Nell’autunno del 1888 una lunga scia di sangue e di violenza si abbatté sull’East End di Londra. Vittime della furia omicida di Jack lo Squartatore furono cinque prostitute i cui corpi vennero ritrovati orribilmente sventrati e dissezionati. Nonostante le investigazioni del caso la vera identità dell’assassino non è mai stata svelata.
Per cinque volte il tranquillo ometto uscì nella tumultuosa notte di Londra. Per cinque volte si appartò con donne di strada. Per cinque volte, le prostitute morirono, accoltellate secondo lo stile che doveva costituire il sanguinoso segno di riconoscimento dell’assassino noto col nome di Jack lo Squartatore.
In epoca vittoriana, l’East End di Londra era come una piaga purulenta sul volto dell’Inghilterra. Era formato di casupole, ammucchiate ai lati delle vie, che puzzavano di rifiuti. Di notte, le strade, i cortili e gli angoli erano come nere caverne, al di là delle finestre illuminate a candela. Nell’interno, la popolazione si contendeva pochi metri di spazio in cadenti tuguri sovraffollati. Fuori, nelle vie, uomini, donne e bambini si trascinavano in una miserabile esistenza. L’unico sollievo era l’oblio che si poteva trovare per pochi soldi in una bottiglia di gin. Per molte donne, la prostituzione era l’unico modo di campare. Jack lo Squartatore entrò in quel calderone di miseria umana nell’autunno del 1888. Il terrore e il panico vi entrarono con lui.
Mary Ann Nicholls attraversava un periodo di sfortuna nera. A 42 anni si stava facendo troppo vecchia per attirare gli uomini. Non riusciva nemmeno a mettere insieme i quattro penny che rappresentavano il costo di un letto. Il poco denaro che le restava era già stato speso per comprare del gin. Quando l’uomo le si avvicinò nella viuzza, Mary vide solo l’occasione di procurarsi i soldi per dormire. Anche quando l’uomo la trasse indietro fra le ombre, non si sentì allarmata. C’era gente a pochi metri di distanza. Quando si rese conto del pericolo, era già troppo tardi. Jack era passato dietro di lei. Le tappò la bocca con la mano, poi le tagliò la gola.
Un carrettiere trovò il corpo mutilato nelle prime ore del mattino di venerdì 31 agosto 1888. Era cominciato il regno del terrore. Jack attese esattamente sette giorni prima di colpire di nuovo. La vittima fu di nuovo una prostituta, come lo sarebbero state anche le seguenti: Annie Chapman, di 47 anni, Annie la Bruna, come era chiamata. Stava morendo di tisi polmonare quando lo Squartatore la straziò. Il suo cadavere venne rinvenuto da un operaio in un cortile. I suoi anelli e pochi spiccioli erano stati collocati ordinatamente ai suoi piedi, accanto agli spaventosi resti del corpo: era stata completamente sventrata.
Ormai il quartiere era terrorizzato. Si diceva che l’assassino portasse con sé i coltelli in una piccola borsa nera. Quella voce provocò vari tumulti; folle isteriche cominciarono a dare la caccia a chiunque portasse una borsa del genere. Si formarono gruppi di volontari per sorvegliare le strade. La polizia arrestò dozzine di innocenti cittadini. Tutto inutile: lo squartatore non aveva lasciato tracce. Quello che i medici legali poterono stabilire era che si trattava di un mancino e che doveva avere qualche nozione di anatomia. I delitti, disse un chirurgo all’inchiesta, erano stati compiuti “con destrezza e con una certa abilità“.
Nella notte del 30 settembre, lo “squartatore” massacrò altre due donne e lasciò l’unico indizio diretto di tutta la sua macabra carriera. Liz Stride, detta “la lungagnona“, fu trovata col sangue che ancora le sgorgava dalla gola. Il corpo di Kate Eddowes, il più terribilmente mutilato di tutti, giaceva a pochi metri di distanza dal cadavere di Liz.
Dal suo corpo martoriato una striscia di sangue conduceva ad una porta, sulla quale qualcuno aveva scarabocchiato col gesso: “Gli ebrei non sono uomini da farsi biasimare per niente“. Significava forse che Jack lo Squartatore era un ebreo in cerca di vendetta contro un mondo che l’aveva perseguitato? O era un giudice impazzito, trasformatosi in giustiziere? Il significato reale del messaggio, qualunque fosse, poteva essere di vitale importanza. Ma non fu mai studiato a fondo, poiché stranamente, inesplicabilmente, il capo della polizia, sir Charles Warren, ordinò di cancellarlo.
Intanto, l’intera Londra era in preda al terrore. Dappertutto circolavano le voci più assurde. Lo Squartatore era un nobile degenerato, un medico pazzo, un polacco impazzito, un agente segreto zarista che cercava di screditare la polizia, un puritano ossessionato dal vizio della metropoli. Si diceva che lo Squartatore fosse un ostetrico folle, dominato dall’odio per la prostituzione. Ma nonostante i vari arresti, il vero Squartatore restava a piede libero. E il 9 novembre colpiva ancora.
L’ultima persona, a parte l’assassino, che vide in vita Mary Kelly, fu un passante di nome George Hutchinson, a cui ella chiese del denaro per pagare l’affitto della sua cameretta. Poi Hutchinson la vide allontanarsi per abbordare un ometto ben vestito, con baffi biondi e un cappello alla cacciatora. Il corpo straziato di Mary fu trovato il mattino dopo, nella sua stanza.
Mary fu l’ultima vittima di Jack lo Squartatore: dopo quella notte, il sadico e misterioso assassino di prostitute non tornò più al suo lugubre compito. Da allora, molti investigatori hanno tentato di seguirne le tracce, ma senza risultati conclusivi. Le schede di polizia relative al caso sono conservate tuttora sotto chiave a Scotland Yard.
Lo Squartatore ha lasciato ben poche tracce. Ogni volta che uccideva, riusciva a dileguarsi tra la folla. Come? Se era un uomo modesto, come aveva potuto procurarsi le nozioni di medicina necessarie per compiere le sue orribili operazioni? E se era ricco, come mai non fu notato nell’abietta miseria dell’East End? E come poté operare indisturbato, se i chirurghi dell’epoca stimarono che le mutilazioni da lui compiute sui corpi delle vittime richiedevano molto tempo, al minimo un’ora per ogni “intervento“? Sono tutte domande che rimangono ancora senza risposta.
La polizia chiuse l’inchiesta sul caso pochi mesi dopo la morte di Mary Kelly. E sebbene altri investigatori abbiano in seguito battuto altre piste alla ricerca del terribile assassino, le loro conclusioni non sono mai state definitive e sono rimaste sempre allo stadio di ipotesi. La teoria più verosimile sull’identità di Jack lo Squartatore sembra essere quella formulata dallo scrittore e giornalista radiofonico Daniel Farson, che si è basato sulle note lasciate da sir Melville Macnaghten, che era entrato a Scotland Yard l’anno dopo i delitti ed era diventato capo del Dipartimento Investigazioni Criminali nel 1903.
Secondo Macnaghten, i sospetti della polizia si erano concentrati su tre individui: Michael Ostrog, un medico russo già omicida, un ebreo polacco misogino, chiamato Kosmanski e un legale depravato di nome Montague John Druitt. Alla fine, secondo sir Melville Macnaghten, la polizia avrebbe concluso che l’assassino era Druitt.
Dopo anni di ricerche sul conto della famiglia di Druitt, Farson è dello stesso parere. Dice che i familiari ritenevano Montague John colpevole e fa notare che un suo cugino, il dottor Lionel Druitt, aveva il gabinetto medico a soli dieci minuti di cammino dal più distante dei luoghi dove erano avvenuti i delitti. La madre di Druitt, oltretutto, era pazza, e Druitt temeva di finire come lei.
Druitt non fu mai arrestato. Scomparve poco dopo l’ultimo delitto. Il suo corpo venne ripescato nel Tamigi, sette settimane dopo, il 31 dicembre 1888. Si trattò di un suicidio? O anche lui fu vittima di un delitto? Nessuno lo saprà mai. Un solo uomo ha conosciuto la verità: Jack lo Squartatore. Ma chiunque sia stato, ormai il suo spaventoso segreto è sepolto per sempre.