Nel 1929, in India, un presunto caso di reincarnazione divenne di pubblico dominio e attirò l’interesse dell’intera nazione per diversi mesi. La protagonista della vicenda fu la piccola Shanti Devi, una bambina di soli tre anni che fin dalla più tenera età iniziò a raccontare ai genitori vicende di una vita passata con una tale dovizia di particolari da stupire chiunque la ascoltasse.
A soli tre anni, la piccola Shanti Devi raccontava con la massima naturalezza a tutte le persone con cui aveva occasione di parlare di avere un marito e dei bambini. A tal punto si spingeva nella descrizione dei particolari, che la madre, perplessa, decise un giorno di chiederle chi fosse questo famoso marito di cui ella parlava così spesso e volentieri. Pur essendo nata a Delhi, capitale dell’India, nel 1929, la bambina rispose senza esitazione: “Mio marito si chiama Kendarnath. Vive a Muttra. La nostra casa è intonacata di giallo con grandi porte ad arco e finestre a graticcio. Abbiamo un grande giardino fiorito di calendole e gelsomini. Le buganvillee si arrampicano a formare un grande pergolato sopra la casa. Spesso ci sediamo sulla veranda a guardare il nostro figlioletto che gioca sul pavimento di piastrelle. I nostri figli sono ancora là con il loro papà“.
Naturalmente la bambina non parlava in modo così appropriato perché data la tenera età aveva ancora un vocabolario molto limitato e certamente non adoperò testualmente queste parole. La stampa indiana che, in seguito, riportò per esteso il suo caso, ricostruì molte conversazioni tra la bambina e i suoi genitori, facendo di Shanti Devi uno dei più noti casi di reincarnazione della nostra epoca. Ed effettivamente, al di là della popolarità dei racconti di Shanti sulla sua vita precedente, esiste una serie di circostanze e di coincidenze sconcertanti talmente numerosa che rimane molto difficile da spiegare il caso della piccola come un semplice fatto casuale. Infatti, a detta dei genitori e anche del medico di famiglia, la bambina fornì una quantità straordinaria di particolari sulla sua presunta vita precedente. Shanti Devi disse, per esempio, che il nome che le era stato dato nella sua vita anteriore era Ludgi, che era morta dando alla luce un bambino e che aveva avuto “una gravidanza difficile“. Ella raccontò come si era sentita “sempre peggio” e, al momento del parto, “il bambino riuscì a sopravvivere, ma il parto mi uccise“.
Per quattro anni, i genitori di Shanti Devi ascoltarono increduli i paradossali racconti della figlia sulla sua vita a Muttra, la sua ultima gravidanza e la sua morte. Ma un giorno, il professor Kishen Chand, zio della bambina, decise di far luce su quelle apparenti fantasticherie e scrisse una lettera a colui che sarebbe dovuto essere il marito di Shanti. Quest’ultimo, un tale Kendarnath, sospettando che si trattasse di un raggiro, chiese a un cugino residente a Delhi di occuparsi della faccenda. Ma quando il cugino si recò presso la famiglia Devi, Shanti lo accolse con grande gioia. Non solo lo riconobbe, ma accennò anche al fatto che si era trasferito da Muttra a Delhi quando lei era ancora la moglie di Kendarnath. Il secondo confronto, questa volta con lo stesso Kendarnath, accompagnato dal figlio, fu ancora più straordinario perché, durante la riunione, se tale era effettivamente, Shanti si comportò come se non avesse mai cessato di essere la moglie devota di Kendarnath e la madre affettuosa di suo figlio.
Molto presto si sparse la voce sullo strabiliante caso della bambina e la All India Newspaper Association decise di svolgere un’indagine diretta. Sotto la direzione del capo dell’associazione, il deputato Desh Bandu Gupta, la famiglia Devi si recò a Muttra, scortata da un comitato di osservatori competenti.
Al momento dell’arrivo in quella città, Shanti superò brillantemente un primo difficile test: riuscì a guidare il gruppo dalla stazione alla casa dove diceva di essere vissuta nella sua vita precedente. Guardando la casa, pare abbia detto: “Ai miei tempi era gialla, ora è bianca“. La storia di Shanti sulla sua vita anteriore e i particolari sulla sua casa, i suoi figli e la città stessa furono confrontati con i fatti e si rivelarono sostanzialmente esatti. Shanti Devi diventò così, un po’ per il fascino suscitato dalla possibilità di una rinascita dopo la morte, un po’ per aumentare la tiratura dei giornali, una celebrità nazionale.
Alcuni decenni dopo essere stata presentata all’opinione pubblica come una bambina prodigio, Shanti fu di nuovo interrogata sulle sue eccezionali memorie: “Non desidero rivivere le mie vite passate” disse ai suoi ospiti “né questa né la mia esistenza anteriore a Muttra. Mi è stato molto difficile seppellire il desiderio di tornare nella mia famiglia. Non voglio riaprire questa porta chiusa“.
Per quanto incredibile, la storia di Shanti Devi è solo un esempio fra le migliaia di casi segnalati negli ultimi decenni. In India, simili avvenimenti sono particolarmente numerosi, ma molte testimonianze di vite anteriori sono pervenute da altre parti del mondo, tanto che il fenomeno sembra non avere frontiere.