Le opere pittoriche del genio del Rinascimento italiano, Leonardo da Vinci, nascondono spesso elementi dubbi ed in forte contrasto con gli insegnamenti tradizionali della Chiesa Cattolica. Giovanni Battista sembra essere uno dei personaggi preferiti da Leonardo che lo riproduce numerose volte in atteggiamenti “eretici”.
Il presunto precursore di Gesù, che disse al mondo di “guardare l’Agnello di Dio” cui egli non era degno di allacciare i sandali, fu estremamente importante per Leonardo da Vinci, a giudicare dalla sua onnipresenza nelle opere dell’artista. Questa ossessione è strana per un uomo che i moderni razionalisti ritengono non abbia avuto tempo per la religione. Un uomo che riteneva insignificanti i personaggi e le tradizioni del cristianesimo non avrebbe dovuto dedicare tanto tempo ed energie a un santo particolare, come invece Leonardo fece con Giovanni Battista.
Giovanni domina la vita di Leonardo: per esempio l’amata città di Firenze è dedicata a quel santo, come lo è la cattedrale di Torino in cui è conservata la Sindone. Il suo ultimo dipinto, che con la Gioconda era presente nella sua camera mentre si avvicinava l’ora della morte, raffigurava Giovanni Battista, e anche la sua unica scultura rimasta (eseguita insieme a Giovan Francesco Rustici, un noto occultista) raffigura questo santo (attualmente posta sopra l’ingresso del Battistero di Firenze). Quel dito indice eretto, definito spesso “il gesto di Giovanni”, si ritrova nella Scuola di Atene di Raffaello. In questo caso è Platone a puntare il dito e il gesto ne rappresenta una misteriosa allusione.
“Il gesto di Giovanni” compare dunque in molti dipinti di Leonardo e sempre con lo stesso significato. In un’opera incompiuta (l’Adorazione dei Magi, iniziata nel 1481) un anonimo personaggio lo riproduce vicino a un tumulo di terra su cui cresce un albero di carrube. Pochi osservatori lo notano, perché gli occhi sono inevitabilmente attratti da quello che si ritiene il centro del dipinto, vale a dire, come suggerisce il titolo l’Adorazione della Sacra Famiglia da parte dei “Sapienti”, i Magi. La Vergine, bellissima e sognante, con il Bambino Gesù sulle ginocchia, è una figura insignificante e priva di spessore. I Magi si inginocchiano, presentandole i doni per il Bambino, mentre sullo sfondo si muove una folla disordinata, che sembra adorare l’uno e l’altra. In apparenza è un dipinto cristiano ma richiede una lettura più attenta. Gli adoratori hanno il corpo scheletrico e le loro mani allungate sembrano essere elevate non tanto per la meraviglia, ma come se stessero per ghermire la Madre e il Bambino. I Magi offrono solo incenso e mirra, non oro, un simbolo di regalità che a Gesù viene così negata.
Dietro la Vergine e i Magi c’è un altro gruppo di adoratori dall’aspetto più normale, ma i loro sguardi non sono diretti verso la Vergine e il Bambino, bensì sembrano rivolti alle radici dell’albero di carrube in direzione del quale un uomo sta facendo “il gesto di Giovanni”. E l’albero di carrube è tradizionalmente associato a Giovanni Battista.
Nell’angolo in basso a destra del dipinto è raffigurato un giovane che guarda deliberatamente dalla parte opposta rispetto alla Sacra Famiglia. In genere questo personaggio viene identificato con lo stesso Leonardo e il suo atteggiamento è spiegato con la motivazione che l’artista si sentiva indegno di guardare. Ma l’argomento non regge, perché è noto che Leonardo non amava la Chiesa, per cui è improbabile che la reazione riprodotta sia stata inspirata da un senso di inferiorità o di ossequio.
Anche nel bellissimo e indimenticabile cartone di Leonardo per La Vergine e il Bambino con Sant’Anna (1501), esposto alla National Gallery di Londra, ci sono elementi che dovrebbero far riflettere l’osservatore. Il cartone mostra appunto la Vergine e il Bambino insieme con Sant’Anna (la madre di Maria) e Giovanni Battista bambino. Apparentemente Gesù benedice il cugino Giovanni, che ha lo sguardo rivolto verso l’alto con aria pensosa, mentre Sant’Anna fissa intensamente da vicino il volto assorto della figlia e fa “il gesto di Giovanni” con una strana mano grande e mascolina. Tuttavia, il dito indice rivolto verso l’alto viene a trovarsi proprio sopra la piccola mano di Gesù che sta benedicendo, come se l’adombrasse letteralmente e metaforicamente. La Vergine sembra essere seduta in modo estremamente scomodo ma soprattutto il Bambino è in una posizione strana: la Vergine lo spinge in avanti e lo regge con fatica, perché possa benedire Giovanni che è appoggiato contro le ginocchia di Sant’Anna e pare quasi indifferente all’onore che gli viene concesso. E’ possibile che la madre stia ricordando alla Vergine qualche segreto riguardo a Giovanni?
Secondo la nota esplicativa della National Gallery, alcuni critici d’arte, sconcertati dall’aspetto giovanile di Sant’Anna e dalla presenza di Giovanni Battista, hanno pensato che il dipinto in realtà rappresenti Maria e la cugina Elisabetta, madre di Giovanni. L’apparente inversione dei ruoli di Gesù e di Giovanni compare anche su una delle due versioni della Vergine delle Rocce (1483). Gli storici dell’arte non hanno mai spiegato in modo soddisfacente perché ce ne siano due, una esposta alla National Gallery di Londra e l’altra al Louvre di Parigi.
L’opera era stata commissionata a Leonardo dalla Confraternita dell’Immacolata Concezione e doveva costituire la parte centrale di un trittico per l’altare della Cappella della Confraternita nella Chiesa di San Francesco Grande a Milano (le altre due parti del trittico dovevano essere eseguite da altri artisti). Il contratto, datato 25 aprile 1483, esiste ancora e getta una luce interessante su ciò che i membri della Confraternita si aspettavano e su ciò che in realtà ottennero. Il contratto specificava la forma e le dimensioni del dipinto, per il quale esisteva già la cornice, ed entrambe le versioni di Leonardo rispettano tali dimensioni. Non si sa perché l’autore ne realizzò due diverse, ma è spesso azzardata l’ipotesi che non fu per esigenze di perfezionismo, ma per la consapevolezza del loro potenziale esplosivo.
Il contratto specificava anche il tema del dipinto. Doveva rappresentare un evento che non si trova nei Vangeli, ma fa parte della tradizione apocrifa: la storia di come, durante la fuga in Egitto, Giuseppe, Maria e il Bambino si fossero rifugiati in una grotta del deserto, dove incontrarono Giovanni Battista, protetto dall’Arcangelo Uriel. Questo racconto spiegava una delle più imbarazzanti questioni legate alla narrazione evangelica del Battesimo di Gesù. Perché Gesù, che era senza peccato, avrebbe dovuto chiedere il Battesimo, un rito con cui simbolicamente si lavano i peccati? Perché il Figlio di Dio avrebbe dovuto sottomettersi all’autorità del Battista?
Sempre la tradizione apocrifa racconta che, nel casuale incontro dei due santi bambini, Gesù avesse conferito al cugino Giovanni l’autorità di battezzarlo quando sarebbero stati entrambi adulti. Per parecchie ragioni si può pensare che Leonardo sia stato contento di ricevere dalla Confraternita la commissione del tema e di eseguire un’interpretazione personale, almeno in una delle due versioni.
I membri della Confraternita avevano chiesto un dipinto secondo il gusto dell’epoca, ricco di decorazioni, con cascate di foglie dorate, cherubini e profeti del Vecchio Testamento. L’opera che alla fine fu consegnata era molto differente, al punto che i rapporti tra l’artista e la Confraternita divennero così tesi da culminare in una controversia legale che si protrasse per più di vent’anni. Leonardo infatti scelse di rappresentare la scena il più realisticamente possibile, senza personaggi estranei (non c’era nessun cherubino o profeta). In realtà, le persone riprodotte erano forse troppo poche: questa scena doveva rappresentare la fuga in Egitto della Sacra Famiglia, ma non vi appare neppure Giuseppe.
La versione del Louvre, la prima realizzata, mostra la Vergine vestita di blu con un braccio protettivo attorno ad uno dei due Bambini, mentre l’altro è vicino a Uriel. Stranamente i due Bambini sono identici, ma il fatto più strano è che quello accanto all’angelo sta benedicendo l’altro, e il figlio di Maria sta inginocchiandosi in segno di ossequio. Gli storici dell’arte ritengono che, per qualche ragione, Leonardo scelse di accostare il piccolo Giovanni a Maria: ovviamente sul quadro i personaggi non sono identificati da etichette, e sicuramente il Bambino che dà la benedizione deve essere Gesù. Tuttavia questo dipinto può essere interpretato in altri modi, che non solo suggeriscono la presenza di messaggi profondi forti e chiaramente eterodossi, ma ripropongono i codici usati nelle altre opere di Leonardo. Forse Leonardo ha dato deliberatamente le stesse sembianze ai due Bambini. E mentre Maria abbraccia (con il braccio sinistro) in modo protettivo quello generalmente identificato con Giovanni, la sua mano destra è allungata sopra la testa di “Gesù” in un gesto che sembra essere ostile. Serge Bramly, nella sua biografia di Leonardo, afferma che “richiama alla mente gli artigli di un rapace“. Uriel sta indicando il Bambino di Maria, ma al tempo stesso significativamente, guarda dalla parte opposta rispetto alla Vergine e al Bambino. Può essere più facile e più accettabile interpretare questo gesto come l’indicazione di chi deve essere il Messia, ma sono possibili altri significati.
Nella versione del Louvre della Vergine delle Rocce, se il Bambino con Maria è Gesù, come logicamente ci si aspetterebbe, il più giovane con Uriel è Giovanni? In questo caso è Giovanni che sta benedicendo Gesù, il quale si sottomette alla sua autorità. Uriel, il protettore speciale di Giovanni, evita di guardare Gesù. E Maria, proteggendo suo figlio, tiene una mano minacciosa sopra la testa di Giovanni. Parecchi centimetri sotto la sua mano c’è la mano di Uriel, posta di traverso, come se i due gesti volessero fornire alcuni indizi. E’ come se Leonardo volesse indicare che qualche oggetto significativo, ma invisibile, deve riempire lo spazio tra loro. Nel contesto non è difficile capire che le dita allungate di Maria sembrano poste sulla corona di una testa invisibile, mentre l’indice puntato di Uriel è situato precisamente dove dovrebbe esserci il collo. Questa testa fantasma è proprio sopra il Bambino che è con Uriel e che viene così identificato come colui che doveva morire decapitato. Se questo è veramente Giovanni Battista è lui che benedice e quindi dimostra di essere superiore.
Nella versione più tarda, quella della National Gallery, tutti gli elementi su cui si basano queste deduzioni eretiche, e solo questi, sono scomparsi. I due Bambini sono abbastanza differenziati e quello con Maria porta la tradizionale croce allungata del Battista. La mano destra di Maria è ancora tesa sopra l’altro Bambino, ma in questo caso il gesto non è minaccioso; Uriel non punta più il dito, né distoglie lo sguardo dalla scena. E’ come se Leonardo ci invitasse a notare le differenze tra le due versioni sfidandoci a tirare le conclusioni sulla base dei dettagli anomali.