Lo scrittore irlandese Bram Stoker, nel creare il mellifluo conte Dracula si ispirò ad un personaggio storico realmente esistito. Si tratta di Vlad Tapes III Principe di Valacchia, noto ai contemporanei e ai posteri per la crudeltà disumana con cui trattava i nemici e i prigionieri di guerra.
Quasi tutti conoscono il personaggio cinematografico di Dracula, il mellifluo e sinistro conte di Transilvania, vestito elegantemente in abito da sera e mantello, che getta il travestimento per svelare terribili denti che penetrano nel collo della sua vittima innocente. Dracula il vampiro, è la creazione suprema dello scrittore irlandese Bram Stoker. Esistono tuttavia validi motivi per credere che Bram Stoker si sia basato su un personaggio reale, Vlad l’Impalatore, governatore della Valacchia, regione della moderna Romania, a metà del quindicesimo secolo. Vlad nacque in Transilvania nel 1431, e nel 1437 divenne erede del principato adiacente di Valacchia, dopo che il padre cacciò il governatore legittimo. Ma un’ombra oscura incombeva sui Balcani, l’impero ottomano fondato dai turchi musulmani aveva già conquistato la Serbia e la Bulgaria, e si accingeva a completare l’annessione della Grecia. La Valacchia divenne uno stato di confine strategico, tra gli ottomani e la potenza cristiana principale, l’Ungheria, a nord.
Nel 1442, per essere certo della fedeltà valacca, il sultano turco prese in ostaggio il giovane Vlad e suo fratello Radu. Ciononostante, i valacchi intrapresero una serie di campagne contro i turchi, riportando anche qualche successo, finché Vlad il vecchio non venne condannato a morte dopo aver avuto dei contrasti con i suoi alleati, gli ungheresi. Evaso dalla prigionia, Vlad s’imbarcò in una lunga campagna per riconquistare il trono paterno, a quel tempo occupato da un lontano parente. Riuscì nell’intento nel 1456 con l’assassinio del suo rivale e divenne principe di Valacchia. I sudditi di Vlad avrebbero scoperto di lì a poco che il nuovo sovrano intendeva governare con pungo di ferro. Avendo convocato una riunione di nobili, il principe, secondo ciò che si racconta, chiese loro quanti principati avessero visto nella loro vita. I nobili beffardamente risposero a turno ma l’ironia delle loro risposte e la mancanza di stima nei confronti del principe risultò fin troppo evidente. Vlad non tergiversò: le sue guardie armate entrarono nella stanza e afferrati i cinquecento nobili, li condussero fuori dal castello, dove vennero impalati su bastoni appuntiti, insieme alle mogli ed ai servi, e lasciati a marcire.
La crudeltà di Vlad divenne famosa quando questi si rivoltò contro la Transilvania, sua terra natia, non accettando il potere economico che tale regione esercitava sulla Valacchia. Convinto che i mercanti tedeschi che dominavano la Transilvania fossero dediti a commerci illegali, dal 1457 al 1460 condusse una serie di incursioni nelle città principali, massacrando un gran numero di uomini, donne e bambini, alla cui tortura seguiva l’impalatura. Vlad dimostrava di godere di quegli orrori. Secondo un libello tedesco stampato nel 1499, egli non mostrava alcun segno di disagio nello starsene seduto a contemplare l’agonia delle sue vittime nella città di Brasov: “Tutti coloro che aveva fatto prigionieri, uomini e donne, giovani e vecchi, bambini, li aveva fatti impalare sulla collina vicino alla cappella, e tutt’intorno alla collina, e sotto di loro egli si mise a banchettare, godendosi lo spettacolo“.
I racconti tedeschi sulle crudeltà del regno di Vlad l’impalatore iniziarono quand’egli era ancora in vita e proseguirono anche dopo la sua morte conferendogli, più tardi, la reputazione di tiranno sanguinario. Essi diedero un forte impulso all’industria tipografica, ancora agli inizi in Europa, ed i testi che narravano dettagliatamente gli orrori di Vlad divennero i primi “best-seller”. I rumeni hanno spesso preferito ricordare Vlad come il patriota che cacciò i turchi, sebbene anche in quell’occasione una delle sue armi principali fu il terrore. Nel 1461 divenne evidente che stava per scoppiare la guerra fra la Valacchia e l’impero ottomano, e si diceva che Vlad l’avesse incoraggiata. Molto famosa è l’accoglienza che riservò agli ambasciatori turchi nel suo nuovo palazzo della capitale, Tirgoviste. Vlad ordinò che si scoprissero il capo in sua presenza e, dato che aveva soggiornato a lungo in Turchia come ostaggio, non agì certo ignorando il costume che vietava agli ottomani di togliersi il turbante. Gli ambasciatori risposero a ragione: “Questa è l’usanza del nostro paese, mio signore“. Vlad controbatté sarcastico: “Desidero conferire più vigore alle vostre leggi” e ordinò che i turbanti degli ambasciatori venissero fissati alla loro testa con chiodi di ferro. Poi inviò un messaggio al sultano: “Non imponete i vostri costumi agli altri sovrani che non li desiderano, ma teneteveli nella vostra terra“.
La risposta del sultano fu inevitabile, e giunse sotto forma di una trama per assassinare Vlad: il principe, però, riuscì a sventare il complotto. Senza dubbio trasse notevole piacere dal trattamento riservato ai cospiratori. Vlad attaccò i turchi, invadendo la Bulgaria, dove massacrò decine di migliaia di civili e catturò numerosi prigionieri. Nell’estate del 1462 i turchi entrarono in Valacchia e Vlad, dotato di un esercito molto meno numeroso, si ritirò prima dell’arrivo dei nemici, lasciando dietro di sé una campagna devastata per privarli degli approvvigionamenti necessari ed iniziò una sorta di guerriglia. I turchi proseguirono fino a Tirgoviste, saccheggiata e bruciata prima del loro arrivo. Passando accanto alla città, l’esercito turco entrò in una stretta gola, dove si trovò di fronte ad una scena orripilante: una foresta di ventimila corpi impalati ed in putrefazione. Erano i prigionieri catturati da Vlad l’anno precedente. Sul palo più alto vi erano i corpi dei due cospiratori. Nonostante fossero abituati agli orrori della guerra, i turchi rimasero impressionati da quello spettacolo terribile ed il sultano decise di affrontare la lunga marcia del ritorno.
Detto trionfo, tuttavia, segnò la fine del regno di Vlad. Il sultano in ritirata lasciò dietro di sé Radu, fratello di Vlad e aspirante al trono. Radu si guadagnò presto il favore dei nobili, mentre l’esercito di Vlad si disgregò una volta cessata la minaccia unificatrice dei turchi. Vlad fuggì in Ungheria, dove fu catturato e imprigionato sulla scorta di false accuse, basate su lettere contraffatte che indicavano una sua alleanza con i turchi. Seguirono per lui dodici anni di confino, fino alla morte di Radu, quando Vlad acconsentì a sottomettersi al dominio ungherese. Con l’aiuto degli ungheresi e del cugino, il Principe Stefano di Moldavia, egli riguadagnò il trono nel 1476, ma si trovò in grave pericolo quando gli eserciti stranieri si ritirarono. Durante la sua ultima battaglia contro un esercito di nobili valacchi appoggiati dai turchi, Vlad fu trafitto da una lancia. I turchi gli tagliarono la testa e la consegnarono al sultano, che la espose quale prova della sconfitta del loro acerrimo nemico.
Per quanto terrificanti siano state le gesta di Vlad l’impalatore, da dove deriva la sua connessione con Dracula? Vlad era il figlio di Vlad Dracul. Dracul era un soprannome con doppio significato, “drago” e “diavolo”. La versione ufficiale era probabilmente “drago”, dal momento che Vlad il Vecchio era stato investito dell’Ordine del Drago nel 1431, ed era diventato membro di un’organizzazione segreta impegnata nella repressione dei turchi.
Dracula significa “figlio di Dracul”, e sui documenti ufficiali Vlad l’impalatore si firmava infatti “Dracula”: forse amava l’idea di essere conosciuto quale figlio del diavolo. Potrebbe essere stata tale interpretazione del nome di Vlad ad ispirare il poeta di corte Michel Beheim nel 1463, quando compose un poema epico intitolato “Storia di un uomo pazzo e sanguinario chiamato Dracula di Valacchia“. Questo scritto sembra essere piaciuto molto al padrone di Beheim, l’imperatore Federico III del Sacro Romano Impero, poiché venne letto ad ospiti insigni in numerose occasioni. Gli storici Raymond McNally e Radu Florescu, che più di qualsiasi altro hanno sostenuto l’equazione Vlad-Dracula, commentano inoltre che egli fu tecnicamente un vampiro, poiché, a quanto si raccontava, inzuppava il pane nel sangue delle sue vittime durante i suoi macabri banchetti.
L’immagine di Vlad Dracul nella Romania moderna è sempre stata piuttosto ambigua. Egli fu molto ammirato da Nicolae Ceausescu, dittatore della Romania fino al 1989, anno della caduta del suo regime e della sua esecuzione. Nel 1976, in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte di Vlad Dracul, fu celebrato da film, quadri, romanzi, racconti storici e persino da un francobollo commemorativo. Negli ultimi anni è nata un’industria del turismo “draculesco”, sebbene non tutti i rumeni accolgano favorevolmente tale bizzarria.