Il Conte di Saint-Germain è stata una figura misteriosa ed enigmatica che animò le principali corti europee del XVIII secolo. Le voci sul suo conto si rincorrevano senza sosta sostenendo che fosse membro della setta dei RosaCroce e che fosse in possesso del segreto alla base della trasmutazione degli elementi naturali.
Il Conte di Saint-Germain, tra i personaggi più discussi ed enigmatici del ‘700, approfittò ampiamente dell’essere associato ai RosaCroce o almeno della presunta adesione alla famosa confraternita, visto che lasciò sempre alquanto ambigua la questione della sua appartenenza alla setta. Nella seconda metà del secolo dei lumi la sua fama crebbe enormemente presso le maggiori corti del vecchio continente. Il suo arrivo era spesso preceduto da dicerie e voci che sostenevano avesse vissuto dodici vite ricordandole tutte fin nei minimi dettagli.
Il Conte di Saint-Germain fece la sua prima comparsa a Londra, nel 1743, all’apparente età di trent’anni. I suoi straordinari talenti gli avevano già aperto le porte di tutti i principali salotti, dove non soltanto componeva musica e suonava il violino con impareggiabile leggiadria, ma sfoggiava anche una memoria prodigiosa per gli eventi storici e parlava tutte le lingue d’Europa, nonché il cinese, l’arabo, il sanscrito, il greco e il latino. Insigne inventore, dimostrava una grande competenza in chimica, soprattutto in materia di coloranti, allora molto richiesti per i raffinati abiti dell’aristocrazia. Si mormorava che possedesse il segreto della trasmutazione dei metalli preziosi, delle gemme e delle perle, e quanto alla medicina, si diceva che avesse elaborato una formula per prolungare la vita: del resto, dichiarava di avere duemila anni e molti si stupivano del fatto che si aveva l’impressione che non invecchiasse mai.
Lo scrittore inglese Horace Walpole descrive il bizzarro conte in questi termini: “Lo dicono italiano, spagnolo, polacco; taluni sostengono che abbia sposato in Messico una donna ricchissima, fuggendo poi con i suoi gioielli a Costantinopoli; è un prete, un violinista, un aristocratico“. Walpole lo considerava un ottimo musicista, ma per il resto pensava che fosse completamente pazzo.
Anni dopo il Conte di Saint-Germain si proclamò figlio di un principe ungherese e di una principessa tedesca, allevato in Italia dai Medici. Qualche scettico sosteneva con disprezzo che era soltanto un ebreo portoghese; ma quali che fossero le sue origini, aveva tutto l’aspetto di un gentiluomo, pare che poco dopo il suo soggiorno a Londra, giunse alla corte di Luigi XV dove le dame si innamorarono tutte di lui. In un tono non esattamente di fredda obiettività, la contessa di Adhémar scrisse che “la parte inferiore dei suoi abiti, molto aderente, lascia indovinare una rara perfezione di forme; il suo sorriso scopre denti magnifici, nel mento gli si apre una graziosa fossetta, i suoi capelli sono neri e il suo sguardo è dolce e penetrante. E che occhi! Non ne ho mai visti di eguali“.
Anche sugli uomini il conte faceva una grande impressione ed esercitava un enorme fascino: persino il celebre Voltaire lo definì “un uomo che non morirà e che sa tutto“, e Alessandro Cagliostro, l’alchimista, mesmerista e negromante italiano, che era sicuramente in grado di riconoscere un ciarlatano, dovette ammettere che il suo rivale era un uomo dalle qualità straordinarie e inesplicabili.
Se il Conte di Saint-Germain abbia mai fatto parte dell’ordine RosaCroce, resta un mistero. Famosi studiosi dell’occulto, fra cui Helena Petrovna Blavatskij, la discussa fondatrice del sistema filosofico e religioso noto col nome di Teosofia, sono stati sin troppo pronti a definire Saint-Germain un perfetto RosaCroce sulla base delle sue presunte imprese; e Annie Besant, una delle più ferventi discepole della Blavatskij prima di seguire la propria stella occulta in India fece scalpore dichiarandosi convinta che il Conte di Saint-Germain fosse la reincarnazione di Francesco Bacone e di Christian Rosenkreuz.
Indubbiamente il conte fu il personaggio che meglio seppe realizzare quel modello di vita che i fratelli RosaCroce avevano pensato di condurre, seppure con più ostentazione e meno spiritualità di quanto essi avrebbero desiderato. Oltre a quello di Conte di Saint-Germain, egli ebbe almeno una ventina di altri nomi e titoli nobiliari, che sembra assumesse soltanto per il puro divertimento di recitare nuovi ruoli. Aveva viaggiato per tanti paesi, conversava in tante lingue diverse che chi non lo conosceva poteva benissimo pensare che egli avesse l’occulta capacità di trasferirsi da un luogo all’altro con la sola volontà, come avevano prospettato i manifesti RosaCroce. Sembrava animato da una straordinaria benevolenza, tanto che il principe Carlo d’Assia lo definì “amico dell’umanità” e “uno dei più grandi filosofi esistenti“: ed effettivamente realizzava per i suoi ospiti ogni sorta di prodezze inspiegabili, non ultima una sorta di gioco di prestigio con cui riusciva a trasformare diamanti difettosi in pietre perfette.
Una delle più strane bizzarrie della vita del Conte di Saint-Germain fu forse la data della sua morte. Si dice che fosse deceduto nello Schleswig, nel 1784, mentre era ospite del principe Carlo d’Assia, per essere venuto accidentalmente a contatto con una sostanza velenosa sprigionatasi durante uno dei suoi esperimenti chimici; ma anche da morto sembra che Saint-Germain abbia continuato a vivere. Molti sostennero infatti di averlo visto e avergli parlato in numerose occasioni per almeno quarant’anni, sino al 1820. Per lo più si trattava di circostanze macabre: il ghigliottinamento di Maria Antonietta nel 1793, la morte del duca di Berry nel 1820, come se il conte volesse ricordare a tutti di essere davvero immortale e superiore alla morte terrena che si portava via gli altri. All’epoca in cui il Conte di Saint-Germain fu visto per l’ultima volta, il movimento RosaCroce era entrato in un altro periodo di “silenzio esterno”, forse per resistere ai profondi cambiamenti politici che in quegli anni sconvolgevano l’Europa e l’America.