Grazie a numerose scoperte di carattere naturalistico effettuate verso la metà dell’800 si diffuse l’affascinante ipotesi che in un lontano passato sorgessero i continenti, oggi scomparsi, di Mu e Lemuria. La teoria ebbe notevole risonanza non solo in ambito scientifico ma anche in diversi circoli esoterici.
A metà del XIX secolo, i naturalisti cominciarono a cercare di spiegare le somiglianze rilevate fra le specie animali e vegetali provenienti da territori separati da grandi distese d’acqua. Il lemure, per esempio, vive in zone dell’Africa e dell’Asia che costeggiano l’Oceano Indiano. Da qui la teoria che il suo habitat originario dovesse trovarsi in un vastissimo territorio, ora sprofondato, che collegava quelle aree.
Intorno al 1850, lo zoologo inglese Philip L. Sclater chiamò “Lemuria” questo continente scomparso. La teosofa Elena Blavatskij abbracciò la teoria, sostenendo che gli abitanti di Lemuria erano il “ceppo originario” del genere umano. A suo dire, i “Lemuriani” erano alti 4,5 metri, deponevano uova, avevano poteri psichici, quattro braccia, occhi distanziati, faccia piatta con muso sporgente e strani piedi, il cui tallone consentiva di camminare sia in avanti sia all’indietro.
Nel 1870, un ex colonnello dei Lancieri del Bengala, James Churchward, dichiarò che un sacerdote indù gli aveva mostrato alcune antiche tavolette segrete che documentavano l’esistenza di un continente chiamato “Mu“, che si estendeva per 9.600 chilometri da nord delle Hawaii fino a sud dell’Isola di Pasqua. La scomparsa del territorio sarebbe stata causata circa 12.000 anni fa da un’eruzione vulcanica. I numerosi piccoli arcipelaghi sparsi nell’Oceano Pacifico ne costituirebbero la testimonianza odierna. Dai sopravvissuti di Mu discenderebbero tutti i popoli della terra.
In tutte le civiltà del Pacifico si ritrovano leggende sui continenti perduti. Gli Hawaiani, per esempio, credono che le loro isole fossero collegate un tempo alla Nuova Zelanda per mezzo di un vastissimo territorio. Nell’Isola di Pasqua si racconta di un eroe arrivato da una terra sommersa ad ovest. I geografi sanno che alcune isole del Pacifico sono affondate nel corso dei secoli. Uno sprofondamento potrebbe essersi verificato anche su più vasta scala.
Le dichiarazioni di Churchward trovarono un sostegno in Augustus Le Plongeon, che fece scavi archeologici in America Centrale. Le Plongeon pensava che i Maya discendessero dagli abitanti di Mu. Si disse che nel 1959 l’archeologo Reesdon Hurdlop avesse individuato documenti lasciati in Messico da Kland, un sacerdote di Mu. La storia divenne sospetta quando ci si accorse che “Reesdon Hurdlop” era l’anagramma di “Rednose Rudolph” (Rodolfo Nasorosso), probabilmente un nome di fantasia. I continenti scomparsi di Mu e Lemuria rimangono tuttora una stimolante ipotesi.