Il Tesoro dei Templari affascina da secoli archeologi ed avventurieri. Le fonti al riguardo sono alquanto fumose e non lasciano trapelare molto sulla reale consistenza delle ricchezze accumulate dall’Ordine. In base ad alcune teorie, nella notte antecedente la cattura dei templari, il tesoro venne spostato da Parigi a Gisors.
Le ricchezze scomparse del Tempio di Gerusalemme, poi confluite nel famigerato tesoro dei templari, occupano da sempre la fantasia dei ricercatori e degli appassionati del mistero. La mancanza di certezze sulla consistenza del tesoro, sulla sua stessa esistenza e sul luogo dove sia nascosto, sembra fungere da ulteriore stimolo.
Gérard de Sède nel suo libro “I templari sono tra noi“, racconta una storia affascinante sulla ricerca, durata secoli, dell’oro dei templari. Il tesoro sarebbe stato portato via da Parigi nella notte tra il 12 e il 13 ottobre 1307 su tre carri coperti di paglia e de Sède supporta questa versione con documenti degli archivi segreti del Vaticano. In questi documenti si troverebbero le dichiarazioni di 72 templari, interrogati a Poitier direttamente da Clemente V e dai suoi cardinali.
Uno degli interrogati, Giovanni di Chàlon, avrebbe confessato al papa ciò che aveva taciuto ai torturatori del re, facendo mettere a verbale di aver visto con i propri occhi, il 12 ottobre 1307, tre carri, al comando di Gerardo di Villers e Ugo di Chàlons, lasciare il Tempio di Parigi. Questi carri avrebbero preso la direzione del mare, dove il loro contenuto, caricato su diciotto navi, avrebbe lasciato il paese. Nonostante de Sède affermi di aver visto i documenti in questione, il Vaticano nega di essere in possesso di questi fogli. Per dimostrare la sua storia de Sède, cita una lettera scritta di proprio pugno da Clemente V, nella quale il papa fa i nomi di dodici dignitari dell’Ordine che sarebbero sfuggiti agli arresti, tra cui i già citati Ugo di Chàlons e Gerardo di Villers.
Il tesoro dei templari lasciò dunque il Tempio di Parigi, ma dove approdò? De Sède mette in dubbio che diciotto navi sarebbero potute salpare senza essere notate, inoltre erano stati predisposti blocchi stradali in tutta la Francia, già la notte prima dei rastrellamenti, proprio per evitare che l’oro potesse raggiungere la costa. È certo che non cadde nelle mani delle forze reali di polizia, Filippo il Bello, infatti, avrebbe gustato pienamente un simile successo e avrebbe certamente dato risonanza alla notizia. I difensori del tesoro riuscirono dunque a metterlo al sicuro in un luogo segreto. Ma dove?
Qui arriva l’idea geniale di de Sède: non appare assurdo che il contenuto di tre ridicoli carri sia stato caricato su ben diciotto navi? Per lo scrittore, la dichiarazione “con i tre carri” non andrebbe intesa letteralmente, ma nasconderebbe un cenno segreto al luogo in cui gli ultimi templari avrebbero nascosto il loro tesoro: Gisors, che de Sède chiama “la fortezza dei tre carri”.
Nel corso della costruzione del castello, infatti, dal 1090 al 1184, ogni 24 dicembre a mezzanotte, erano ben visibili “il grande e il piccolo carro da un lato, la nave (Argo) o il carro dei mari dall’altra“. In altre parole, nel cielo notturno erano ben distinguibili le costellazioni del grande e del piccolo carro oltre a quella del carro dei mari che sta nella parte del cielo che non si vede, sotto l’orizzonte.
Questa straordinaria costellazione, che è visibile solo una volta all’anno, avrebbe determinato, secondo de Sède, la pianta dell’intera fortezza. I suoi architetti dovevano dunque conoscere la posizione delle stelle, e l’avevano eretta, sull’esempio di Stonehenge, seguendo il corso delle costellazioni.
Come avrebbe potuto però il tesoro dei Templari essere portato fin là? Per trasportare via mare il loro oro, i depositari del tesoro necessitavano di un piccolo porto, che fosse controllato meno severamente dai poliziotti reali. De Sède crede che Eu, proprio a nord di Parigi, sarebbe stata particolarmente adatta allo scopo, infatti Gisors sorge proprio sulla vecchia strada romana che porta da Parigi ad Eu.
Nella tarda notte del 12 ottobre 1307, sempre secondo de Sède, i templari a cui era stato affidato il tesoro compresero che, visti i controlli della polizia, sarebbe stato troppo rischioso continuare il viaggio fino alla costa. Nascosero perciò l’oro in una delle loro fortezze lungo il percorso, per l’appunto a Gisors. Quindi, per far sì che si continuasse a conoscere la dimora del tesoro, i cavalieri cifrarono il nome del luogo.
Anche se un fratello avesse dichiarato sotto tortura che l’oro “era in tre carri” nessuno avrebbe potuto utilizzare in alcun modo questa informazione, a meno che non si trattasse di un iniziato a conoscenza del segreto. Si potrebbe ritenere tutto ciò tirato per i capelli, se non vi fosse la storia di Roger Lhomoys, che afferma di aver realmente trovato un tesoro a Gisors, sua città natale.
Da bambino ascoltava con attenzione, affascinato, le leggende raccontate dalla gente sulla fortezza che si ergeva imponente sulla cittadina. Stando a tali racconti, un tempo aveva vissuto in quel luogo una regina di nome Bianca. I nemici posero il castello sotto assedio, Bianca però ruppe le loro file e fuggì nella vicina fortezza di Neaufles che però fu subito circondata dalle truppe nemiche, ma quando queste, il mattino successivo, la presero d’assalto, non si trovò traccia di Bianca, che poco dopo ricomparve a Gisors e da lì mise in fuga i suoi nemici. In base a diversi documenti storici, vi fu realmente una regina di nome Bianca che ricevette le fortezze di Gisors e Neaufles come residenza vedovile. Residenze nelle quali visse dal 1359 fino alla sua morte, avvenuta nel 1398.
Probabilmente esisteva un passaggio che collegava le due fortezze e secondo la voce popolare, il tesoro dei templari sarebbe stato nascosto proprio qui, protetto da un’impenetrabile porta che si sarebbe aperta solo una volta all’anno: durante la messa di mezzanotte, quindi alla mezzanotte del 24 dicembre.
Lhomoy era ossessionato dall’idea del tesoro e si fece nominare curatore e giardiniere della fortezza, così nel 1944 cominciò a fare i primi scavi segreti. Due anni dopo effettivamente trovò qualcosa: a sedici metri di profondità, alla fine di una galleria trasversale, lunga tredici metri, vi era una cappella romanica, lunga trenta metri, larga nove e alta quattro e mezzo che conteneva 30 cofani di metallo prezioso, lunghi due metri e mezzo, alti un metro e ottanta centimetri e larghi un metro e sessanta.
Il giorno successivo Lhomoy riferì del suo ritrovamento all’autorità comunale, ma accadde qualcosa di strano: non si trovò nessuno disposto a confermare la storia di Lhomoy. Nessuno osava inoltrarsi nei passaggi sotterranei stretti, in cui vi era un grave pericolo di crollo e il sindaco si adoperò affinché un drappello di prigionieri di guerra tedeschi (in modo che nessuno potesse diffondere notizie) chiudesse subito l’apertura.
In tal modo il presunto tesoro dei templari scomparve nuovamente sotto terra, dove era rimasto già per seicento anni. Ma Lhomoy non si diede per vinto e presentò immediatamente una richiesta per poter continuare a scavare, ma inspiegabilmente dovette attendere ben sedici anni per ottenere il permesso. Quando poté finalmente riprendere il suo lavoro, ritrovò quasi subito la cappella, ma era vuota. Nel 1964 le forze armate francesi proibirono l’accesso alla zona. Ciò che l’esercito, in realtà, cercò o trovò non è dato sapere. Quando poi de Sède cominciò ad occuparsi dei segreti di Gisors, fu di continuo ostacolato nel suo lavoro. Tutti i documenti sull’argomento sparivano, in modo poco chiaro, da biblioteche e archivi pubblici e in alcuni libri mancavano le pagine relative a questo argomento. Una storia affascinante, che non è ancora stata svelata per intero.
Nonostante tutto, le informazioni in merito al tesoro dei templari, continuano a celare molti interrogativi: il sindaco di Gisors e i ministeri della cultura e della difesa francesi erano a conoscenza di qualche informazione segreta oppure obbedivano a un comando superiore? Cosa si nasconde dietro a tutta la segretezza che circonda la fortezza, e che esiste ancora oggi, nonostante il tesoro sia stato portato via? Perché nessuno ha potuto visitare la cappella anche dopo i secondi scavi? Che cosa contenevano i cofani? Perché Lhomoy, dopo aver verificato la presenza dei cofani, non portò con sé una qualsiasi prova? Perché già allora, dopo il 1314, i templari non si ripresero il tesoro, dopo aver lasciato calmare le acque? I successivi proprietari della fortezza erano segretamente legati ai templari? Che cosa aveva a che fare il misterioso Guglielmo di Gisors, Gran Maestro del Priorato di Sion, con la caduta del Tempio e il salvataggio del tesoro? Tutte queste domande sono destinate forse a rimanere senza risposta a causa della mancanza di fonti certe ed attendibili.