Le opere di Leonardo da Vinci hanno sempre destato stupore e ammirazione. Numerosi studiosi e appassionati di scienze occulte hanno intravisto nei sui quadri codici e messaggi nascosti attraverso i quali il maestro avrebbe rivelato verità arcane e di carattere esoterico.
Non finiremo mai di conoscere a fondo il genio e il lavoro del grande Leonardo da Vinci. Da sempre la sua figura appassiona studiosi e gente comune per la capacità di dipingere opere uniche e progettare macchine avanti anche di alcuni secoli rispetto al proprio tempo. I suoi studi lo hanno proiettato in un futuro lontano, inimmaginabile per tutti i suoi contemporanei.
Ma Leonardo è qualcosa di più di un genio nel senso classico della parola: tutto il suo lavoro sembra pervaso da un messaggio superiore alla semplice invenzione meccanica. Ultimamente si è ricominciato a scavare nella sua biografia alla ricerca di un “Leonardo segreto“. Il suo nome è stato accostato a sette occulte, si è parlato di codici nascosti nei suoi quadri e di informazioni oscure provenienti da un lontano passato. Non tutto quello che è stato scritto o detto è però vero, anzi. Per questo motivo è necessario ripercorrere la storia di Leonardo da Vinci, smentendo quello che è pura opera di fantasia e confermando solo ciò che è reale.
Si è ipotizzato che Leonardo da Vinci appartenesse al Priorato di Sion e ne fosse addirittura uno dei Gran Maestri. Ma cos’è il Priorato di Sion? Stiamo parlando di una società occulta creata nel 1099 da Goffredo da Buglione, il re francese a capo delle crociate. Questo sovrano fondò il Priorato e il suo braccio militare visibile, i cavalieri Templari, con lo scopo di rinvenire e di conservare importanti documenti celati da tempo tra le rovine del Tempio di re Salomone a Gerusalemme.
Nel 1975 è stato ritrovato un elenco contenente i nomi degli ultimi Gran Maestri e vi si trovano, tra gli altri, i nomi di Isaac Newton, Sandro Botticelli, Victor Hugo e, appunto, Leonardo da Vinci. Questa lista sarebbe contenuta in un documento (collocato nell’archivio della Bibliothèque Nationale de France, a Parigi) e chiamato Les Dossiers Secrets (cioè I Dossier Segreti). Secondo una tesi recente, proprio attraverso questa setta segreta, Leonardo avrebbe attinto a numerose conoscenze esoteriche. Les Dossiers Secrets, però, sarebbero falsi. Risultano infatti compilati da un genealogista chiamato Henri Lobineau e con ogni probabilità furono depositati alla Bibliothèque Nationale nel 1967, e non prima. Essi contengono effettivamente un elenco dei Gran Maestri del Priorato di Sion e vi sono riportate anche le genealogie segrete dei discendenti dei Merovingi, la prima dinastia reale di Francia. L’autore dei Dossier dichiarava di aver utilizzato come fonti delle antiche pergamene, delle quali, però, non vi è traccia alla Bibliothèque Nationale. Ma in realtà Henri Lobineau non è mai esistito. Dietro questo nome si nascondeva un personaggio molto discusso: Pierre Plantard.
Negli anni Sessanta, Plantard si autoproclamò discendente dei Merovingi e quindi potenziale pretendente al trono di Francia. La sua discendenza sarebbe stata confermata appunto dalle genealogie contenute nei Dossier Segreti sebbene l’autore confessò in seguito di averli falsificati. Ancora oggi è possibile recarsi alla prefettura della città di St Julien, in Savoia, e visionare la richiesta con cui Plantard e alcuni suoi amici chiesero il permesso di fondare l’associazione culturale chiamata Priorato di Sion. Il documento è datato 1956 ed è firmato dallo stesso Plantard. Il nome dell’associazione deriva dal vicino monte di Sion, ma è anche un riferimento al piccolo ordine di monaci che esisteva in Terra Santa ai tempi delle crociate e che sparì senza lasciare traccia con la cacciata dei cavalieri cristiani dalla Palestina.
Appurata la non appartenenza di Leonardo al Priorato di Sion, è possibile indagare sulla sua vita partendo da Vinci, un piccolo borgo in Val d’Arno, posto nelle verdi colline vicino Firenze, dove nacque il 15 aprile del 1452. All’epoca questo piccolo centro era immerso nel pieno del fermento culturale della Toscana, allora più che mai cuore pulsante della vita politica, artistica e letteraria del Quattrocento. Leonardo era un giovane bello e incredibilmente di talento. I resoconti del tempo concordano sulla sua personalità amabile e sul suo fascino, tramandando l’immagine di un giovane dal carattere solare e gioviale. Di lui tutti ricordano l’autoritratto senile, che non permette però di comprendere quale fosse il suo charme. L’adolescenza artistica di Leonardo è segnata dalla città di Firenze: a diciassette anni entrò in una delle più prestigiose botteghe del tempo, quella di Andrea Verrocchio, dove si trovò a lavorare accanto a discepoli come Botticelli e il Perugino. Racconta il Vasari che il Verrocchio, artista stimatissimo, mentre dipingeva un san Giovanni intento a battezzare Cristo, ebbe l’idea di affidare al giovane appena arrivato la pittura di un angelo. Alla vista del sorprendente risultato ottenuto dal nuovo apprendista sarebbe stato allora colpito da una profonda crisi, tanto da lamentare in seguito difficoltà a dipingere.
Leonardo da Vinci, come se possedesse la facoltà di vedere avanti nel tempo, era capace di intuizioni e anticipazioni come nessuno mai prima di lui: disegnava gru, macchine volanti, mitragliere e addirittura carri armati. Dai suoi progetti e dai suoi appunti viene fuori un mondo intero di visioni assolutamente straordinarie per l’epoca. A Milano, presso il Museo della Scienza e della Tecnologia, sono conservate le invenzioni che fanno di lui un “uomo del futuro”. A cominciare dal telaio meccanico da tessitura progettato nel 1495 e ricostruito dal museo nel 2002. È impressionante il complicato sistema automatizzato che caratterizza questa macchina. Lo stesso Leonardo riteneva questo progetto “un’invenzione più bella e più utile di quella della stampa“. Ma la vera sorpresa è che non solo in quegli anni non esisteva nulla del genere, ma niente di simile sarebbe comparso sulla scena per circa tre secoli. E lo stesso vale per altre centinaia di invenzioni, come l’ala battente oppure la vite aerea, anticipazione dell’elicottero di Enrico Forlanini. Insomma, è come se Leonardo avesse vissuto nel futuro. Ma c’è anche chi sostiene che possedesse conoscenze provenienti dal passato, con lontane origini esoteriche, che avrebbe nascosto, addirittura criptate, nei suoi quadri.
A Milano è conservata una delle opere più importanti e discusse di Leonardo: il Cenacolo. Si tratta di un affresco dalla forza stupefacente. Ben visibile su una parete del Refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie, ha sedotto intere generazioni di milanesi, e non solo, che lo hanno considerato l’opera più bella di Leonardo. Il convento è stato bombardato due volte durante la seconda guerra mondiale ma in entrambi i casi il capolavoro leonardesco si è miracolosamente salvato. L’elemento più emozionante è il momento scelto dall’artista per rappresentare l’Ultima Cena: Gesù ha infatti appena detto agli Apostoli che uno di loro lo tradirà. Quella fissata da Leonardo è una sorta di istantanea della reazione spaesata e disorientata dei suoi più vicini seguaci a questa notizia. I dodici personaggi si interrogano l’uno con l’altro, dopo le inquietanti parole del Maestro. Chi di loro è il traditore? Chi sa qualcosa?
Nel Vangelo di Marco si legge: “Venuta la sera, Egli giunse con i Dodici. Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: “In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà”. Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l’altro: sono forse io?“. Nel Vangelo di Luca la stessa scena viene ritratta con le seguenti parole: “Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell’uomo dal quale è tradito!“.
Dallo studio di alcuni documenti si evince che Leonardo avrebbe avuto grandi difficoltà a trovare il volto perfetto per rappresentare Gesù, nonostante la sua notevole esperienza. La sua attenzione al racconto evangelico è stata talmente grande da portarlo a definire il punto di vista a sei metri d’altezza, esattamente come sarebbe apparso agli occhi di un osservatore posto a piano terra che alza lo sguardo al secondo piano. Proprio dove, secondo il racconto, si sarebbe trovato l’ambiente nel quale Gesù e gli Apostoli avrebbero consumato insieme l’Ultima Cena. Posta così in alto (oggi è impossibile cogliere la distanza, visto che il pavimento della sala è stato rialzato), l’opera incantava già all’epoca chiunque la guardasse. Ognuno cercava in quei tredici volti le tracce di un’età, di un carattere e di un sentimento in quel momento del pasto così drammatico. Secondo alcuni scrittori, poi, questo dipinto conterrebbe la prova del matrimonio tra Gesù e Maria Maddalena: la figura alla destra del Redentore, finora ritenuta san Giovanni, dovrebbe essere invece, secondo una tesi discussa, quella della Maddalena, a riprova della sua supremazia all’interno del gruppo degli Apostoli. Quello che non torna all’interno del Cenacolo è in realtà la posizione di una mano che impugna un coltello e che non si capisce bene a chi appartenga.
Come può un genio, che degli studi di anatomia e delle misurazioni degli arti ha fatto un punto di forza, aver disegnato un arto così sproporzionato? Un braccio lungo circa il doppio di qualunque altro braccio rappresentato nel dipinto, sempre nel caso appartenga a uno dei personaggi presenti. E perché tale mano, a questo punto ignota, impugnerebbe proprio un coltello? E se in realtà non appartenesse a nessuno degli Apostoli seduti a tavola ma a qualcuno al momento nascosto? In questo caso i commensali sarebbero quattordici e non più tredici: ci sarebbe, allora, un’altra persona nell’Ultima Cena. E se fosse veramente una donna? È possibile che Leonardo abbia interpretato alla lettera il Vangelo di Luca, che parla espressamente di una mano, rappresentandola armata, come simbolo stesso del tradimento, del pericolo nascosto? Potrebbe essere la mano l’unica parte che vediamo di Giuda?
Accanto a Cristo è ritratta una presenza silenziosa e dolce, dai tratti eterei. Secondo le nuove teorie si tratterebbe di Maria, la madre del Redentore, la donna alla quale sono dedicati lo stesso convento di Santa Maria delle Grazie, dove si trova il Cenacolo. Una figura fondamentale per il cristianesimo quella della Vergine, che Leonardo ha tante volte ritratto. In effetti il volto del Cenacolo ha un’incredibile somiglianza con quello di Maria raffigurato nel quadro La Vergine delle rocce. Sovrapponendo i due volti si ha addirittura la perfetta identità dei tratti. È quindi impossibile che abbia semplicemente disegnato due volti uguali. E come mai in un dipinto un volto rappresenterebbe la Vergine e in un altro invece un uomo, san Giovanni? Forse era veramente questo il mistero del Cenacolo di Leonardo da Vinci: la presenza di Maria accanto al Cristo.
Accanto a Gesù, nell’Ultima Cena il grande artista toscano avrebbe posto la donna che lo concepì Immacolata, che era vicino a lui quando fece il primo miracolo alle nozze di Cana, che lo seguì disperata lungo la via dolorosa del Calvario, che pregò sotto la sua croce e che lo abbracciò una volta deposto. Leonardo avrebbe quindi dipinto un ruolo ancora più importante per colei che più di ogni altro avrebbe avuto a cuore le sorti di Cristo e della sua Chiesa. Nel Cenacolo non sarebbe quindi ritratta Maria Maddalena, come vogliono alcune teorie, ma piuttosto Maria. La ricerca tra i simboli proposti da Leonardo rimane aperta e suggestiva. Il suo genio, incommensurabile e quasi incomprensibile per l’uomo comune, ha portato da sempre a voler vedere qualcosa di magico o segreto dietro la sua opera.