La leggenda narra che la fenice sia un uccello mitologico dalla straordinaria bellezza e dal canto melodioso. All’approssimarsi della morte si costruisce un rogo di legno e muore tra le fiamme per poi risorgere dalle sue stesse ceneri che successivamente trasporta in volo ad Eliopoli, l’antica città egizia dove sorgeva l’altare del Sole.
La fenice è sicuramente l’animale più bello fra tutte le creature fantastiche e leggendarie. Adorna di penne di porpora e d’oro, colore del sole nascente, la fenice possedeva una voce melodiosa che prendeva accenti lugubri all’approssimarsi della morte. Le altre creature erano allora così soverchiate dalla sua bellezza triste, che cadevano morte a loro volta.
Secondo la leggenda, poteva esistere una sola fenice per volta, e dato che viveva in un unico esemplare, per riprodursi doveva ricorrere a una ben strana forma di partogenesi: rinasceva dalle proprie ceneri.
Allorché l’uccello sentiva arrivare la morte, si costruiva un rogo in legno di cinnamomo selvatico e moriva tra le fiamme. Ma dalle sue ceneri subito sorgeva una nuova fenice, che con tenerezza filiale raccoglieva le ceneri della genitrice in un uovo di mirra e le trasportava in volo ad Eliopoli, l’antica città egizia dove sorgeva il grande Altare del Sole, sul quale le depositava. Si raccontava che quelle ceneri possedessero il potere di richiamare in vita un morto. Il dissoluto imperatore romano Eliogabalo decise di mangiare carne di fenice, appunto per acquistare l’immortalità. Si cibò di un uccello del paradiso, che gli era stato imbandito sotto mentite spoglie. E infatti non ottenne l’effetto sperato: morì assassinato poco tempo dopo.
Gli studiosi moderni pensano che l’origine di questa leggenda vada ricercata in Oriente. Sarebbe poi stata adottata dai sacerdoti di Eliopoli, adoratori del Sole, come un’allegoria della quotidiana morte e rinascita dell’astro.
Come tutti i grandi miti, la storia della fenice tocca corde profonde nel cuore dell’uomo: gli artisti cristiani fecero della fenice un simbolo popolare della resurrezione del Cristo. Stranamente, il nome di questo mitico uccello deriva probabilmente da un errore commesso dallo storico greco Erodoto, che visse nel V secolo a.C. Riferendosi a questo uccello, nelle sue storie, lo chiamò Phoenix per il fatto che veniva di frequente raffigurato sopra una palma che in greco veniva appunto chiamata “phoenix”.