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Gli indecifrabili Protocolli dei Savi di Sion
10 Ott 2018

Gli indecifrabili Protocolli dei Savi di Sion

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Nel 1903, alla corte dello zar Nicola di Russia comparve un documento conosciuto col nome di “Protocolli dei Savi di Sion”. Tale documento attestava l’esistenza di una pericolosa cospirazione, ordita da una sedicente organizzazione ebraica, volta a costituire un Nuovo Ordine Mondiale per poi poterne diventare i despoti supremi.

Protocolli di Sion

Protocolli dei Savi di Sion

Una delle testimonianze più persuasive circa l’esistenza e le attività del Priorato di Sion risale alla fine del XIX secolo. È una testimonianza piuttosto nota, ma non è riconosciuta come tale. Al contrario, è sempre stata associata a cose molto più sinistre. Ha avuto un ruolo esecrabile nella storia recente e ancora oggi tende a suscitare sentimenti così violenti, rabbiosi antagonismi e lugubri ricordi, che quasi tutti gli autori preferiscono liquidarla sommariamente. Data la misura in cui questa testimonianza ha contribuito a fomentare i pregiudizi umani e a causare sofferenze, tale reazione è del tutto comprensibile.

Il ruolo di Rasputin alla corte di Nicola e Alessandra di Russia è in generale più o meno noto. Tuttavia, non è altrettanto noto che alla corte russa, molto tempo prima di Rasputin, vi furono gruppi esoterici influenti o addirittura molto potenti. Tra il 1890 e il 1910, uno di questi gruppi si formò intorno a un personaggio conosciuto come Monsieur Philippe, e intorno al suo mentore, che fece visite periodiche alla corte imperiale di Pietroburgo. Il mentore di Monsieur Philippe non era altro che l’uomo chiamato Papus (l’esoterista francese legato a Jules Doinel fondatore della chiesa neocatara in Linguadoca), Péladan (che affermava di aver scoperto la tomba di Gesù), Emma Calvé e Claude Debussy. Insomma, i maggiori esponenti della cosiddetta “rinascita dell’occultismo francese” della fine del XIX secolo godevano del ruolo privilegiato di confidenti dello zar e della zarina.

Tuttavia, il gruppo esoterico di Papus e di Monsieur Philippe era attivamente contrastato da altri potenti interessi: c’era ad esempio la granduchessa Elisabetta, impegnata ad inserire i suoi favoriti intorno al trono imperiale. Uno dei favoriti della granduchessa era un individuo piuttosto spregevole, conosciuto dai posteri sotto lo pseudonimo di Serghei Nilus. Intorno al 1903 Nilus presentò allo zar un documento estremamente polemico che, a quanto sembrava, attestava l’esistenza di una pericolosa cospirazione. Ma se Nilus si aspettava che lo zar gli fosse grato per la rivelazione, rimase amaramente deluso. Lo zar affermò che il documento era un falso vergognoso e ordinò la distruzione di tutte le copie mentre Nilus fu bandito dalla corte. Manco a dirlo, il documento, o almeno una sua copia, sopravvisse. Nel 1903 fu pubblicato su un quotidiano, ma non suscitò interesse. Nel 1905 fu ripubblicato, questa volta come appendice a un libro di un illustre filosofo mistico, Vladimir Soloviov. A questo punto cominciò a destare attenzione. Negli anni che seguirono divenne uno dei documenti più famigerati del XX secolo.

Il documento era un trattato o, a stretto rigore, un presunto programma sociale e politico. E’ apparso sotto titoli diversi, tra i quali il più comune è “I Protocolli degli Anziani di Sion“. I Protocolli, si affermava, provenivano da fonti specificatamente ebree. E per molti antisemiti, a quel tempo, costituivano la prova convincente di una “cospirazione giudaica internazionale”. Nel 1919, ad esempio, furono distribuiti alle truppe dell’armata russa; e nei due anni successivi quelle truppe massacrarono ben 60.000 ebrei, ritenuti responsabili della rivoluzione del 1917. Nel 1919 i Protocolli dei Savi di Sion, vennero fatti circolare anche da Alfred Rosenberg, destinato a diventare il principale teorico e propagandista del razzismo per conto del Partito nazionalsocialista tedesco. Nel suo “Mein Kampf” Hitler si servì dei Protocolli per alimentare i suoi pregiudizi fanatici, e sembra che credesse ciecamente nella loro autenticità. In Inghilterra i Protocolli dei Savi di Sion furono immediatamente presi sul serio dal “Morning Post”. Persino il “Times”, nel 1921, li prese altrettanto sul serio, e solo più tardi ammise il proprio errore. Oggi gli esperti concordano nel ritenere che i Protocolli dei Savi di Sion, almeno nella forma attuale, siano un falso perverso e insidioso. Tuttavia sono ancora in circolazione nell’America Latina, in Spagna e persino in Gran Bretagna, come propaganda antisemita.

I Protocolli dei Savi di Sion presentano a grandi linee nientemeno che un programma per la dominazione totale del mondo. Ad una prima lettura appaiono come una specie di memorandum interno di un gruppo di individui decisi a imporre un Nuovo Ordine Mondiale e a diventare i despoti supremi. Il testo propugna una cospirazione tentacolare, votata al disordine e all’anarchia e mirante a rovesciare certi regimi esistenti, a infiltrarsi nella massoneria e in altre organizzazioni del genere, e infine ad assumere il controllo assoluto delle istituzioni sociali, politiche ed economiche del mondo occidentale. Gli autori anonimi dei Protocolli dichiararono esplicitamente di aver “manovrato” interi popoli “secondo un piano politico che nessuno ha mai neppure intuito nel corso di molti secoli“.

A un lettore moderno i Protocolli dei Savi di Sion possono apparire ideati da un’organizzazione fittizia. Quando furono pubblicati per la prima volta, però, i Protocolli vennero presentati come redatti durante un Congresso giudaico internazionale svoltosi a Basilea nel 1897. L’affermazione è stata confutata ormai da molto tempo. Si sa che le prime copie dei Protocolli furono scritte in francese, e al Congresso di Basilea, nel 1897, non era presente neppure un delegato francese. Inoltre, si sa che una copia dei Protocolli circolava già nel 1884, ben tredici anni prima del Congresso di Basilea. La copia del 1884 apparve nelle mani di un membro di una loggia massonica, la stessa di cui Papus era membro, e di cui divenne in seguito Gran maestro. Inoltre, nella stessa loggia apparve per la prima volta la tradizione di Ormus, il leggendario saggio egiziano che avrebbe amalgamato i misteri pagani e cristiani e avrebbe fondato i Rosacroce.

Gli studiosi moderni hanno accertato che i Protocolli dei Savi di Sion, nella versione pubblicata, sono basati almeno in parte su un’opera satirica scritta e stampata a Ginevra nel 1864. L’opera fu redatta, per attaccare Napoleone III, da un certo Maurice Joly, che in seguito fu arrestato. Joly viene presentato come appartenente a un ordine rosacrociano. Fosse vero o no, è comunque certo che era amico di Victor Hugo; e Hugo, che condivideva le antipatie di Joly per Napoleone III, faceva parte di un ordine rosacrociano.

Si può quindi provare in modo indiscutibile che i Protocolli dei Savi di Sion non uscirono dal Congresso giudaico di Basilea del 1897. L’interrogativo ovvio, perciò, è questo: da dove provenivano? Gli studiosi moderni li ritengono un falso, un documento interamente spurio fabbricato da antisemiti decisi a screditare il giudaismo. Tuttavia, gli stessi Protocolli confutano tale conclusione. Ad esempio, contengono un certo numero di riferimenti enigmatici, che chiaramente non sono giudaici. Ma questi riferimenti sono così palesemente non giudaici che non possono neppure essere stati plausibilmente fabbricati da un falsario. Nessun falsario antisemita dotato di un minimo di intelligenza avrebbe inventato riferimenti del genere per screditare il giudaismo, perché nessuno sarebbe stato disposto a credere che fossero d’origine giudaica. Il testo dei Protocolli dei Savi di Sion termina con queste parole: “Firmati dai rappresentanti di Sion del 33° Grado“.

Perché un falsario antisemita avrebbe inventato questa espressione? Perché non avrebbe cercato invece di incriminare tutti gli ebrei, anziché i pochi “rappresentanti di Sion del 33° Grado”? Perché non avrebbe dichiarato che il documento era stato formato, poniamo, dai rappresentanti del Congresso Giudaico Internazionale? Anzi, i “rappresentanti di Sion del 33° Grado” non sembrano aver alcun legame con il giudaismo o con una “cospirazione internazionale ebraica”. In realtà, sembrano riferirsi a qualcosa di specificamente massonico. E il 33° della massoneria è quello della cosiddetta “Stretta Osservanza”, il sistema massonico introdotto da Hund per ordine dei suoi “superiori sconosciuti”, uno dei quali sembra fosse Charles Radclyffe.

I Protocolli dei Savi di Sion contengono anomalie ancora più flagranti. Il testo parla ripetutamente dell’avvento di un “regno massonico” e di un “re del sangue di Sion” che presiederà questo “regno massonico“. Afferma che il futuro sovrano sarà “delle radici dinastiche di re Davide“. Asserisce che “il re dei Giudei sarà il vero papa e il patriarca di una chiesa internazionale“. E conclude, in modo molto enigmatico: “Certi membri del seme di Davide prepareranno i re e i loro eredi. Solo il re e i tre che furono suoi garanti sapranno ciò che avverrà“.

Con riferimento al pensiero giudaico, autentico o inventato, queste affermazioni sono clamorosamente assurde. Dopo i templi biblici, nella tradizione giudaica non figura più nessun re, e lo stesso principio della regalità è divenuto del tutto irrilevante. Il concetto di un re sarebbe stato privo di senso per gli ebrei nel 1897 quanto lo sarebbe oggi. In realtà, i riferimenti citati sembrerebbero più cristiani che giudaici. Negli ultimi due millenni, l’unico “re dei giudei” è stato soltanto Gesù. Se qualcuno fabbrica un documento per attribuirlo a una cospirazione ebraica, perché vi include echi così profondamente cristiani? Perché parla di un concetto specificamente cristiano come quello di un papa? Perché parla di una “chiesa internazionale” anziché di una sinagoga o di un tempio internazionale? E perché include l’enigmatica allusione al “re e i tre che furono suoi garanti“, una frase che fa pensare non tanto al giudaismo e al cristianesimo quanto alle società segrete?

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