Quella che segue è la storia della ricerca del Dalai Lama avvenuta tra il 1933 ed il 1940. Dopo la morte del tredicesimo Dalai Lama, Thupten Gyatso, gli abati dei conventi lamaisti del Tibet iniziarono una lunga ed affannosa ricerca che li portò nel piccolo villaggio di Taktser a nord-est della capitale Lhasa dove finalmente trovarono il futuro quattordicesimo Dalai Lama.
Nell’anno dell’Uccello Acquatico, dopo un regno lungo e fruttuoso in qualità di capo spirituale e temporale del Tibet, il tredicesimo Dalai Lama, Thupten Gyatso, morì nel suo palazzo estivo di Lhasa, la capitale. Per il resto del mondo era il 1933 e la morte del Dalai Lama mise in moto la lunga ricerca del fanciullo che, secondo le antiche credenze dei Tibetani, sarebbe nato come suo successore, ultimo di un lungo lignaggio che non si era mai interrotto da secoli. Nel frattempo, un reggente avrebbe governato il Paese.
Gli abati dei conventi lamaisti ai quali era stato affidato il delicatissimo compito di localizzare il nuovo capo religioso consultarono oracoli, interpretarono le loro visioni e cercarono buoni auspici per indirizzare la loro ricerca, ma i primi indizi erano già a portata di mano. Alla morte del Dalai Lama, il suo corpo era stato posto su un trono rivolto a sud in un tempietto a forma di padiglione. Pochi giorni dopo, si osservò che il volto del defunto si era inclinato verso est e che un grande fungo a forma di stella si era sviluppato su un pilastro di legno situato nell’angolo a nord-est del tempio.
Come scrisse in seguito il quattordicesimo Dalai Lama nella sua autobiografia, “La mia terra, il mio popolo“, questi due auspici indicavano senza ombra di dubbio ai saggi che erano in grado di interpretarli che il fanciullo, destinato a divenire l’ultima incarnazione dell’Oceano di Saggezza, come è anche chiamato il principio intellettivo che governa il nostro universo, sarebbe stato trovato a nord-est di Lhasa. Nel 1935, il reggente si recò al lago sacro di Lhamoi Latso per trarre una visione dalla superficie dell’acqua.
Dopo un momento di preghiera, di raccoglimento e di meditazione, ebbe la visione di tre lettere tibetane: ah, ka e ma. Ebbe anche la visione di un monastero con i tetti color verde giada e oro e una casa ricoperta di tegole color turchese.
Le visioni del reggente guidarono gli abati e gli altri dignitari che si misero in viaggio per tutta la campagna tibetana in cerca del monastero e della casa descritta. Nel 1936, tre anni dopo la morte del tredicesimo Dalai Lama, un gruppo di religiosi in viaggio verso nord-est annunciò la scoperta dei tetti verde e oro del monastero di Kumbum e di una casa con tegole color turchese nel vicino villaggio di Taktser. Nella casa viveva una coppia con un bambino che non aveva ancora raggiunto i due anni.
Un gruppo di saggi si recò in visita dalla famiglia cercando in tutti i modi di nascondere l’importanza della propria missione. Uno dei membri più giovani, Losang Tsewang, disse di essere il capo della spedizione, mentre il vero capo, il lama Kewtsang Rinpoché del monastero di Sera, si travestì da servo e si comportò come tale. Il quattordicesimo Dalai Lama descrisse la loro visita: “I forestieri furono accolti sulla porta di casa dai miei genitori che invitarono Losang a entrare credendolo il Maestro, mentre l’abate e gli altri venivano accolti negli alloggi della servitù. Là trovarono il bambino. Non appena il piccolo vide il Maestro, andò da lui e volle sedersi sulle sue ginocchia. L’abate si era travestito con un mantello stretto in vita da una striscia di pelle di pecora, ma portava al collo un rosario appartenuto al tredicesimo Dalai Lama. Il fanciullo sembrò riconoscere il rosario e chiese di averlo. Il lama promise di darglielo se fosse riuscito a indovinare chi era lui in realtà e il piccolo rispose senza esitazione che era Sera-aga, che significa, nel dialetto locale, “un lama di Sera”. L’abate chiese chi fosse il Maestro e il bimbo fece il nome di Losang. Riuscì anche a dire il nome del vero servo, Amdo Kasang. Per tutto il giorno l’abate osservò il bambino con crescente interesse fino al momento in cui lo misero a letto. Tutto il gruppo pernottò nella casa e la mattina seguente, mentre i monaci si preparavano a partire, il bambino saltò giù dal letto e insistette per andare con loro“.
Il gruppo di ricerca tornò una seconda volta per sottoporre il piccolo ad alcune prove. Questi scelse proprio i rosari, il tamburo e il bastone da passeggio che erano appartenuti al precedente Dalai Lama. Le tre lettere apparse al reggente furono interpretate nel modo seguente: Ah per Amado, il nome del distretto dove viveva la famiglia del bambino, Ka per Kumbum; oppure Ka e Ma per il vicino monastero di Karma Rolpai Doije.
Dopo una lunga attesa dettata dalla prudenza, che si imponeva in tale circostanza, e da manovre politiche attentamente studiate, nel 1939 il bambino fu portato a Lhasa, scortato da una carovana di cinquanta persone e trecentocinquanta tra cavalli e muli. L’assemblea di Lhasa dichiarò che la ricerca era stata condotta “conformemente alle direttive degli oracoli e dei lama” e seguendo le indicazioni che aveva dato il tredicesimo Dalai Lama “sul luogo in cui desiderava rinascere“. Il quattordicesimo giorno del primo mese dell’anno del Drago di Ferro (1940), il fanciullo sedette sul Trono del Leone.