Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, diede vita alle prime “teorie dell’anima” sviluppando la sua naturale inclinazione alla spiritualità manifestata sin da piccolo. Sosteneva che l’uomo ha la possibilità di accedere a delle sfere più alte di percezione mediante l’uso di facoltà presenti in forma latente al suo interno.
Ispirandosi alle proprie esperienze mistiche, il filosofo Rudolf Steiner (1861-1925) elaborò le sue prime teorie dell’anima durante i primi anni di scuola. Il giovane postulò che ciascuno avesse ciò che chiamava uno “spazio dell’anima“, una specie di scenario intimo riservato all’attività di un misterioso mondo spirituale, la cui esistenza era certa quanto quella dello spazio fisico.
Durante gli anni della maturità, l’inclinazione mistica di Steiner si approfondì. Nel 1902 divenne segretario generale della sezione tedesca della Società Teosofica, un’organizzazione semi-religiosa le cui dottrine, ivi compresa la credenza nella reincarnazione, si ispiravano fortemente al misticismo orientale. Ma fin dall’inizio Steiner ebbe delle divergenze ideologiche con i teosofi. Si rifiutò, tra l’altro, di accettare per vero tutto ciò che non aveva sperimentato di persona nel corso delle sue ricerche spirituali. Nel 1913 si staccò dalla società per diffondere la sua filosofia personale, che chiamò Antroposofia, “saggezza umana“, forse per differenziare le sue opinioni da quelle della Teosofia, che significa “saggezza divina“. Steiner era convinto che il sapere spirituale non dovesse essere appannaggio di pochi eletti, ma un obiettivo comune a tutta l’umanità.
“In ogni uomo“, diceva, “sono presenti in forma latente delle facoltà attraverso le quali egli può giungere alla conoscenza delle sfere più alte“. L’esistenza di sfere più alte fu un elemento centrale della Società Antroposofica, che Steiner fondò sulla base di intuizioni avute attraverso la chiaroveggenza. Gli uomini appartengono contemporaneamente a tre sfere interagenti tra loro: il mondo fisico, quello intellettuale e quello spirituale ai quali corrispondono il corpo, l’anima e lo spirito.
Il corpo vive e muore secondo leggi naturali, ma lo spirito è eterno e soggetto alla reincarnazione. L’anima, che vive solo nel presente, collega il corpo con lo spirito durante la vita. Inoltre l’anima è governata dalla legge del karma, secondo cui i pensieri e le azioni di un’incarnazione determinano il destino dell’individuo in quella successiva: “Le impressioni ricevute dall’anima, i desideri esauditi, le gioie e i dolori provati“, scrisse Steiner, “dipendono dalle azioni compiute nelle incarnazioni precedenti“.
Il susseguirsi delle vite sulla Terra dà agli uomini la possibilità di risvegliare l’intima facoltà che consente la conoscenza spirituale, attraverso la meditazione e lo studio delle scienze. Il fine ultimo è la perfezione spirituale. Prima di morire, Steiner applicò la sua filosofia in molti campi, tra cui la pedagogia, l’architettura e le arti. I suoi quattro cosiddetti “drammi del mistero“, che seguono le successive incarnazioni di un gruppo di pellegrini spirituali mentre avanzano verso il sommo sapere, riprendono in forma drammatica i concetti basilari dell’Antroposofia.