In diverse occasioni il famoso statista inglese Winston Churchill riuscì a scampare da situazioni pericolose facendo cieco affidamento sul proprio sesto senso. Ancora oggi si racconta del leggendario intuito del primo ministro inglese che non perdeva occasione per dare prova delle sue capacità percettive che spesso sfioravano l’incredibile.
Nel corso della vita Winston Churchill (1874-1965) ebbe lampi di intuizione che ne guidarono le azioni e spesso lo salvarono. In una biografia della moglie dello statista inglese, dal titolo My darling Clementine (“Mia cara Clementine“), Jack Fishman riporta un episodio accaduto una sera durante il blitz su Londra del 1940, quando il primo ministro per tornare a casa requisì una macchina di servizio in sostituzione del suo scomodo autoblindo. Gli fu aperta la portiera sinistra della macchina, perché sedeva sempre da quel lato. Ma, inspiegabilmente, egli si fermò, si girò, aprì la portiera dall’altra parte e si accomodò.
Mentre il veicolo viaggiava lungo una circonvallazione a 100 Km/h, una bomba cadde nei pressi. La vettura fu sollevata su due ruote dall’esplosione, ma poi si raddrizzò e filò via. Churchill disse poi, fra il serio e il faceto, che era stato il suo peso a far sì che l’auto non si capovolgesse. Quando sua moglie, in seguito, gli chiese perché non si fosse seduto al solito posto, egli rispose, dopo un attimo di riflessione: “Qualcosa mi impose di fermarmi prima che raggiungessi la portiera che mi tenevano aperta“. Gli era parso di doversi sedere dall’altra parte e così aveva fatto.
In My Early Life (“I miei Anni Giovanili“), Winston Churchill racconta come, mentre faceva il giornalista durante la guerra contro i Boeri, fu catturato da questi ultimi, ma riuscì a fuggire. Non riuscì però a prendere un treno e già si disperava quando vide dei fuochi lontani. Pensò che si trattasse di un kraal di indigeni ed era indeciso se avvicinarsi o no, quando “improvvisamente, senza alcuna ragione, i miei dubbi scomparvero. Mi avviai verso il villaggio Kaffir“. Dopo una lunga camminata, scoprì che i fuochi provenivano da una miniera di carbone. C’era una casa, bussò e poi raccontò la sua storia al direttore della miniera, il quale gli disse: “Grazie a Dio questa è la sola casa, nel raggio di 30 chilometri, dove non rischiate l’arresto: qui siamo tutti inglesi“.
Churchill teneva in gran conto le proprie intuizioni, dalle quali si sentiva protetto fino all’invincibilità, e questo derivava probabilmente da una serie di fattori combinati. Egli era un maniaco-depressivo e aveva bisogno di distrarre la mente dai pensieri deprimenti. Aveva avuto un’infanzia solitaria, con scarso affetto da parte dei genitori e con difficoltà nello studio. Con molta probabilità questi fattori negativi contribuirono a sviluppare nella mente del futuro statista inglese una buona dose di fantasia, che favorì a sua volta un profondo intuito.