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Il codice segreto di Leonardo da Vinci
11 Lug 2017

Il codice segreto di Leonardo da Vinci

Post by Administrator

Esaminando con maggiore attenzione alcune delle opere di Leonardo da Vinci è possibile notare la presenza di elementi alquanto discutibili e contrastanti rispetto alla tradizione cattolica. Ciò induce a pensare che il genio del Rinascimento italiano sostenesse una visione eretica del Cristianesimo.

Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci

Nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, sulla sola parete rimasta in piedi dopo i bombardamenti della II° Guerra Mondiale che ridussero in rovine il resto della costruzione, è ancora visibile una delle opere d’arte più famose del mondo: l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.

Molti altri artisti prestigiosi come il Ghirlandaio e Nicholas Poussin, e anche un pittore bizzarro come Salvator Dalì, hanno rappresentato questa scena significativa, ma l’affresco di Leonardo è senza dubbio il più ammirato.

Alcune immagini sono così note che non vengono quasi mai osservate con attenzione e spesso il loro significato più profondo rimane incompreso. Così è per l’Ultima Cena.

Proprio l’opera di Leonardo (1452-1519), tormentato genio del Rinascimento, ha condotto a scoperte dalle implicazioni sbalorditive. All’inizio sembrava impossibile che generazioni di studiosi non avessero visto ciò che balzava agli occhi e che un’informazione così esplosiva fosse tanto a lungo rimasta nascosta in attesa di essere scoperta. Occorre guardare l’Ultima Cena con occhi nuovi. Non si tratta di analizzarla come farebbe un critico d’arte, ma di accostarla come farebbe un profano e forse di osservarla realmente per la prima volta.

La figura centrale è quella di Gesù, che Leonardo, nei suoi appunti di lavoro, indica come “Il Redentore”. Tiene gli occhi bassi, come assorto in contemplazione, e guarda leggermente verso la sua sinistra, con le mani appoggiate sulla tavola davanti a se: sembra che abbia qualcosa da offrire all’osservatore. In quest’occasione, come racconta il Nuovo Testamento, Gesù istituì il Sacramento dell’Eucarestia, invitando i discepoli a mangiare il pane e bere il vino come se si trattasse della sua “carne” e del suo “sangue”. Ci si aspetterebbe quindi che sulla tavola ci siano un calice e una coppa di vino. Per i cristiani la “Cena” avvenne immediatamente prima della Passione di Gesù nell’orto del Getsemani, dove egli pregò dicendo: “Passi da me questo calice” (un’altra allusione all’associazione vino-sangue), e prima della morte in croce, quando versò il suo sangue per la salvezza del genere umano. Eppure non c’è vino davanti a Gesù (e pochissimo sulla tavola). E’ possibile che le mani aperte siano fissate in quello che, secondo i critici, sarebbe essenzialmente un gesto vuoto?

Alla luce della mancanza del vino, non è forse neppure casuale che poco del pane presente sulla tavola sia realmente spezzato. Dal momento che Gesù stesso identificava il pane col proprio corpo, che doveva essere spezzato nel supremo sacrificio, c’è nell’affresco qualche sottile messaggio sulla vera natura della sofferenza di Gesù?

Nell’opera compaiono altri elementi non ortodossi. Nel racconto evangelico San Giovanni, il discepolo prediletto era fisicamente così vicino a Gesù da poter appoggiare il capo “sul suo petto”. Nella rappresentazione di Leonardo, invece, Giovanni è vistosamente inclinato dalla parte opposta del Redentore, con la testa voltata verso la sua destra, in modo quasi civettuolo. Di fronte a questa figura, in un profano sorgerebbe qualche dubbio sul personaggio identificato come San Giovanni. E a ragione perché, anche se l’artista dava spesso tratti effeminati ai personaggi maschili, qui Giovanni è certamente una donna. Tutto di “lui” è femminile. Nonostante le alterazioni provocate dal tempo sull’affresco, sono ben visibili le mani sottili e aggraziate, i lineamenti delicati e maliziosi, il petto non certo maschio e la collana d’oro. Questa donna (perché sicuramente si tratta di una donna) indossa abiti che la distinguono come una persona speciale e sono l’immagine speculare degli abiti del Redentore: l’una veste una tunica blu e un manto rosso, l’altro una tunica rossa ed un manto blu, identici nella fattura. Nessun’altro a tavola è abbigliato in modo così simile a quello di Gesù. D’altra parte nessun’altro, a tavola, è una donna.

Nella composizione complessiva il blocco composto da Gesù e da questa donna è centrale: una gigantesca “M” che assomiglia a un’aquila con le ali spiegate. Per quanto ne sappiamo i critici d’arte hanno sempre identificato questo personaggio “femminile” con San Giovanni e non hanno mai preso in considerazione la “M”. Gli studi più recenti hanno messo in luce come Leonardo da Vinci fosse un eccellente “psicologo” che provava gusto nel realizzare immagini non ortodosse per i mecenati che gli avevano commissionato soggetti religiosi, pur nel rispetto dei canoni tradizionali. Sapeva bene che anche l’eresia più spinta non avrebbe creato problemi, perché solitamente si vede solo ciò che ci si aspetta di vedere. Se la commissione è quella di un soggetto cristiano e la realizzazione superficialmente gli somiglia, nessuno solleverà obiezioni sul suo simbolismo ambiguo. Ma Leonardo deve avere forse sperato che altri, condividendo la sua insolita interpretazione del Nuovo Testamento, avrebbero recepito il suo messaggio, o che qualche arguto osservatore avrebbe un giorno compreso il significato dell’immagine di questa misteriosa donna. Chi era questa “M”, e perché era così importante? Perché Leonardo da Vinci avrebbe rischiato la reputazione assegnandole un posto centrale in questa scena?

Maria Maddalena

Maria Maddalena

Chiunque sia la donna, il suo destino non sembra essere sereno, perché c’è una mano posta di traverso sul suo collo grazioso, in un gesto che sembra di minaccia. Anche il Redentore è minacciato da un dito indice eretto all’altezza del suo volto. Sia Gesù sia “M” sembrano non accorgersi affatto di queste minacce, ognuno apparentemente assorto nel mondo dei propri pensieri, ognuno a suo modo sereno e composto.

Ma è come se fosse adottata una simbologia segreta, non solo per mettere in guardia Gesù e la figura femminile circa i loro destini, ma anche per comunicare (o forse ricordare) alcune informazioni che sarebbe stato pericoloso fornire apertamente. Leonardo si serve dunque di quest’affresco per comunicare alcune convinzioni personali che sarebbe stato una pazzia rendere in qualche modo esplicite? Potrebbe essere un messaggio per una cerchia di persone più ampia del gruppo ristretto dei suoi amici, forse anche per noi oggi?

Guardando meglio questa mirabile opera si scopre, a destra per chi guarda, un uomo alto e barbuto che si piega per parlare all’ultimo discepolo seduto a tavola e che volta completamente le spalle al Redentore. Tutti riconoscono che il modello per questo discepolo, San Taddeo o Giuda di Giacomo è lo stesso Leonardo. I pittori del Rinascimento non dipinsero mai nulla a caso, né inserirono nelle loro opere elementi a fini puramente estetici. Leonardo in particolare era notoriamente un convinto sostenitore del doppio significato delle immagini. La ricerca del modello giusto per i vari discepoli è ben esemplificata nella scelta di rappresentare Giuda con le sembianze del priore del monastero di Santa Maria con cui aveva avuto dei contrasti. Ma perché ha dipinto se stesso che guarda così platealmente dalla parte opposta rispetto a Gesù?

C’è dell’altro. Una strana mano punta uno stiletto allo stomaco di un discepolo, nel gruppo all’estremità sinistra, per chi guarda, della tavola. Non si riesce ad immaginare come la mano possa appartenere a qualcuno dei commensali. Ma ciò che veramente sorprende non è tanto l’esistenza di questa mano staccata dal corpo, ma il fatto che solo un paio tra tutti i testi consultati su Leonardo da Vinci ne facciano cenno. Mostrando una curiosa reticenza a rilevare il particolare. Anche in questo caso i critici hanno preferito ignorare un elemento tanto bizzarro.

Molti ritengono che Leonardo da Vinci fosse un pio cristiano e che i suoi dipinti di contenuto religioso riflettessero la profondità della sua fede. Come visto finora, almeno in uno di essi ci sono molte ambiguità in materia di ortodossia cristiana che portano a pensare che di fatto Leonardo fosse parecchio distante dalle consuete tesi cattoliche. Le curiose e anomale caratteristiche dell’affresco di Milano sembrano indicare che esiste un altro significato nella scena rappresentata, un’interpretazione diversa da quelle tradizionali.

Qualsiasi cosa possano significare questi particolari eterodossi, erano totalmente in disaccordo col cristianesimo ufficiale. Quest’idea non è accettata da molti moderni studiosi che valutano Leonardo come il primo vero scienziato, un uomo che non aveva tempo per le superstizioni o per coltivare interessi metafisici ed era l’antitesi del mistico e dell’occultista. Ma anch’essi non hanno voluto guardare ciò che stava chiaramente davanti ai loro occhi. Dipingere l’Ultima Cena mettendo poco vino in tavola è come dipingere un’incoronazione senza la corona: o si è perso completamente di vista il soggetto, o si vuole fare un’altra cosa, come esprimere l’adesione a una posizione eretica rispetto all’ortodossia dominante. Si è scoperto che anche altre opere di Leonardo sottolineano le sue convinzioni eterodosse attraverso immagini accortamente usate, il che non sarebbe accaduto se l’artista fosse stato un ateo con il problema di guadagnarsi da vivere. L’inserimento di simboli non richiesti è molto più della provocazione di uno scettico, che potrebbe per esempio dipingere San Pietro con il naso rosso. Nell’Ultima Cena e in altre opere di Leonardo da Vinci c’è invece un codice segreto, che si ritiene abbia una rilevanza sorprendente per il mondo di oggi.

Si può pensare che, qualsiasi cosa credesse Leonardo, ciò fosse solo il punto debole di un uomo notoriamente bizzarro, la cui storia fu un continuo paradosso. Era un solitario, ma era anche la vita e l’anima di un gruppo. Disprezzava gli indovini, ma i suoi conti rivelano che diede molto denaro agli astrologi. Era vegetariano e si preoccupava per gli animali, ma non fu tenero con il genere umano eseguendo numerosissime dissezioni sui cadaveri e osservando le esecuzioni capitali con l’occhio dell’anatomista. Era un profondo pensatore e un maestro di enigmi, di inganni, di congiure e di burle. In un quadro così complesso, forse ci si può solo aspettare che la sua visione personale della religione e della filosofia fosse inusuale, anche strana. E magari si potrebbe per questo essere tentati di non prendere in considerazione le sue convinzioni “eretiche” e di considerarle oggi irrilevanti. Tutti ammettono che Leonardo da Vinci fosse immensamente dotato, ma il mondo moderno tende a minimizzare le sue conquiste.

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