Con il termine “grimori” si indicano gli antichi libri di magia rituale. L’origine di molti di essi si perde nella notte dei tempi mentre di altri ne conosciamo la provenienza e l’autore. Questi antichi testi, spesso dal linguaggio oscuro ed enigmatico, erano veri e propri manuali di magia utilizzati da maghi, stregoni ed occultisti.
L’iconografia popolare ha sempre rappresentato il mago immerso in libri di magia, i cosiddetti grimori, costellati di segni cabalistici che lui solo riusciva a decifrare. Dal XIII al XV secolo circolarono clandestinamente in Europa misteriosi manoscritti, ricchi della sapienza degli antichi mescolata con le superstizioni e i segreti popolari, libri di ricette terapeutiche e di formule evocatorie per gettare o scongiurare il malocchio.
Il mago tedesco Cornelius Agrippa, che insegnava le virtù del quadrato magico e diceva che “la magia è una vera scienza, la filosofia più elevata e più misteriosa, in una parola la perfezione e il compimento di tutte le scienze naturali“, e altri grandi maghi celebri come il teologo Alberto Magno, il monaco inglese Ruggero Bacone, il “dottore illuminato” Raimondo Lullo e l’abate Trithemius, in particolare, lasciarono famosi grimori in cui il fantastico si mescola con l’osservazione pratica (già scientifica come procedimento) e un incredibile amalgama di formule rituali, in ebraico e in latino, di operazioni cerimoniali e di amuleti dai singolari disegni.
Tra i grimori più noti citiamo:
- II Grande e il Piccolo Alberto. Fu a lungo la bibbia degli stregoni di campagna: racchiudeva molte verità da decifrare, comprensibili solo agli iniziati, ma anche i segreti delle virtù delle piante, delle pietre, delle pelli e dei visceri degli animali.
- Il Drago Rosso. In questo grimorio di magia pratica, di esercizi magici, probabilmente di origine ebraica, si trovano una tavola dei giorni fasti e nefasti, indicazioni per praticare la necromanzia (l’arte di far parlare i morti per predire l’avvenire) ed evocare il Diavolo, numerose ricette per favorire la riuscita o indovinare l’avvenire, grazie all’astrologia o allo “specchio di Salomone”. Il testo sul “segreto per rendersi invisibili” descrive il mitico anello di Gige e così termina: “L’anello e le parole magiche sono andati perduti“.
- La Gallina Nera. In quest’opera si impara a invocare, a mezzanotte, il Diavolo nei crocevia, al centro di un cerchio, sacrificando una gallina nera (che non abbia mai fatto uova) con molte orazioni: “Lo spirito immondo comparirà allora rivestito di un abito scarlatto gallonato, di un farsetto giallo e di brache color verde acqua. La testa, che assomiglierà a quella di un cane con orecchie d’asino, avrà due corna: le gambe e i piedi saranno come quelli di una vacca. Egli vi chiederà i vostri ordini“.
- Il Rituale di alta magia. È opera del celebre medico, avvocato e mago tedesco Heinrich Comelius Agrippa von Nettesheim, che visse dal 1486 al 1535 e fu protetto da Leone X. Papa molto interessato alle operazioni magiche. Il trattato è una miscellanea di astrologia, di orazioni e di scongiuri per far comparire spiriti e demoni nei diversi giorni e ore della settimana. Esso termina più prosaicamente con un elenco di “segreti occulti” per custodire i greggi, non farsi derubare, salvaguardarsi dal fuoco, dalla scabbia, dalle febbri, dalla gotta o dall’emorragia e, ovviamente, per favorire l’amore.
- La Clavicola di re Salomone. A dispetto del nome, anche quest’opera viene attribuita a Cornelius Agrippa e vi si ritrovano brani di una conoscenza perduta. La Clavicola di re Salomone è fortemente impregnata di magia cabalistica. Il libro, ornato da disegni e riempito di formule dalla consonanza ebraica, espone il modo di entrare in comunicazione con gli angeli e gli spiriti a certe ore e in certi giorni. Materiale raccomandato per il rituale: una spada, uno stilo, un cesello, un temperino, due coltelli, una tazza, uno scrittoio, un fornellino e due bastoncini sacri.
Molti altri grimori furono scritti nel corso dei secoli successivi: tra i più recenti, vanno citati: “Dogma e rituale di alta magia” di Eliphas Levi, “Trattato di magia pratica” di Papus, “Tarocchi” di Oswald Wirth. Tutti questi libri risalgono alla fine del XIX secolo o ai primi anni del XX secolo. Confermano una sete di iniziazione a verità superiori alla condizione umana e sono la testimonianza che la ricerca del segreto della creazione è un sogno che si tramanda di generazione in generazione.