La vita del celebre psichiatra e psicoanalista, Carl Gustav Jung, fu costellata di fenomeni paranormali e fatti inspiegabili. Tali avvenimenti fecero crescere nel medico svizzero l’amore per l’ignoto e il desiderio di approfondire i suoi studi nell’ambito della metafisica.
Tutta la vita dello psichiatra svizzero Carl Gustav Jung (1875-1961) è stata dominata da fenomeni paranormali. Nel 1944 Jung ebbe un attacco cardiaco e fece un’esperienza “ai confini della vita“, uscendo, a quanto raccontò successivamente, dal proprio corpo. Senza peso, egli osservava continenti lontani migliaia di chilometri sotto di lui, finché non raggiunse una grande roccia fluttuante che conteneva un tempio indù; mentre gli si avvicinava, Jung sentì svanire i sensi che caratterizzano la vita terrena. Gli apparve allora il suo medico che gli ordinò di tornare sulla Terra affermando che sarebbe morto al posto suo, il che si verificò non molto tempo dopo.
Nella sua autobiografia “Ricordi, sogni, riflessioni“, Jung riporta numerosi episodi di esperienze paranormali che includono la chiaroveggenza, la premonizione e la ricezione di messaggi dal mondo degli spiriti mediante scrittura automatica. Una notte fu svegliato da un dolore sordo: “Qualcosa mi aveva colpito sulla fronte e poi sulla nuca“. Il giorno dopo apprese che uno dei suoi pazienti si era sparato e il proiettile gli si era conficcato nella nuca.
Jung credeva di aver ereditato le sue doti paranormali dalla nonna e dalla madre, che nel suo diario scriveva di spettri, e raccontava che, quando era giovane, “era accaduto qualcosa che avrebbe influito profondamente” su di lui. Un giorno, a casa, udì un suono “come un colpo di pistola“, mentre un solido tavolo da pranzo si spaccò in due senza nessuna causa comprensibile. In seguito, un coltello da cucina si spostò bruscamente, producendo un suono simile. Questi incidenti innescarono i suoi studi sull’inspiegabile.
Durante i suoi ultimi anni, Jung si interessò agli avvistamenti di dischi volanti, della cui esistenza dubitava, ma dei quali considerava significativa l’idea stessa, in quanto simbolo dell’importanza dei sogni e delle credenze religiose nell’inconscio: conclusione inevitabile, forse, per un sensitivo che era anche un uomo di scienza.