Una delle storie più conosciute e meglio documentate di Poltergeist avvenuti in tempi moderni è quella che coinvolse la giovane Annemarie Schaberl. Il caso, studiato dal noto parapsicologo Hans Bender, passato agli archivi come il “Poltergeist di Rosenheim”, prese il via nel 1967 ed ebbe come teatro lo studio di un noto avvocato della piccola cittadina tedesca.
Nel 1967 strani fatti colpirono lo studio di un avvocato di Rosenheim, in Germania. La cittadina era tranquilla e non vi succedeva mai niente di speciale, ma un giorno qualcosa cominciò a scatenare l’inferno nell’ufficio, facendo impazzire i telefoni, facendo saltare valvole e provocando altri guasti elettrici. Ben presto il fenomeno si intensificò: le luci si accendevano e si spegnevano di continuo, lampadine elettriche esplodevano senza il minimo motivo, i telefoni squillavano senza una ragione apparente.
Il personale non sapeva che cosa fare, e cominciò quindi con l’adottare il provvedimento più ovvio: telefonò ai tecnici dell’azienda elettrica locale. Gli elettricisti controllarono ogni valvola, filo e presa di corrente, ma non riuscirono a trovare una causa naturale al problema. Staccarono perfino l’impianto elettrico del palazzo dalla rete cittadina e lo rifornirono di energia con un generatore di emergenza. Ma questo accorgimento non scoraggiò lo spettro e i disturbi continuarono.
A cercare di chiarire le cause e la dinamica del Poltergeist di Rosenheim fu chiamato il famoso parapsicologo Hans Bender, il principale acchiappafantasmi della Germania del tempo. Egli diagnosticò subito il problema: si trattava di un poltergeist, un tipo di spettro che ama spargere lo scompiglio nelle case, spostare mobili, scagliare sassi contro gli edifici e appiccare incendi. A differenza dei fantasmi convenzionali, che infestano un particolare luogo, di solito i poltergeist se la prendono con una determinata persona. Bender non tardò a individuare il singolo bersaglio umano: Annemarie Schaberl, un’adolescente che lavorava nello studio. A volte i fenomeni si producevano non appena essa metteva piede nell’ufficio.
“Quando quella ragazza passava per le varie sale, i lampadari dietro di lei si mettevano a oscillare“, riferì Bender. “Se le lampadine esplodevano, i frammenti volavano verso di lei. Ben presto i quadri cominciavano a dondolare e a girare, i cassetti ad aprirsi da soli, i documenti a cambiare di posto. Ma quando Annemarie fu mandata in ferie, non successe nulla, e quando lasciò definitivamente l’ufficio per un nuovo impiego i fatti inspiegabili cessarono per sempre di manifestarsi, anche se eventi analoghi, ma meno appariscenti, successero per qualche tempo nel suo nuovo ufficio“.
Dopo la partenza della Schaberl, lo studio dell’avvocato apparve infestato da spettri più convenzionali. Quando una troupe televisiva giunse nell’ufficio, parecchi testimoni videro apparire, accanto a una presa d’aria sul pavimento, una vaga materializzazione somigliante a un braccio umano. Essa volò fino a una vicina parete, dove andò a sbattere contro un quadro, che si mise a roteare. Per fortuna le grida dei presenti misero sull’avviso chi riuscì a riprendere con le telecamere i movimenti della tela. Qual era la causa del poltergeist di Rosenheim? Secondo Bender, era la stessa Annemarie. Era una ragazza infelice, in preda a frustrazioni per il suo lavoro e la sua vita sentimentale. Senza dubbio, aggiunse, la sua ostilità repressa covò nell’inconscio finché non esplose sotto forma di poltergeist.
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