Il rinvenimento, avvenuto nel 1947, dei cosiddetti “Rotoli del Mar Morto” ha permesso di gettare nuova luce sull’enigmatica setta ebraica degli Esseni. L’esistenza della setta è testimoniata sin dall’antichità da numerosi autori, sia greci che romani, tuttavia i documenti ritrovati a Qumran hanno permesso di conoscere in dettaglio i loro usi e il loro pensiero.
Quella degli Esseni fu una setta di grande interesse, con una visione del mondo del tutto particolare ed espresse per la prima volta idee che sono della massima importanza per il nostro tempo. La strabiliante scoperta dei cosiddetti “rotoli del Mar Morto” avvenuta nel 1947 e i successivi ritrovamenti produssero una rivoluzione nella storia del pensiero umano.
Rotoli interi e frammenti di rotoli furono trovati all’interno di grotte situate nei pressi di Qumran. Una parte consistente di essi sono stati già pubblicati e sono consultabili, altri invece non ancora, e vi sono frammenti che forse solo i nostri figli avranno la fortuna di vedere. Nonostante ciò si dispone già di un quadro preciso di questo particolare gruppo giudaico, che emerse da un più vasto movimento spirituale teso all’escatologia e alla redenzione. Una setta che amava scrivere e raccogliere libri. Sono stati rinvenuti anche frammenti, alcuni dei quali già pubblicati, di libri apocrifi: ciò consente di guardare più indietro nel tempo, al periodo persiano, come ad esempio per il bel noto Libro di Tobit, o per una sezione di Ben Sira (Ecclesiasticus). Grazie agli scrittori antichi possediamo diverse informazioni sulla setta dei Rotoli. I primi scopritori dei rotoli, in particolare il prof. Sukenik, che va considerato il primo in assoluto, si convinsero che la Setta dei Rotoli era il gruppo degli Esseni.
Gli Esseni erano conosciuti già prima della scoperta dei rotoli, attraverso gli scritti di autori antichi. La fonte più importante, in lingua greca, è l’opera di Flavio Giuseppe. Un’altra fonte, anch’essa in greco, sono gli scritti di Filone alessandrino, famoso filosofo giudaico. Oltre a queste va segnalata una citazione nei testi di uno scrittore greco di nome Dione Crisostomo, vissuto a cavallo tra I e II secolo della nostra era: vi si afferma che gli Esseni popolavano per intero una prosperosa città nei pressi del Mar Morto. Lo stanziamento degli Esseni è menzionato anche da un altro scrittore pagano, Plinio il Vecchio, vissuto nel I secolo d.C., autore di una monumentale opera di storia naturale in lingua latina.
Il nome “Esseni” non compare nei rotoli. Nelle fonti greche essi sono citati come Essaioi (Essaei in latino), o Essenoi (o Esseni in latino). Sul significato della parola “Esseni” si sono fatte, nel corso del tempo, numerose congetture. L’autore dell’opera giudaica Josippon riteneva, più di mille anni fa, che la forma latina potesse derivare dall’ebraico hasidim “pii”. Secondo altri il nome veniva dall’aramaico asia (medico). La questione non è tuttavia d’importanza determinante.
Sebbene dagli antichi autori riceviamo alcune informazioni sugli Esseni, è solo oggi, attraverso i loro scritti, che possiamo capire cosa realmente fossero. Ad esempio, ciò che sappiamo dei Sadducei, viene soltanto dai loro avversari, poiché ci mancano informazioni dirette su di essi. Degli Esseni, invece, disponiamo non solo delle appropriate informazioni di scrittori antichi, ma anche dei loro scritti, contenuti nei rotoli. Questi vengono così ad illuminare oggi gli antichi resoconti sugli Esseni, rendendo possibile, partendo dai rotoli stessi, commentare la descrizione che Giuseppe fa degli Esseni.
Se l’informazione che giunge dagli autori antichi viene combinata con quella contenuta nei rotoli, persino la loro storia può essere oggetto di studio. Tra i rotoli vi sono opere che sono sicuramente collegate agli scritti esseni ma ve ne sono altre che non sono interamente di provenienza essena. È presumibile che l’essenismo sia emerso da un più ampio movimento. Gli Esseni erano impegnati nella meditazione dei misteri ultimi di Dio, e studiavano la Bibbia per trovarvi il proprio ruolo nella storia del mondo. Composero opere di esegesi biblica e organizzarono quella che possiamo ritenere la prima società di tipo “comunista” di cui ci sia giunta notizia. Si stabilirono nella zona del Mar Morto, vicino a Ein Gedi, e misero i rotoli nelle grotte, proprio nel luogo ove furono rinvenuti.
È utile rammentare l’esistenza di un altro gruppo di Esseni, o semi-Esseni, stanziati nei pressi di Damasco, i cui scritti furono conosciuti attraverso la Genizah del Cairo (si tratta di una raccolta di documenti antichi copiati nel Medioevo). L’opera rinvenuta nella Genizah è conosciuta dagli studiosi come la “Regola di Damasco“. Quest’opera era nota molto tempo prima che i rotoli fossero ritrovati, ma non era del tutto chiaro il modo in cui essa dovesse essere interpretata. Ancora una volta, fu il prof. Sukenik a individuare la connessione tra il gruppo stanziato a Damasco e gli Esseni. Le sue scoperte furono infine confermate dal ritrovamento a Qumran anche di frammenti della Regola di Damasco, pochi dei quali però sono già stati pubblicati. Il gruppo situato a Damasco era meno esclusivo di quello del Mar Morto.
L’ipotesi che la Setta dei Rotoli fosse quella degli Esseni non è stata subito accettata: diversi studiosi tendevano a identificare la Setta dei Rotoli, la Yahad (comunità) come essi si denominavano, con vari gruppi giudaici dello stesso periodo; altri giunsero persino a riconoscere nei rotoli composizioni cristiane, cosa impossibile dal momento che in essi non c’è nulla di cristiano.
Altri studiosi volevano identificarli con i Farisei, sulla base di una certa somiglianza organizzativa tra la comunità essena e la comunità farisaica. Anche questo è impossibile, in relazione alla loro peculiare halakhah. Persino il loro particolare calendario solare differiva dal normale calendario ebraico. Ancora, si volle identificarli con gli Zeloti, cosa del tutto improbabile per la loro peculiare inclinazione all’isolamento dal resto del popolo e per la loro mentalità pacifista.