Agli inizi del XX secolo, durante una visita turistica negli splendidi giardini della reggia di Versailles, due accademiche inglesi vissero un’esperienza fuori dal comune. Solo in seguito, le due donne si resero conto di essere state le protagoniste di uno sbalzo temporale che le portò al tempo della Rivoluzione Francese.
Nel 1901, due accademiche inglesi, Annie Moberly ed Eleanor Jourdain, visitarono il palazzo di Versailles, vicino Parigi. Fu un’esperienza indimenticabile per entrambe. Mentre passeggiavano nel parco, sorprese alla vista dei pittoreschi costumi del personale addetto, apparve all’improvviso un uomo, con un cappello a larghe falde e un mantello, che rivolse loro la parola. In seguito, Annie Moberly notò una signora con un abito di antica foggia, la quale, seduta, stava disegnando. Le due turiste avvertirono uno strano senso di oppressione che attribuirono alla calura estiva.
Le due donne furono impressionate soprattutto dall’atmosfera teatrale del luogo e, dopo aver effettuato ricerche sulla sua storia, giunsero alla sorprendente conclusione di aver passeggiato nel parco così com’era nel XVIII secolo. Molti degli edifici che avevano visto non esistevano più o erano stati modificati. Da quelle porte mai più aperte da anni erano uscite delle figure. La dama intenta a disegnare era probabilmente Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, la cui ultima visita a Versailles avvenne nel 1789. Le due inglesi, sebbene non riuscirono a fornire alcuna spiegazione razionale, si convinsero che erano tornate indietro nel tempo, all’epoca della Rivoluzione Francese.
La narrazione della loro esperienza, in un libro dal titolo An Adventure (“Un’avventura“), pubblicato nel 1911, sollevò molte perplessità. Si disse che Annie Moberly vantasse esperienze paranormali, ma c’erano anche discrepanze fra i ricordi delle due donne. Forse, si disse, la loro conoscenza della storia francese in genere e di Versailles in particolare era più profonda di quanto esse stesse non supponessero, per cui la loro esperienza poteva basarsi su ricordi inconsci di libri o di quadri visti e dimenticati. Non era da escludere neppure che tutto fosse frutto di immaginazione.
Molti elementi della storia fanno pensare, però, che i fatti si siano svolti realmente come furono raccontati. I particolari relativi all’assetto precedente dei giardini, agli abiti e alle caratteristiche architettoniche del palazzo sono estremamente precisi ed è improbabile che le due donne abbiano avuto accesso a documenti, spesso custoditi in reconditi archivi, in grado di fornirglieli. E non furono le sole ad avere un’esperienza del genere. Nel 1908, prima che uscisse il loro libro, tre membri della famiglia Crooke, la cui casa si affacciava sul parco, avrebbero visto almeno due volte una figura somigliante alla “signora che disegnava“. Altri personaggi, in vesti antiquate, furono visti nuovamente negli anni 1932, 1938, 1949 e 1955. Questi resoconti sembrerebbero escludere spiegazioni razionali di ciò che videro le due inglesi, per esempio, dei partecipanti a una festa in costume, accettabili per quanto riguarda gli abiti, ma non per le differenze architettoniche del luogo.