Nel corso dei secoli si sono accumulate diverse testimonianze in merito a viaggi nell’aldilà di monaci buddhisti o asceti che hanno vissuto esperienze mistiche. Il monaco giapponese Doken Shonin vissuto nel X secolo, sostenne di aver visto il Buddha seduto su un trono prezioso in cima ad una montagna d’oro.
Il monaco buddhista giapponese Doken Shonin, noto come Nichizo, trascorse molti anni come eremita in una grotta sul monte Kimpu quando nel 920, dopo 37 giorni di digiuno totale, smise di respirare e il suo spirito, lasciato il corpo, partì per uno strano viaggio. Dopo che un sacerdote, aiutato da dodici bellissimi fanciulli, gli ebbe servito un pasto miracoloso, un altro sacerdote lo condusse in volo su monti coperti di neve, da dove poté ammirare il mondo avvolto in una luce brillante e, a nord, il Buddha seduto su un trono prezioso in cima a una montagna d’oro.
Il Buddha disse a Nichizo che sarebbe morto presto. Quindi apparve un altro dio, lo pose su un cavallo bianco e lo condusse molto lontano, nel suo fulgido palazzo, dove gli spiegò che egli controllava i disastri e le malattie e gli promise una vita più lunga se si fosse dedicato fedelmente alle sue pratiche ascetiche. Dopo di che lo spirito di Nichizo tornò nel proprio corpo.
Nel 934 Nichizo fece un altro viaggio nell’aldilà, ma questa volta si ritrovò fra desolate montagne, dove trovò l’imperatore Uda condannato ad anni di supplizi. Uda implorò Nichizo di dire all’imperatrice di pregare per lui, cosa che Nichizo promise di fare.
Molti racconti di monaci buddhisti trattano di esperienze simili, anche se le visite sono più spesso agli inferi che in cielo. I “viaggiatori” giapponesi verso il regno dei morti di solito incontravano Emma O, sovrano degli inferi, spesso identificato con il Bodhisattva Jizo, così che il giudice infernale e il Salvatore diventavano una sola persona. Un bodhisattva, infatti, è una persona che ha raggiunto lo stato divino, ma per amore del prossimo sceglie di differire il suo ingresso nel nirvana, il luogo della pace assoluta, sacrificandosi per aiutare le anime ancora coinvolte nel ciclo della reincarnazione.
Simili esperienze non erano tuttavia riservate solo ai monaci buddhisti, agli asceti o alle persone in punto di morte. Si racconta anche di ragazzi trasportati in spirito da esseri soprannaturali in palazzi sfavillanti, dove vengono sottoposti a prove che conferiscono loro poteri miracolosi prima di essere trasportati di nuovo a casa.