Fin dagli albori della civiltà, la caduta di meteoriti e l’improvvisa comparsa di comete nei cieli, sono stati interpretati come evidenti segni della volontà divina. Molti dei frammenti raccolti, custoditi all’interno degli antichi templi pagani, sono divenuti oggetto di venerazione e di culto da parte della popolazione.
Nel mondo antico l’osservazione della volta celeste e del moto degli astri era una delle attività principali dalla quale trarre auspici e presagi. I cieli erano carichi di significato e brulicavano di divinità.
Di fatto molte religioni arcaiche consideravano gli dèi e le stelle come un tutt’uno. Basti pensare che nella più antica scrittura che sia mai stata decifrata, quella utilizzata dai sumeri all’incirca nel 3500 a.C., il simbolo che rappresentava la divinità era un pittogramma a forma di stella stilizzata.
Oltre alla registrazione del moto degli astri c’erano anche altre ragioni che giustificavano l’osservazione dei cieli: gli dèi rivelavano agli uomini la propria esistenza inviando periodicamente dei segnali. Le meteore ed i frammenti extraterrestri che precipitavano sul nostro pianeta venivano interpretati secondo questa chiave di lettura. Non è un caso che molti culti religiosi sorti nell’antichità si fondassero proprio sulla venerazione di frammenti di meteoriti.
L’esempio più noto è forse quello della dea Diana che aveva come centro di culto la città di Efeso sulla costa egea dell’attuale Turchia. Come riportato negli Atti degli Apostoli 19,35 quando San Paolo vi giunse nel 54 d.C. condannò la devozione per una dea “la cui statua è caduta dal cielo“. In realtà la statua non venne scolpita da un meteorite caduto dal cielo ma fungeva da involucro per una pietra “sacra” custodita al suo interno. Esiste perfino un testo antico, risalente all’impero ittita, che documenta la caduta del meteorite nel 1300 a.C. che comportò la morte del re di Apasas ovvero dell’antica Efeso.
In Egitto il culto di Amon, re degli dèi, era anch’esso strettamente connesso alla venerazione di alcuni meteoriti. Tant’è che uno di questi venne conservato in un tempio di Tebe, la capitale religiosa egiziana, come oggetto sacro. Analogamente, la tradizione rabbinica ci tramanda la leggenda che re Salomone costruì il tempio che porta il suo nome (risalente al X secolo a.C.) nel luogo in cui, sotto il regno di suo padre Davide, era caduta l’Eben Shetiya ovvero letteralmente la “pietra di fuoco”.
Ma quello che più ha resistito nel tempo è il culto della “Pietra Nera” della Mecca, incassata nel muro della Ka’ba, una piccola costruzione in pietra lavica che di fatto è il luogo più sacro dell’islamismo. La Pietra Nera è avvolta dal mistero. Solitamente appare schermata da un pesante drappo scuro ed è rigorosamente vietato fotografarla. L’unica cosa certa è che si trova incastonata in una montatura di argento tonda fissata in un angolo del muro. Stando alla tradizione musulmana, la Pietra Nera era conosciuta anche prima dei tempi di Abramo. Originariamente bianca assunse nel tempo il colore nero dopo aver assorbito i peccati dei fedeli in pellegrinaggio alla Mecca.
Le numerose testimonianze di meteoriti caduti in tempi passati fanno nascere il sospetto che questi episodi fossero un tempo assai più frequenti di quanto non lo siano al giorno d’oggi. Stesso discorso vale per le comete. Agli albori dell’Impero romano, pochi avvenimenti politici di una certa rilevanza sfuggivano all’apparizione di una cometa, come quella che fece puntualmente la sua comparsa il primo giorno delle cerimonie funebri in onore di Giulio Cesare nel 44 a.C. Qualche decennio dopo, un’altra magnifica apparizione celeste, probabilmente una cometa dalla scia molto pronunciata, condusse i Magi al luogo ove era nato Gesù.
Durante il regno di Nerone (54-68 d.C.) vennero avvistate non meno di quattro comete, la prima delle quali precedette di poco la morte del predecessore Claudio e continuò a brillare fino all’avvento di Nerone. Tant’è che quando apparve la seconda, nel 60 d.C., si credette che preannunciasse l’ascesa al potere di un nuovo imperatore. Come risposta a tale evento Nerone si affrettò ad esiliare un certo Rubellio, indicato quale suo probabile successore. Niente in confronto a quanto accadde nel 64 d.C. in concomitanza con la cometa che fece la sua comparsa in quell’anno. Nerone, dopo aver consultato l’astrologo di corte, rispose alla decisione del fato massacrando l’intera nobiltà. La carneficina fu terribile: perfino i figli delle vittime vennero lasciati morire di fame o avvelenati.