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Le voci angeliche di Giovanna d’Arco
30 Ott 2019

Le voci angeliche di Giovanna d’Arco

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Giovanna d’Arco, oltre ad essere un’eroina nazionale francese, viene oggi venerata come Santa dalla Chiesa Cattolica. Vissuta nella prima metà del XV secolo, la sua storia ha semplicemente dell’incredibile. Fin dall’età di tredici anni sostenne di sentire delle Voci, di origine angelica, che la guidarono per tutta la sua breve vita aiutandola nella guerra dei cent’anni contro gli inglesi.

Giovanna d'Arco e le Voci angeliche

Giovanna d’Arco

Giovanna d’Arco (1412-1431), santa e patrona di Francia era solo una contadinella di provincia quando, ispirata dall’alto, lasciò la casa paterna per farsi guerriera e liberare la Francia dagli invasori inglesi. Accusata di eresia, morì da martire sul rogo. Ecco le parole della Santa tratte dai verbali del processo al quale seguì la tragica condanna.

All’epoca dei miei tredici anni sentii una Voce mandatami da Dio per guidare le mie azioni. La prima volta ho avuto molto paura. La Voce si fece sentire a mezzogiorno, d’estate. Nel giardino di mio padre. Ho sentito una Voce, che veniva da destra. Quasi sempre, c’è anche un bagliore. La luce viene sempre dallo stesso lato della Voce e di solito è molto forte. Dopo, quand’ero in Francia, sentivo spesso la Voce. Dopo averla ascoltata tre volte, capii che era la voce di un angelo. L’ho sempre capito. Mi diceva di comportarmi bene, di andare in chiesa. Mi disse che era necessario che io, Giovanna, venissi in Francia.

Due o tre volte ogni settimana mi diceva che dovevo partire. Che mio padre non avrebbe saputo niente della mia partenza. Diceva di venire in Francia e io non potevo più rimanere dov’ero! Diceva di liberare Orléans assediata. Di andare a trovare Robert di Baudricourt a Vaucouleurs, il capitano della piazza, perché mi desse degli uomini per accompagnarmi. Risposi che ero una ragazza, che non sapevo andare a cavallo né fare la guerra. Poi dissi a mio zio che dovevo andare a Vaucouleurs. E mi ci accompagnò. Riconobbi Robert di Baudricourt anche se non l’avevo mai visto in vita mia. Era stata la mia Voce a dirmi che era lui. Per due volte mi mandò via; alla terza mi diede degli uomini. Le Voci mi avevano detto che la cosa si sarebbe svolta così.

Il duca di Lorena chiese che fossi condotta da lui. Ci andai. Mi chiese se sarebbe guarito (perché era ammalato). Gli risposi che non lo sapevo proprio. A lui parlai poco del mio viaggio. Gli chiesi di lasciar venire con me in Francia suo figlio e dell’altra gente, che avrei pregato Dio per la sua salute. Ero andata da lui con un salvacondotto e tornai a Vaucourleurs nello stesso modo. Dopo raggiunsi Saint-Urbain e dormii all’abbazia. Ero vestita da uomo. Baudricourt mi aveva dato una spada. Uno scudiero e quattro uomini d’arme mi accompagnavano. Passai da Auxerre; ascoltai messa nella cattedrale, in quel periodo le mie Voci mi visitavano spesso.

La Luce viene con le Voci. Sono buone, sante. Vorrei che tutti le sentissero. Molto conforto mi è venuto da San Michele. Fu San Michele a mostrarsi ai miei occhi. Non era solo ma circondato da angeli del cielo. Li ho visti con i miei occhi. Quando mi lasciavano, piangevo e avrei voluto che mi portassero via con loro. Non ho ancora il permesso di rivelare ciò che San Michele mi ha detto. Non crediate che tutta la luce sia riservata a voi! Parlo della luce spirituale. Quasi sempre le mie apparizioni sono accompagnate da una gran luce.

A San Michele non vidi in capo alcuna corona. Dei vestiti non so nulla. Credete che Nostro Signore non abbia di che vestirlo? Non ho visto San Michele da quando ho lasciato il castello di Crotoy; non lo vedo molto spesso. Ogni volta che lo vedo provo una grande gioia; mi pare di non essere più in stato di peccato. Ho visto San Michele e le sante e so che sono anime del Paradiso. Li ho visti con i miei occhi e credo che sono loro, proprio come credo che Dio esiste.

Fu un angelo inviato da Dio che portò il segno al re. Io ringraziai più e più volte Nostro Signore. E i miei esaminatori smisero di tormentarmi quando videro il segno. Quando il re e quelli che stavano con lui videro il segno e anche l’angelo che lo portò, chiesi al re se era soddisfatto. Lui disse di sì. Allora mi allontanai e andai in una piccola cappella lì vicino e sentii dire che, dopo che me ne ero andata, più di trecento persone avevano potuto vedere il segno. È per amor mio, perché smettessero di interrogarmi, che Iddio volle permettere che quelli del mio partito vedessero il segno.

L’angelo disse al re di lasciarmi compiere la mia missione, che il paese ne avrebbe avuto presto giovamento. Era sempre lo stesso angelo. Non mi ha mai abbandonata. Il suo conforto mi giunge ogni giorno attraverso Santa Caterina e Santa Margherita. Fin dalla prima volta che udii le Voci, feci voto di castità per tutto il tempo che a Dio fosse piaciuto. Avevo tredici anni. Quando apparivano baciavo la terra che avevano toccato, prosternandomi. Vengono spesso tra gli uomini senza che nessuno li veda; io stessa li ho visti molte volte in mezzo alla gente. Quando si rivolgono a me mi chiamano Giovanna la Pulzella, figlia di Dio.

Il segno fu questo: l’angelo annunciò al re, portandogli la corona, che egli avrebbe riconquistato il regno di Francia con l’aiuto di Dio e per mezzo del mio operato. Gli diceva di concedermi la possibilità di compiere la missione e cioè di darmi degli uomini d’arme. Perché altrimenti non era tanto vicino il giorno della sua incoronazione. La corona fu data ad un arcivescovo, quello di Reims, credo, in presenza del re. L’arcivescovo la prese e la diede al re. Io ero presente. Ora è conservata nel tesoro reale. Eravamo nella stanza del re, al castello di Chinon. Il giorno non lo so. L’ora? Il Sole era alto; non ricordo altro. Eravamo in aprile o in marzo, mi sembra; il prossimo mese di aprile, oppure questo mese, saranno trascorsi due anni. Era dopo Pasqua. La corona era d’oro fino. Così preziosa che io non saprei dirne il valore. Voleva significare che il re avrebbe avuto il regno di Francia.

L’angelo veniva dall’alto come l’inviato di Nostro Signore. Entrò dalla porta della stanza. Quando arrivò davanti al re, si inchinò e pronunciò le parole che ho riferito a proposito del segno. Poi ricordò come il re avesse serenamente sopportato le sue grandi tribolazioni. Camminava poggiando i piedi per terra, mentre veniva dall’uscio verso il re. Quando l’angelo venne, fui io ad accompagnarlo e salii con lui le scale che portavano alla stanza del re. L’angelo entrò per primo e io dissi al re: Sire, ecco il vostro segno. Prendetelo. Io stavo sempre a pregare finché Dio mandasse un segno al re.

Quando l’angelo venne, stavo nel mio alloggio, in casa di una brava donna, vicino al castello; poi andammo insieme dal re. C’erano con lui molti altri angeli, che non tutti potevano vedere. Credo che se non fosse stato per amor mio, per liberarmi da tutti coloro che mi tormentavano con le loro domande e i loro sospetti, a molti di quelli che videro l’angelo non sarebbe stato concesso di vederlo. Molti di quelli che non poterono vedere l’angelo, videro la corona. Fra gli angeli alcuni si assomigliavano, altri no. E, in mezzo a loro, c’erano Santa Caterina e Santa Margherita che accompagnarono l’angelo fin dentro la stanza del re.

L’angelo mi lasciò nella cappella più piccola; ero molto triste per la sua partenza; piangevo, volentieri sarei andata via con lui. Voglio dire: la mia anima. L’angelo venne per una cosa molto importante; fare in modo che il re credesse al segno, che i miei esaminatori cessassero di tormentarmi e che la brava gente di Orléans ricevesse aiuti; venne anche per ricompensare il re e il buon duca di Orléans. La corona viene da Dio. Non esiste orafo al mondo capace di fare una corona tanto bella e preziosa. Dove l’angelo l’abbia presa, io non lo so. Il re fu convinto dalle argomentazioni degli uomini di Chiesa che si trovavano lì e dal segno della corona. Di solito le mie Voci mi dicono che sarò liberata con una grande vittoria, e dopo mi dicono: “Accetta tutto con serenità, non temere il tuo martirio, perché alla fine verrai nel Regno dei Cieli”.

Queste cose me le dicono così, in tutta semplicità. Credo che per martirio intendano la pena e i tormenti della prigionia; non so se dovrò affrontare sofferenze più terribili, ma per questo mi rimetto a Nostro Signore. Credo fermamente a tutto quello che le mie voci mi hanno detto: credo che la mia anima sarà salvata. Per quanto è in mio potere cerco di fare la volontà del Signore che mi è trasmessa dalle mie Voci. Loro non mi dicono niente che non discenda dal volere di Dio. Me l’ha assicurato San Michele, prima che io avessi mai udito le Voci.

Erano le voci e il parlare degli angeli. Credo fermamente che erano angeli. Ci ho creduto quasi subito e desideravo crederlo. Quando mi apparve San Michele, egli mi disse che Santa Caterina e Santa Margherita mi avrebbero visitato e mi esortò a seguire i loro consigli perché esse avevano ricevuto l’incarico di seguirmi e di consigliarmi. Io dovevo ascoltarle perché quello era il volere del Signore. Sono sicura che saprei subito riconoscere se si tratta di San Michele oppure di una falsa apparizione.

La prima volta dubitai che fosse San Michele. Ebbi una gran paura, dovetti vederlo più volte prima di essere sicura che era San Michele. La prima volta ero una bambina. Da allora egli mi ha insegnato e mostrato tante di quelle cose che io credo fermamente che sia lui. In primo luogo, mi disse di essere una brava ragazza, che Dio mi avrebbe aiutato; e poi che venissi in aiuto del re. Mi parlava della grande miseria in cui si trovava il regno di Francia. Aveva l’aspetto di un gran brav’uomo. Io credo in quello che dice e fa San Michele, per i buoni consigli, il conforto e la dottrina che egli mi ha dato“.

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