Sosipatra è stata una famosa filosofa e veggente vissuta nel IV secolo a.C. ad Efeso, nell’attuale Turchia Occidentale. Resesi evidenti le sue capacità paranormali, da piccola fu affidata ad un gruppo di saggi che la iniziarono alla filosofia, ai riti misterici e all’uso consapevole dei suoi poteri che utilizzò fino alla morte.
Il carro di Filometro, un giovane studente nobile, si rovesciò su una strada accidentata e il giovane finì sotto il veicolo, cavandosela, miracolosamente, con danni di poco conto. Portato dai servi a Pergamo, la città dove risiedeva, constatò che tutti erano già informati dell’incidente. Sosipatra, la famosa filosofa e veggente, aveva “visto” il fatto mentre stava leggendo e si era affrettata a raccontarlo esattamente nel momento in cui stava accadendo.
Sosipatra nacque intorno al 340 a.C. da una ricca famiglia di Efeso, nella Turchia occidentale. Quando aveva cinque anni, vennero a lavorare in uno dei possedimenti della famiglia due misteriosi stranieri, i quali ottennero dalle vigne un raccolto così abbondante da far sospettare qualche sorta di intervento divino.
Gli uomini rifiutarono di essere remunerati e chiesero invece che la piccola Sosipatra fosse affidata a loro per cinque anni affinché potessero sovraintendere alla sua educazione. Il padre acconsentì e i due stranieri cominciarono ad insegnarle la sapienza dei filosofi, a iniziarla a riti misterici e a esercitarla nell’uso dei suoi poteri paranormali, tanto che il giorno in cui suo padre andò a riprenderla ella fu in grado di dirgli per filo e per segno come si era svolto il suo viaggio fin lì.
I maestri di Sosipatra, dopo aver ammesso di conoscere bene le tradizioni culturali dei babilonesi, ritenuti molto esperti in astrologia, magia e religione, rifiutarono nuovamente ogni compenso e scomparvero senza lasciare traccia.
In seguito, Sosipatra sposò il filosofo Eustazio, al quale predisse che avrebbe dato tre figli e che sarebbe morto cinque anni dopo il matrimonio. Quando egli morì, secondo le previsioni, Sosipatra si trasferì a Pergamo, dove acquistò fama nell’insegnamento della filosofia. Continuò a praticare la chiaroveggenza fino alla morte e il suo biografo, Eunapio, riferisce che convinceva chiunque che “nulla accadeva senza che lei fosse lì a guardare“.