Coral Castle è una sorta di parco delle meraviglie interamente costituito da megaliti e blocchi di pietra dal peso di svariate tonnellate. Il modo in cui il suo creatore, Edward Leedskalnin, sia riuscito a mettere insieme tale costruzione rimane un mistero inspiegabile.
Per spiegare le meraviglie architettoniche del mondo antico, nel corso del tempo sono sorte le più svariate teorie che spaziano dall’utilizzo di presunti poteri paranormali all’impiego di tecniche ormai dimenticate. In un numero incalcolabile di libri è stato ripetuto così spesso che monumenti come le piramidi d’Egitto non potrebbero essere replicati nemmeno ai giorni nostri, che un’idea del genere è attualmente molto diffusa.
In tal modo, è sorta la credenza che gli antichi possedessero dei segreti tecnologici dimenticati da tempo immemore. L’idea del ricorso a conoscenze esoteriche risale alle speculazioni che attribuiscono a Merlino la costruzione di Stonehenge. Una pittura medievale ci mostra il mago che, trasformatosi in gigante, edifica a mani nude quel portento. Senonché Goffredo di Monmouth suggerisce l’impiego di una tecnologia superiore: dopo aver deriso i tentativi dei concorrenti di spostare Stonehenge dal suo sito originario, l’Irlanda, Merlino con il minimo dispiego di congegni posizionati in loco “smantellò le pietre più facilmente di quanto si potrebbe credere“. Poi, senza problemi, le riassemblò in Inghilterra, “dimostrando che la sua maestria era più efficace della forza bruta“.
La caccia ai segreti di Merlino ha assorbito diversi ricercatori in epoca moderna. All’inizio del secolo scorso, Edward Leedskalnin, uno dei più bizzarri protagonisti della ricerca, proclamò di aver riscoperto gli antichi segreti relativi alla lavorazione e al posizionamento delle pietre, così come erano stati impiegati nella costruzione delle piramidi e di Stonehenge.
Negli anni ’20 del secolo scorso, Leedskalnin, abbandonato dalla fidanzata alla vigilia del matrimonio, emigrò in America dal suo paese natio, la Lettonia, in cerca di fortuna. Dopo aver esercitato i mestieri più strani un po’ in tutti gli Stati Uniti, alla fine si stabilì sul litorale meridionale della Florida dove, in solitudine, si diede alla costruzione di megaliti, un’attività oltremodo bizzarra, e edificò la sua stessa dimora utilizzando le pietre del posto, una varietà di corallo piuttosto dura, e legname.
Lavorando in gran segreto dietro una parete di corallo alta 2 metri e mezzo recuperata in loco, Leedskalnin creò un vero e proprio paese delle meraviglie di pietra. Impiegando attrezzi e marchingegni fatti di legno e di rottami metallici, sudò le proverbiali sette camicie cavando blocchi di pietra pesanti fino a 30 tonnellate (più del peso medio delle pietre Sarsen di Stonehenge). Eresse un obelisco alto quasi 8 metri e monoliti per l’osservazione delle stelle; realizzò anche una grotta sul modello della fiaba “Riccioli d’oro ed i tre orsi“, un enorme tavolo a forma di cuore circondato da sedie ed un’elaborata cameretta con due letti scavati nella roccia, una culla e due lettini per i bambini, nel caso la fidanzata un giorno avesse cambiato idea decidendosi a sposarlo. Il tutto, oltre a molte altre cose (per un peso complessivo di 1.100 tonnellate), venne esclusivamente ricavato dal corallo. Il piatto forte era costituito dall’entrata al complesso, un lastrone di 9 tonnellate, accuratamente imperniato sul suo centro di gravità, che si spalancava alla minima pressione.
Dopo molti anni di solitudine, Leedskalnin decise di trasferirsi; dal momento che scelse una località nelle immediate vicinanze dell’autostrada a sud di Miami, noleggiò un trattore e, lavorando principalmente di notte, smantellò, spostò e riassemblò le pietre nel suo nuovo domicilio, che passò alla storia come “Coral Castle“, trasformatosi col tempo in un piccolo centro turistico.
Nel 1951, Leedskalnin morì portando il suo segreto nella tomba. Come fosse riuscito a realizzare Coral Castle, apparentemente senza aiuti, era e rimane un mistero. L’uomo era di corporatura esile ed era alto appena un metro e 40 centimetri. I vicini, intervistati a più riprese dai giornalisti e dalla televisione, non l’avevano mai visto all’opera. Tutti i tentativi di spiarne l’attività erano caduti nel vuoto: Leedskalnin sembrava dotato di una specie di sesto senso che l’avvertiva quando era sotto osservazione. Naturalmente giravano delle chiacchiere; la più assurda delle quali era che Leedskalnin “cantasse alle pietre“, il che in qualche modo le rendeva più leggere.
È più ragionevole pensare che disponesse di una serie di catene e pulegge azionate dal motore della sua vecchia Ford. Ma anche così, rimane difficile credere che abbia potuto dare vita a Coral Castle tutto da solo. Il motore della macchina gli avrebbe fornito solo la forza lavoro equivalente alla prestazione di qualche assistente. Leedskalnin non lasciò trapelare nulla circa la sua attività se non il fatto che sosteneva di aver riscoperto antiche tecniche basate su un sistema di leve e di contrappesi; scrisse inoltre una serie di opuscoli sull’importanza generale del magnetismo, che sembrano quasi del tutto privi di senso, almeno dal punto di vista della fisica convenzionale, ma che naturalmente furono all’origine di illazioni secondo le quali Leedskalnin avrebbe inventato un qualche marchingegno per vincere la forza di gravità basato appunto sul magnetismo.
Negli anni ’60, l’epoca aurea della cosiddetta “archeologia alternativa” (e per ogni sorta di bizzarre speculazioni), l’antigravità o la levitazione vennero spesso proposte come metodi impiegati dai costruttori preistorici per sollevare e posizionare le pietre. Numerosi libri ed articoli sostenevano l’esistenza di forze sconosciute sulla superficie della Terra che evidentemente gli antichi erano in grado di dominare per far levitare e trasportare enormi masse di pietre. Altri argomentarono che il trucco stesse negli ultrasuoni: la levitazione acustica difatti è possibile, posto che si usino altoparlanti abbastanza grandi per spostare oggetti sufficientemente piccoli. Tuttavia, a dispetto di tutte le ipotesi, non venne effettuato alcun esperimento per verificare se con uno qualsiasi di quei metodi fosse possibile spostare piccoli, o magari anche grandi, blocchi di pietra.