Il pozzo del tesoro di Oak Island, una piccola isola situata al largo della Nuova Scozia, in Canada, da più di due secoli continua a celare il contenuto nascosto al suo interno. Nonostante gli innumerevoli tentativi compiuti dal 1795 ad oggi, l’abilità costruttiva degli ideatori della struttura ha permesso di difendere tenacemente il contenuto del pozzo salvaguardandolo dalle grinfie dei cacciatori di tesori.
Da quasi 200 anni, gruppi di cacciatori di tesori si ostinano a scavare e a trivellare il terreno in una piccola isola al largo della Nuova Scozia (Canada), alla ricerca di un favoloso tesoro. E a tal fine hanno inutilmente profuso un tesoro: quasi un milione e mezzo di dollari per ottenere il classico “pugno di mosche”. Perché chiunque abbia scavato il Pozzo dei Tesori ad Oak Island, doveva essere un brillante ingegnere, che ha saputo servirsi egregiamente della vicinanza del mare per tenere alla larga gli intrusi e mettere al sicuro il suo oro.
Il pozzo consiste in un profondo scavo munito di tunnel laterali che permettono alle acque marine di inondare il pozzo quando i cercatori si calano nelle sue profondità. Gli unici ritrovamenti finora realizzati sono stati i seguenti: tre anelli di una catena che poteva essere d’oro o di rame (i resoconti variano su questo punto); un brandello di pergamena dove sono visibili due lettere, V e I, tracciate con penna d’oca; infine una pietra trovata a 30 metri di profondità scolpita con strani simboli, che furono ottimisticamente interpretati come l’indicazione che circa tre metri sotto erano sepolti 10 milioni di dollari.
La caccia al tesoro di Oak Island ebbe inizio nel 1795, quando il sedicenne Daniel McGinnis arrivò in barca a remi, a caccia di selvaggina, sull’isola deserta di Oak. In una radura, a una delle estremità dell’isola, trovò un paranco di nave che penzolava da un albero, al centro di una profonda depressione larga quattro metri.
Il ragazzo, infiammato dalle leggende di tesori lasciati dai pirati, incominciò a scavare con l’aiuto di due compagni. I tre trovarono un’apertura circolare, larga 4 metri, scavata nell’argilla silicea, con spesse piattaforme di quercia a 3, 6 e 9 metri di profondità. Il lavoro si fece sempre più arduo e, per varie ragioni, non ultima la difficoltà di trovare aiuti da parte dei loro superstiziosi concittadini, i tre amici furono costretti ad abbandonare lo scavo.
Nel 1804, un ricco canadese di nome Simeon Lynds fondò la prima compagnia di cercatori del tesoro, e si scontrò con la prima e insormontabile difficoltà che avrebbe bloccato anche le ulteriori esplorazioni del pozzo: l’acqua.
Gli operai si calarono attraverso ben otto piattaforme di quercia, tre delle quali sigillate con mastice e fibre di cocco. La pietra con la misteriosa iscrizione fu trovata alla profondità di 30 metri; dopo altri 3 metri, un piccone urtò contro qualcosa di solido. Lynds era convinto che fosse il forziere del tesoro.
Il giorno dopo rimase sbalordito scoprendo che il pozzo si era riempito di 20 metri di acqua. Settimane di svuotamento con secchi e pompe rudimentali non riuscirono ad abbassare minimamente il livello. Nel 1805, i minatori di Lynds praticarono un altro scavo, vicino e parallelo al pozzo: arrivati a quasi 40 metri di profondità, cominciarono ad aprirsi la via in direzione del “tesoro”. Dovettero invece fuggire a precipizio, quando, improvvisamente, l’acqua invase il loro pozzo e lo riempì allo stesso livello dell’altro. Dopo questo disastro, Simeon Lynds, un tempo ricco, era rovinato.
L’originario scopritore del Pozzo del Tesoro, Daniel McGinnis, morì. Ma nel 1849 i due ragazzi che lo avevano aiutato nei primi tentativi, John Smith e Anthony Vaughan, ormai al di là dei settanta, decisero di provarci con l’aiuto di una società formatasi nella cittadina di Truro.
I nuovi lavori di scavo, trivellazione e pompaggio parvero confermare l’esistenza di due o più forzieri: ma i lavori indebolirono e minarono il pozzo stesso, e determinarono la caduta del fondo in quella che si ritiene fosse una vasta caverna: caduta che trascinò con sé i forzieri, forse spaccandoli e disperdendo il contenuto. Tuttavia, il gruppo di Truro riuscì almeno a scoprire come mai il pozzo veniva inondato a un livello che si alzava e si abbassava con la marea: un tunnel scavato dall’uomo, a quasi 40 metri di profondità, era in comunicazione col mare. Si fece saltare il tunnel con la dinamite, nel 1893; eppure il pozzo continuò a riempirsi incontrollabilmente. Nel 1942, si scoprì infatti l’esistenza di un secondo tunnel, alla profondità di 50 metri.
E ce ne possono essere ancora degli altri. Ma ormai, quasi 200 anni di trivellazioni, scavi e pompaggi hanno talmente sconvolto Oak Island, che non si conosce neppure più l’esatta ubicazione del pozzo originario. Rimane tuttavia l’interrogativo più importante: da chi, perché e cosa fu esattamente sepolto in quel luogo? Le vecchie leggende sul capitano Kidd possono essere tranquillamente accantonate. Per grande che fosse la sua perizia marinara, Kidd era sicuramente incapace di studiare un così perfetto lavoro di ingegneria. Il pozzo di Oak Island non può che essere stato creato da un professionista, ed eseguito da una squadra di abili minatori.
Rupert Furneaux, autore del libro “Il Mistero del Pozzo del Tesoro“, ha formulato l’ipotesi più plausibile. Considerato lo stato del paranco e della fune trovati nel 1795, il pozzo non doveva essere stato scavato molto prima del 1780, il che collocherebbe l’operazione nel bel mezzo della Guerra per l’Indipendenza degli Stati Uniti. Nel 1778, la guarnigione britannica di New York era minacciata dall’armata di Washington. Il governatore aveva con sé i fondi per la paga di tutte le forze britanniche in America e sembra logico che, ansioso di proteggerli, abbia ordinato di nasconderli in un luogo segreto.
L’unità alla quale affidò il compito può benissimo essere stata un distaccamento del Genio stazionato ad Halifax, nella Nuova Scozia. Furneaux spiega che solo un tesoro di immenso valore, come i fondi per le paghe, poteva richiedere un così complesso nascondiglio. E le uniche persone della zona in grado di concepire ed eseguire un compito simile erano appunto gli uomini del Regio Genio Britannico. Però in nessun documento dell’epoca è riferita la perdita, da parte dell’esercito inglese di notevoli somme di denaro. Questo potrebbe allora voler dire che, cessato il pericolo, i forzieri furono recuperati e che quindi il famoso Pozzo del Tesoro di Oak Island è in realtà vuoto.