I ricercatori moderni pensano che i numerosi dipinti ritrovati all’interno di grotte abitate dagli uomini dell’età della pietra siano riconducibili a riti e cerimonie propiziatorie legate al culto della madre terra. Alcuni dei dipinti più belli, considerati vere e proprie opere d’arte, sono visibili nelle grotte di Lascaux e Altamira.
“Papa, toros, toros” (Papà, tori, tori!). Con queste parole, la figlioletta di cinque anni di un archeologo spagnolo annunciò, nel 1879, una scoperta sorprendente nella grotta di Altamira, nella Spagna settentrionale.
Chinandosi per entrare in un basso locale lungo 18 metri, suo padre, Don Marcelino Sanz de Sautuola scorse, alla luce di una lanterna, un branco di bisonti dipinti sul soffitto con terra rossa, gialla e nera.
L’artista aveva sfruttato le irregolarità della roccia per ottenere un effetto tridimensionale; ma chi era, e perché aveva dipinto questi animali? Solo molto più tardi, dopo che vennero alla luce altri esempi di arte rupestre in Europa, molti studiosi accettarono l’idea che dipinti che esprimevano tanto dinamismo fossero opera di uomini dell’Età della Pietra.
Dipinti rupestri si trovano in tutto il mondo; per la maggior parte sono visibili alla luce diurna e rappresentano figure umane intente con attività quotidiane, la caccia o la lotta, attorniate da strumenti e armi ben riconoscibili. Ma l’arte rupestre europea dell’Età della Pietra, creata fra i 30.000 e i 10.000 anni a.C., è diversa: scarseggiano le figure umane e gli oggetti raffigurati sono enigmatici. Ma, soprattutto, è nascosta.
Benché la vita degli artefici di quelle opere si svolgesse in prossimità della luce diurna, in rifugi rocciosi o all’imbocco delle grotte, i loro dipinti sono per lo più situati in buie gallerie interne, spesso nelle profondità della terra, e sono così inaccessibili da costringere l’artista ad arrampicarsi o a strisciare per ore, per poi dipingere sdraiato su un fianco, in angusti cunicoli.
Perché tanta segretezza? Si tratta per lo più di immagini di animali, è ovvio pensare a intenti magici: la semplice magia imitativa del cacciatore che crede di poter attrarre la preda disegnandone l’immagine. Ma gli animali ritratti non sono quelli di cui gli uomini dell’Età della Pietra erano soliti nutrirsi, a giudicare dai resti di cibi trovati, e gli oggetti dipinti, inizialmente interpretati come dardi, clave e tagliole, non somigliano a quelli rinvenuti.
Alcuni archeologi pensano che potrebbe trattarsi di una complessa forma di pittura religiosa, celebrante la fecondità e la vita, per cui gli oggetti dipinti non sarebbero armi e utensili, ma simboli sessuali, e le diverse specie animali rappresenterebbero i maschi e le femmine. Nelle grotte di Altamira, per esempio, il bisonte potrebbe simboleggiare la virilità. La collocazione delle pitture accanto all’entrata di una buia caverna sotterranea, associata nelle religioni di tutto il mondo al grembo materno o all’ingresso agli inferi, fa pensare a un nesso con il culto di qualche divinità femminile (dea madre) o con i miti dell’aldilà, o con entrambe le cose.
Un’altra teoria suggerisce che nelle gallerie interne si svolgessero pratiche iniziatiche. Coloro che vi venivano sottoposti erano influenzati dalla difficoltà di raggiungere le pitture, dall’effetto disorientante e claustrofobico del buio e del silenzio del luogo e da quello delle luci che rendevano quasi “mobili” le immagini degli animali.
Altrettanto enigmatiche sono le poche figure umane dipinte nell’Età della Pietra. Nella grotta detta “dei tre fratelli” ad Ariège, in Francia, sono rappresentati due uomini apparentemente mascherati da animali. Uno sembra danzare e suonare uno strumento ricurvo; l’altro, noto come “lo stregone”, ha grandi occhi e corna ramificate, zampe da orso e coda da cavallo; dipinto a 3,5 metri di altezza, sembra fluttuare o volare nell’aria. Si pensa che si tratti di celebranti o di partecipanti a riti religiosi.
Qualunque interpretazione si dia dell’arte dell’Età della Pietra, è indubbio che le grotte più decorate avevano una funzione particolare, probabilmente erano luoghi di riunione e centri rituali in cui si tentava di entrare in contatto con il mondo degli spiriti.