Secondo l’attuale proprietario, Michael Pinney, l’inquietante reliquia sarebbe stata trovata in un tempietto celtico dietro il maniero e portata in casa come talismano tra il 1690 e il 1694. Il giudice Udal visitò l’isola di Nevis nel 1897, e ivi apprese la storia dello schiavo che venne deportato in Inghilterra. Al suo ritorno si sentì certo che il teschio apparteneva allo schiavo in questione e lesse un saggio su quest’argomento nella locale società di studi archeologici. In realtà, quando il teschio fu esaminato da un esperto, risultò essere quello di una bambina deceduta almeno 2.000 anni prima. Tuttavia la leggenda è ancora viva e molti sono convinti che se quel cranio venisse allontanato dalla casa, inizierebbe a gridare provocando la morte del responsabile.