Durante le sedute di ipnosi regressiva tenute dal Dr. Bloxham, una paziente chiamata “Jane Evans” descrisse dettagliatamente sette differenti vite passate tra cui quella svoltasi a York, nell’Inghilterra settentrionale, sotto il regno di re Riccardo.
Arnall Bloxham è stato un esperto ipnoterapista che tentò di utilizzare la regressione ipnotica per curare i pazienti dai problemi d’ansia. Negli anni ’70 diffuse una serie di nastri riguardanti soggetti che avevano rivissuto incarnazioni precedenti sotto ipnosi. Di queste regressioni, le più convincenti erano quelle registrate sotto il nome “Jane Evans” pseudonimo di una casalinga gallese che descrisse dettagliatamente sette vite precedenti, incluse quelle della matrona romana Livonia, sposata con il precettore del futuro imperatore Costantino (tardo III secolo d.C.), e dell’ebrea chiamata Rebecca, vissuta nel XII secolo a York, nell’Inghilterra settentrionale.
I nastri registrati della Evans narrano la vita di Rebecca nei minimi particolari, fino agli sviluppi drammatici che portarono alla sua morte. La donna datò gli ultimi anni della sua esistenza in modo abbastanza preciso, menzionando l’ascesa al trono di re Riccardo (1189-1199) e citando l’anno specifico, il 1189. A quanto riferì “Rebecca”, la comunità ebraica a York era vittima di una persecuzione selvaggia. Temendo per la propria vita, Rebecca si rifugiò con uno dei suoi figli in una piccola chiesa “accanto ad un grande cancello di rame“. Dal tetto della chiesa vide le fiamme devastare ogni cosa. Presagendo la propria fine, Rebecca ed il bambino si nascosero nella cripta sotto la chiesa, ma furono scoperti e brutalmente assassinati.
Gli storici che studiarono il caso verificarono i fatti e concordarono che la storia di Rebecca rientrava perfettamente nel contesto dei tumulti antisemiti verificatisi a York nel 1189. Furono persino in grado di identificare la chiesa nella quale la donna si era nascosta come St. Mary vicino a Coppergate a York. L’unico problema era dato dal fatto che la chiesa non aveva cripte, come invece descritto nei nastri. Ma nel 1975, durante i lavori di ristrutturazione, ne venne effettivamente scoperta una, confermando in tal modo il racconto della Evans. Grazie a tale prova, il caso di Rebecca e della cripta fece il giro del mondo quale conferma della reincarnazione.
Esiste, tuttavia, un’altra possibile spiegazione dei nastri straordinari di Bloxham. Il terapista stesso ammise che gli individui erano molto suggestionabili durante l’ipnosi e che potevano elaborare informazioni acquisite in precedenza, che in qualche modo erano state rimosse. L’indagine del ricercatore medianico Melvin Harris ha dimostrato come i ricordi della Evans possano avere un’origine molto più semplice. La matrona romana Livonia somiglia sorprendentemente ad un personaggio del romanzo storico intitolato “The Living Wood” di Louis de Wohl. Harris identificò fonti convincenti per altre due delle sette vite descritte da Jane Evans. In ogni caso il confronto rivelò che nei nastri di Bloxham appaiono situazioni tipicamente romanzesche. Si potrebbe concludere che la Evans, in un modo o nell’altro, fosse a conoscenza di tali libri.
Nessun romanzo è stato ancora individuato come possibile fonte della vita di Rebecca, ma vi sono certamente forti echi dell’Ivanhoe di Sir Walter Scott (scritto nel 1820). In tale libro, ambientato nello Yorkshire, una delle due eroine è un’ebrea chiamata Rebecca, figlia di Isacco di York. Nei nastri “Rebecca” menziona un anziano ebreo di nome Isacco, anch’egli abitante a York. La vicenda di Ivanhoe si svolge esattamente nello stesso periodo, nei primi anni del regno di re Riccardo I, la cui lunga crociata in Terra Santa venne parzialmente finanziata dagli usurai ebrei.
Non appena il re partì, la popolazione di molte città insorse selvaggiamente contro gli ebrei, compiendo massacri di massa. Il romanzo di Walter Scott, come i nastri di Bloxham, sottolinea che la ricchezza e gli abiti sontuosi della famiglia di Rebecca avevano scatenato gelosia e risentimento fra gli inglesi. Uno dei punti cruciali di Ivanhoe è l’episodio in cui il castello in cui è imprigionata Rebecca viene distrutto dal fuoco, e la donna sfugge fortunatamente alla morte. Non è difficile osservare che gli elementi del romanzo sono stati riordinati in modo caleidoscopico nell’inconscio della Evans, fino a creare una versione lievemente diversa.
Ma che dire dell’evidente conferma della storia di Rebecca, e cioè della cripta scoperta nella chiesa di St. Mary? Sarebbe opportuno notare che la presunta cripta scoperta da un muratore dovette essere frettolosamente ricoperta per ragioni di sicurezza prima che potesse aver luogo una ricerca archeologica, perciò abbiamo semplicemente la parola dell’uomo che fosse una cripta e non un semplice buco nel pavimento. Tuttavia, pur supponendo che la chiesa di St. Mary abbia davvero una cripta, la sua esistenza difficilmente confermerebbe una rivelazione paranormale: le cripte sono infatti una delle caratteristiche più comuni delle chiese medievali.
Occorre evidenziare tuttavia un’importante discrepanza fra il racconto della donna e la realtà: Rebecca disse che la chiesa in cui si rifugiò era vicina a un “grande cancello di rame“. Esiste un “Coppergate” (che significa per l’appunto cancello di rame) a York, ma nel Medioevo (come oggi) era il nome di una strada, non un cancello, e non aveva nulla a che fare col rame. Come sottolineò l’esperto di vichinghi Magnus Magnusson, che si interessò ai nastri di Bloxham, la parte di nome che sembra riferirsi al rame, copper, deriva in realtà da un’antica parola scandinava che indicava i “falegnami”. Ciò porterebbe a concludere che il più famoso dei nastri di Bloxham possa essere un caso di memorie sepolte (accumulate dalle letture, o persino ascoltando programmi radiofonici) che riemersero innocentemente quando il soggetto, Jane Evans, venne sottoposto ad ipnosi.